Se il salario del padre non basta

Se il salario del padre non basta in Italia cinquecentomila ragazzi lavoratori Se il salario del padre non basta La nuova legge, in vigore dal 6 novembre, fissa l'età minima per il lavoro a 15 anni Ammette eccezioni, ma non sotto i 14 anni - Basterà a impedire il lavoro «abusivo»? E' dubbio - Si chiede perché la fine dell'obbligo scolastico non coincide con l'età di lavoro A Cascine Vica è morto folgorato un apprendista di 15 anni. Era al suo primo giorno di lavoro, da mesi cercava un posto per aiutare la famiglia: padre infermo, madre e 9 fratelli. L'Ispettorato ha aperto un'inchiesta; si sa che il giovane era assunto regolarmente. La legge sul lavoro minorile, entrata in vigore da una decina di giorni, fissa a 15 anni compiuti l'età minima per l'ammissione al lavoro. E' una legge che dovrebbe ovviare al doloroso fenomeno dei ragazzi lavoratori. Quanti sono? Secondo le Acli più di mezzo milione; secondo il ministero competente 19 mila. Cifre ambedue esatte: quella delle Acli rispecchia la realtà di un'Italia depressa, incurante degli obblighi scolastici, costretta dalla durezza di una vita grama a sfruttare le fragili forze dei bambini; quella del ministero riassume i dati trasmessi dagli Ispettorati regionali del lavoro, che si affrettano a precisare: « In questo campo gli abusivi sono migliaia ». Le Acli hanno intervistato circa 3 mila lavoratori bambini: tra questi il 5 per cento con meno di 10 anni, il 19 per cento inferiori ai 12 anni, il 59 per cento sotto i 14. E' risultato che gli abusivi sono presenti' in tutte le attività: il 42 per cento nell'artigianato, il 25 per cento nel commercio, il 22 per cento nella industria, meno dell'8 per cento nell'agricoltura, il resto nelle mansioni domestiche. La fatica giornaliera dura seiotto ore e più; il turno si prolunga per parecchi fino alle 20 e oltre, talvolta senza riposo festivo. Il salario, per metà degli intervistati, è di 3000 lire settimanali. Quali le cause di questo sfruttamento del lavoro minorile, sul quale spesso si proietta la figura dell'Inter-^ mediano che « procura » il lavoro e dissangua senza scrupoli i magri guadagni? Anzitutto la situazione economica delle famiglie nelle campagne e nelle squallide periferie cittadine. Poi « la incapacità delle strutture scolastiche a stimolare il profitto dei ragazzi ». Scuole troppo lontane, scarsa attitudine allo studio, spesa per i libri. Terzo: la mentalità di alcune famiglie « per le quali il lavoro non appena possibile è insieme necessità economica e norma dì vita ». Da ultimo l'anno « vuoto » tra la cessazione dell'obbligo scolastico a 14 anni e la possibilità di lavoro legittimo a 15. Per le impellenti esigenze di certe famiglie questo anno « vuoto » è una tentazione irresistibile. Stroncare lo sfruttamento del lavoro minorile è compito della civiltà democratica. La legge entrata in vigore il 6 novembre condiziona l'avvio al lavoro dei minorenni a una visita medica che ne accerti l'idoneità fisica; impone di ripetere il controllo ogni 12 mesi fino ai 18 anni, e per le lavorazioni che espongono alle sostanze tossiche fino ai 21. L'età minima per lavorare è fissata a 15 anni, ma qualora le necessità familiari lo impongano, è consentito l'impiego dei ragazzi di 14 compiuti (purché i lavori siano leggeri e l'orario non superiore a 7 ore al giorno, 35 settimanali) nel settore dell'agricoltura, dei servizi familiari, in attività non industriali. L'elenco delle prestazioni ammesse sarà reso noto entro 12 mesi dal ministero. Dicono le Acli: « Le vecchie norme non prevedevano limiti di età per i ragazzi occupati nell'agricoltura, o parenti del datore di lavoro fino al terzo grado. Una tolleranza che si prestava a gravi abusi. Ora sotto i 14 anni nessuno potrà più lavorare». Basterà la nuova legge per impedire lo sfruttamento dei ragazzi lavoratori? «No. Occorre intensificare i controlli, punire con maggiore severità i trasgressori». Ma come si potrà considerare « trasgressore » il padre che manda a lavorare il figlio perché il suo. salario non basta e perché non dispone delle 1530 mila lire annue occorrenti ai libri per la media? Secondo le Acli la situazione si potrà considerare sanata soltanto quando « i tre anni della media dell'obbligo saran¬ no alla portata di tutti, con libri e trasporti gratuiti, refezione e doposcuola diffusi ovunque ». Quando i centri di addestramento professionale, che dovrebbero colmare « l'anno vuoto », serviranno davvero a insegnare un mestiere; oppure la fine dell'obbligo scolastico coinciderà con l'età del lavoro. Nella speranza che frattanto siano colmati i solchi dell'indigenza in cui maturano, oggi, le tristi condizioni di mezzo milione di bambini.

Luoghi citati: Cascine Vica, Italia