Pittori italiani e stranieri dal Seicento ai giorni nostri

Pittori italiani e stranieri dal Seicento ai giorni nostri Pittori italiani e stranieri dal Seicento ai giorni nostri Si può dire che ogni epoca pittorica abbia capito, amato ed usato il colore in un modo tutto proprio. E' una riflessione che viene spontanea visitando la bellissima mostra, straordinariamente « appetitosa », di nature morte olandesi, fiamminghe, italiane, francesi, tedesche, spagnuole fra il Sei e Settecento, presentata nella sua galleria (via Maria Vittoria 10) da Giorgio C'aretto, uno specialista della pittura dei Paesi Bassi e terre limitrofe, ouon conoscitore della sterminata produzione di quegli innumerevoli maestri, maggiori e minori. A parte i soggetti che si ripetono nella varietà delle composizioni tipiche, a tutti note, colpisce l'impiego di un colore meravigliosamente atìatto alla definizione degli oggetti, persino quando l'impegno illusionistico è tanto spinto da superare il « vero » fino a creare un'atmosfera quasi « astratta ». Un colore, vogliamo dire, che non è mai allusivo, ma nella splendente compattezza del pigmento perviene sempre ad una eccezionale concretezza. Se fra questi quadri — per fare un esempio — noi collocassimo una qualsiasi tela di Picasso, constateremmo immedia tamente l'enorme differenza che coire fra la concezione coloristica antica e quella moderna. Le opere esposte dal Caletto sono una cinquantina, 6 di diverso livello proprio in relazione a questa singolare « funzionalità » ( nel senso di una immediata comunicabilità visiva) del colore. Per i raggiungimenti più alti citiamo gli olandesi Beert il Giovane, Abraham van Beyeren, Pieter Claesz, Evert Collier, Corneliis de Heem, Floris van Schooten, H. M. Sorgh; tra ì fiamminghi, David de Coninole; fra gli italiani, Michelangelo Cerquozzi, Paolo Porpora; tra i francesi, Lubin BaUgin, J. B. Monnoyer. * * Il piemontese Giovanni Battista Quadrone (1844-1898) fu spesso paragonato ai « piccoli maestri » fiamminghi ed olandesi. La differenza è.che questi, nella semplice umanità delle loro scene, non si prefissero di riuscire « piacevoli », ma estremamente « naturali ». Non così il Quadrone quando eccede (e troppe volte eccedette) nell'aneddotismo più o meno umoristico, con risultati stucchevoli. La sua scenetta — tipo le tre o quattro ora esposte nella gal leria Fogliato (via Mazzini 9) per la consueta mostra autun naie di « Pittori dell'Ottocento » — va allora guardata trascurando il soggetto ammanierato e gustandone soltanto le ammirevoli qualità pittoriche. Questa riserva, va¬ lida anche per le due versioni della Questua di Celestino Turletti (1845-1904), non è certo necessaria per gli Avondo, i Reycend, i Delleani che la mostra comprende, insieme con opere di De Nittis, Pasini, Mancini, Ravier, Caiderini. Maggi, Grosso ed altri. * * Premiato nella recente mostra nazionale di Trento, il pittore altoatesino Kien (Josef Kienlechner ), già allievo di Karl Hofer all'Accademia di Berlino dal 1920 al '23, poi fortemente impregnato, a Parigi, del gusto pittorico fra Derain e Braque, infine nel 1958 convertito a un astrattismo che però non esclude sottili suggestioni naturalistiche (i « segnali concreti della natura » di cui parla un suo critico), si fa ora cono scere dal pubblico torinese nella sede del « Centro cultu rale tedesco» (piazza S. Carlo 206) con un gruppo di' di j notti e pinti dell'ultimo quinquennio Simpatica conoscenza. vide vearazzi marmoLa pTorino tese Emincontrevisitatorò » (cole 54) cpresentvata datesca. Già aAlbertinscelse pl'insegnnuta fe Colpisce subito nel Kien la grande serietà del suo lavoro, oltre la lunga diretta personale esperienza dei fatti pit torici europei tra le due guerre. Per questo la ventata « informale », né quella « gestuale », non ha compromesso il meditato equilibrio del suo astrattismo, che si svolge su una rigorosa contenutezza di eleganti forme sapientemente armonizzate da un colore squisito. ' Accennando al suo metodo di stesura il Kien dice che il risultato artistico già si delinea quando « colori e forme cominciano a parlare tra loro, lievitandosi e arricchendosi vicendevolmente ». E' il discorso ch'egli porta a compiutezza nelle sue vivide vetrate per chiese, negli arazzi e negli intarsi in marmo. * ir notti e La prima « personale » a Torino della pittrice piemontese Emilia Quattrino Piano incontrerà ii favore di quei visitatori della « Sala Ferrerò » (corso Vittorio Emanuele 54) che prediligono la rappresentazione paesistica derivata dalla tradizione ottocentesca. Già allieva dell'Accademia Albertina, la Quattrino Piano scelse poi a maestri il Valiil Maggi; e a quel l'insegnamento si è mante nuta fedele. Paesaggi natura listici, dunque, solidamente costruiti con diligenza ma so prattutto con passione, cui sarebbe errato negare diritto di cittadinanza in un mori do poetico che ha ancora vivi echi nello spirito di molti E uguale errore sarebbe esortare la pittrice a battere vie divergenti dalla sua sincere. ber. mar. re. mar. PvE RASSEGNE D'ARTE A TORINO

Luoghi citati: Berlino, Paesi Bassi, Parigi, Torino, Trento