Cinque morti all'ospedale di Brescia dopo una trasfusione di sangue inquinato

Cinque morti all'ospedale di Brescia dopo una trasfusione di sangue inquinato Il prof. Francesco Colonnello, primario del Reparto malattie infettive dell'Ospedale civile di Brescia, intervistato ieri pomeriggio a Milano (Telefoto «Ansa») nitario decide di avvertire l'autorità giudiziaria; interviene immediatamente il sostituto procuratore della41e" pubblica dott. Enzo Giannini, il quale provvede a sequestrare i flaconi con i residui, ed inizia l'inchiesta. Per tutta la giornata all'ospedale si susseguono gli interrogatori. Il plasma usato per i cinque pazienti proveniva direttamente dal centro trasfusionale dell'ospedale, diretto dal prof. Mario Zorzi, che è anche primario di anatomia patologica. Fornito dall'emoteca, viene sottoposto a minuziosi controlli e poi immesso nelle fiale che vengono infine depositate nelle celle frigorifere a una temperatura costante. Ciascun recipiente prelevato dal Centro trasfusionale contiene plasma sufficiente per riempire cinque flaconi. Per il momento non sarebbe stato possibile accertare con precisione che cosa sia avvenuto per la partita che in parte si è rivelata avariata. Il presidente dell'ospedale, comm. Giovanni Savoldi, ha detto: « Da oltre dieci anni il Centro trasfusionale . funziona perfettamente e non si è mai avuto il benché minimo inconveniente. E' diretto da un primario che è coadiuvato da un medico e da personale altamente specializzato che procede secondo tecniche aggiornate. La manipolazione del plasma avviene in un ambiente assolutamente sterile. Per il momento quindi non possiamo fare alcuna dichiarazione, soprattutto perché sono in corso gli accertamenti da parte della magistratura. E' stata la direzione dell'ospedale a richiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria perché ha ritenuto che questo fosse il suo primo dovere ». Spaventoso episodio in una delle cliniche più attrezzate Cinque morti all'ospedale di Brescia dopo una trasfusione di sangue inquinato La tragica vicenda scoperta in seguito al decesso, avvenuto ieri mattina, dell'ultima vittima: un uomo di 37 anni -1 resti del plasma sono risultati avariati - Altre quattro persone (tre uomini e una donna) erano spirate nei giorni scorsi - Un perito accerterà se anche per loro era stato impiegato sangue infetto - La stessa direzione del nosocomio si è rivolta alla Magistratura per un'inchiesta - Le dichiarazioni dei sanitari (Dal nòstro inviato speciale) Brescia, 18 novembre. Cinque persone sono morte all'ospedale civile di Brescia dopo essere state sottoposte a una trasfusione di plasma sanguigno. I resti del plasma contenuti in uno dei flaconi sono risultati inquinati. Le altre fiale sono state sequestrate dalla magistratura, che ha immediatamente aperto un'inchiesta. Le vittime sono Antonio Rino Fabiani, di 31 anni, di Montichiari; Angela Zanini, di 50 anni, di Maderno; Giovanni Pintossi, di 35 anni, di Zanano di Sarezzo; Giacomo Sabbadini, di 49 anni, di Villa d'Erbusco, e Franco Fratus, di 37 anni, residente a Brescia in via Camozzi 1. La tragica vicenda è venuta alla luce dopo l'ultimo decesso, quello di Franco Fratus, spirato stamane alle 6,20 nel reparto infettivi. Era un uomo robusto, non aveva mai sofferto di gravi malattie. Viveva con la madre Elisa Franchetti, vedova da sette anni, in un modesto appartamento. Faceva il fiorista. Per parecchio tempo aveva tenuto un chiosco nel centro della città, ma ultimamente aveva dovuto interrompere il lavoro perché non si sentiva bene. Alcuni giorni fa venne colto da una bronco-polmonite e dovette essere ricoverato in ospedale. Dopo le energiche cure si era alquanto ristabilito e sembrava avviato verso una rapida guarigione: Ma poi è sopraggiunta un'altra improvvisa crisi: un preoccupante ingrossamento del fegato. Altri giorni di degenza, i medici hanno deciso di praticargli una serie di trasfusioni di plasma. Anche questa volta i risultati sembravano confortanti. «Se continua così — gli hanno detto — la settimana prossima potrà lasciare l'ospedale ». Mercoledì a mezzogiorno Franco Fratus viene sottoposto ad un'altra trasfusione. D'un tratto, mentre è ancora in corso l'operazione, l'uomo diventa paonazzo, è scosso da lunghi tremiti. «Ma che cosa fa — gli dice un medico —, non mi starà male proprio adesso che sta per guarire». Il sanitario sul momento non può pensare che si tratti d'una cosa preoccupante. Ma poco