Il contrasto dei sentimenti

Il contrasto dei sentimenti COMPLESSITÀ1 DELL'ANIMO UMANO Il contrasto dei sentimenti La nostra personalità è come suddivisa in vari "abitatori interni" - Essi vengono a identificarsi successivamente con coloro che abbiamo amato e odiato dalla nascita in poi - Per risolvere le difficoltà nevrotiche occorre individuare queste identificazioni e liquidarle La coerenza della nostra condotta è messa a dura prora dal coesistere nel nostro animo di sentimenti contrastanti, di tendenze opposte, di pensieri contraddittori. Con maggiore o minore riluttanza finiamo tutti per ammettere che la nostra personalità non è unitaria e indipendente come appare ad un esame superficiale. Eppure ci ribelliamo In genere con veemenza all'affermazione dello psicologo che queste forze che si contendono il campo più segreto del nostro essere non agiscono slegate e alla rinfusa ma fanno parte di varie persone, presenti nel nostro intimo, tra loro in continuo dibattito. Questa concezione multipersonale del nostro io, che pone nella nostra psiche individuale le prime origini della psicologia collettiva, pare fatta per suscitare la nostra incredulità e il nostro sdegno. Ma nei momenti cruciali della nostra esistenza,-quando ci troviamo impegnati nelle nostre decisioni più vitali, riportiamo spesso l'impressione che personalità diverse dalla nostra si muovano nel nostro sangue e ci bisbiglino parole di suggerimento, di biasimo, di esortazione. Qualche profonda ragione, proveniente forse dalle remote sorgenti della nostra storia personale, deve stare alla base del contrasto fra l'accettazione immediata ed irriflessa ed il ripudio logico e cosciente di questa verità psicologica. Un essere umano singolo ed isolato, non mescolato ad altri esseri umani, non esiste. Il gruppo è storicamente più antico dell'individuo e l'emancipazione dell'individuo dalla matrice del gruppo è ancora ai nostri giorni un processo mólto. incompleto. Fin dalla nascita ci troviamo immersi coi nostri simili in un'intricatissima rete d'azioni e di reazioni di cui ciascuno di noi non è che un punto nodale. Mediante una complicata serie di meccanismi psicologici, studiati dalla psicoanalisi, le persone che vengono progressivamente a contatto con noi, da nostra madre a chiunque contragga con noi rapporti d'affetto, prendono corpo nel nostro animo, ovviamente non per intero ma coi loro particolari più significativi. Noi facciamo parte gli uni degli altri, influenziamo inconsapevolmente le persone del nostro ambiente sentimentale, le quali a loro volta mediante un flusso costante di comunicazioni verbali e non verbali, consce ed inconsce, vengono ad insediarsi nel nostro intimo, dove continuano a operare come centri autonomi d'amore o d'odio, di piacere o di dolore, di paura o di desiderio. I nostri dissidi interiori sono dovuti agli antagonismi tra queste persone agenti entro di noi e alle nostre reazioni emotive nei loro confronti, reazioni non lineari ma intimamente discordanti o, come si dice in linguaggio tecnico, ambivalenti. Questa originaria ambivalenza che caratterizza il primitivo legame affettivo con la madre è dovuta all'inevitabile associarsi di gratificazioni e di frustrazioni legate all'allattamento e alle prime cure verso il bambino. Questi vi reagisce con un atteggiamento misto d'amore e d'odio che formerà il prototipo di tutte le successive reazioni d'affetto, ma sarà tanto più carico d'aggressività quanto maggiori saranno state nei primi tempi le negligenze, le ostilità, gli errori reali o presunti nei suoi confronti. II riconoscere la convivenza In noi di più persone ferisce il nostro orgoglio intellettuale ed alimenta una oscura angoscia d'annientamento. Non ci rassegniamo volentieri ad ammettere un principio di scissione e d'incoerenza nel nostro animo e ci rifiutiamo d'andar debitori ad altri d'una serie di caratteristiche finora credute gelosamente nostre. Molti, a dire il vero, nemmeno s'accorgono delle loro intime di scordanze, si abbandonano come fuscelli alle correnti delle convenzioni sociali e della pubblica opinione c si lasciano vivere in un'esistenza inautentica priva d'impe¬ gni e di scelte, pronti a smentire oggi le loro affermazioni di ieri senz'ombra di riflessione o di rimpianto. Altri tendono ad eliminare automaticamente le fonti di disarmonia e si costringono ad incarnare nella vita un solo personaggio, a cristallizzarsi nella ripetizione stucchevole d'un tipo o peggio d'una macchietta a carattere professionale, -sportivo, politico in una recitazione non sempre disinvolta. La vita s'incarica di rompere gli equilibri artificialmente costituiti. Le esperienze del lutto, dell'abbandono, le improvvise sventure, le delusioni inattese da parte d'una persona cara e, al polo affettivo opposto, i sentimenti legati alla fase dell'innamoramento, ci ripropongono in modo perentorio il problema dell'ambivalenza, risvegliano i contra¬ sti fra noi e i nostri « abitatori interni» e ci possono riprecipltare nel caos dell'incertezza, dell'incongruenza, dell'indecisione. Riaffiorano allora le soluzioni mistiche, le posizioni ciniche, gli atteggiamenti spavaldi, le reazioni disperate, i sensi di colpa, le ribellioni, le negazioni, le euforie assurde, tutti gli espedienti che la nostra psiche inconscia sa offrirci per tentar di sfuggire alla minaccia di dissolvimento della nostra personalità. Questo problema, che al soggetto normale si prospetta urgente ed assillante soltanto nei periodi critici della sua esistenza, il nevrosico lo sperimenta in modo esasperato, per così dire caricaturale, lungo tutta la sua vita. La soluzione sta proprio nel riconoscere che molti nostri comportamenti non sono genuini ma dipendono dal fatto che inconsciamente c'identifichiamo con persone del nostro passato e compiamo gli atti che riteniamo esse compirebbero nei nostri panni. Liquidare queste identificazioni e i conflitti connessi e condursi come esseri coscienti e responsabili è l'unica via per ritrovare quel contatto umano autentico che guarirà il nevrosico e libererà il normale dalle sue angosce occasionali. Non si deve tuttavia pretendere una coerenza astratta. L'essere umano è dialettico e non tutte le contraddizioni sono risolvibili. Alcune sono il fermento d'una benefica crisi di revisione. Inoltre un po' di dubbio In fondo alle nostre convinzioni ci allontana dal fanatismo e ci rende tolleranti e sereni. prof. Andrea Romero Primario neurologo dell'Ospedale Maurlzlano di Torino

Persone citate: Andrea Romero

Luoghi citati: Torino