dopo si rende conto della gravità della situazione: il paziente contìnua a contorcersi tra i convulsi. Il medico chiama immediatamente i colleghi, è un accorrere, un prodigarsi, mentre affiora un angoscioso interrogativo. Il Fratus è morente. Gli praticano tutte le terapie possibili, lo mettono sotto la tenda ad ossigeno, ma tutto è inutile: stamane all'alba l'uomo spira. Questa morte, così improvvisa, apparentemente inspiegabile, suscita i primi drammatici dubbi. Il primario del Reparto infettivi, prof. Colonnello, informa del caso il direttore sanitario, prof. Mario Peretti. Si provvede subito ad esaminare i resti di plasma contenuti nel flacone usato per la trasfusione a Franco Fratus, e si constata che è inquinato: una colonia di batteri deve aver attecchito, non si sa in che modo e in quali circostanze. Ora il sospetto si fa ancor più angoscioso, perché ci sono altre quattro persone morte in questi ultimi giorni e tutte erano state sottoposte a trasfusioni di plasma della stessa partita nei reparti di medicina. Giovanni Pintossi era stato ricoverato per una grave forma di cirrosi epatica, è deceduto ii 14 novembre; Angela Zanini, sofferente di cirrosi e e diabete, è spirata il giorno dopo; la notte successiva è morto Giacomo Sabbadini, che era stato accolto in corsia per una nefrosi acuta; nella giornata del 16 novembre è deceduto anche Antonio Rino Fabiani, ricoverato per cirrosi epatica. Questi decessi non avevano destato alcun allarme, perché si trattava di casi estremi, di persone ormai stremate da una lunga, gravissima malattia: due di èssi sono morti, nelle loro abitazioni, dopo essere stati dimessi senza ormai alcuna speranza Ma il caso di Franco Fratus solleva una serie di inquietudini. Il direttore sa- parazione dei primari e dei sanitari preposti a questo servizio ». Il "dott. Raffò precisa che sto a una lavorazione. Il plasma che si ricava è poi sottoposto a diverse prove di sterilità e viene quindi con- il'plasma contenuto nei : re- Ivervato a una temperatura cipienti venne esaminato il di 25 gradi sotto zero. A 25 ottobre scorso presso il - questa temperatura i germi laboratorio di analisi dell'ospedale e risultò sterile, non si sviluppano ». Durante le indagini di la- per cui il 2 novembre fu | boratorio sul plasma, con id convalidato e quindi posto in flaconi nelle celle frigorifere. « E' accaduto V imponderabile — ha detto il primario del reparto infettivi —. Da undici anni dirigo questo reparto e non era mai avvenuto un caso del genere. Debbo precisare che l'ospedale di Brescia è uno dei più moderni e attrezzati d'Italia. Così pure il Centro trasfusionale diretto dal prof. Zorzi è dotato di tutte le attrezzature necessarie per assicurare una perfetta conservazione del plasma. Com'è noto, il sangue viene prelevato dai donatori volontari, raccolto in una emoteca e poi sottopo- cui era stata eseguita l'ultima trasfusione è stata riscontrata la presenza d'una certa quantità di germi. « La parola — ha concluso il prof. Colonnello — spetta ora alla magistratura. E' comunque importante tranquillizzare tutti coloro che debbono sottoporsi a una trasfusione, precisando che il doloroso episodio accaduto all'ospedale di Brescia costituisce un fatto eccezionale. Una tragica fatalità che colpisce profondamente anche noi medici che ci bàttiamo ogni giorno nelle corsie degli ospedali per combattere le insidie del male ». Giuliano Marchesini stato ricoveave forma di è deceduto ; Angela Za di cirrosi e irata il giorte successiva mo Sabbadini, ccolto in corefrosi acuta; del 16 novem anche Antoni, ricoverato atica. Questi evano destame, perché si i estremi, di stremate da avissima massi sono moritazioni, dopo imessi senza speranza i Franco Fraa serie di inDal canto suo il medico provinciale di Brescia, dott. Stefano Raffo, annuncia che è in corso un'indagine anche da parte del suo ufficio. « Il doloroso episodio accaduto all'ospedale civile di Brescia — dice — è da riferirsi verosimilmente alla somministrazione di un flacone di plasma che potrebbe essersi inquinato. Il plasma che interessa è stato già tutto esaurito e quindi non vi è più la possibilità di altri episodi del genere. Infatti la partita era costituita da cinque flaconi già individuati. Soltanto dopo gli accertamenti si potrà, forse, individuare la causa che avrebbe determinato l'inquinamento. Non posso peraltro rendermi ragione di quésto triste episodio, codirettore sa-1 nascendo la serietà e la pre¬