Ricatta due noti industriali di Vercelli minacciando di morte i loro figli; arrestato

Ricatta due noti industriali di Vercelli minacciando di morte i loro figli; arrestato i6 O mi date i soldi o vi faccio saltare le fabbriche 99 Ricatta due noti industriali di Vercelli minacciando di morte i loro figli; arrestato E' un operaio ventenne - Sorpreso dalla polizia, di notte in un bosco lungo il Sesia, dov'era andato a ritirare il riscatto (cinque milioni) - Confessa: «Il denaro mi serviva a giocare al Lotto: ho scoperto un sistema infallibile per vincere» Da due anni il giovane tempestava le vittime di lettere anonime e, per intimorirle, aveva danneggiato i loro stabilimenti (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 14 novembre. Un giovane operaio — per procurarsi il denaro da giocare al lotto — ha ricattato a lungo due noti industriali dì Vercelli minacciando di morte loro e i figli se non gli avessero consegnato l'uno 50 e l'altro 5 milioni. Per intimorire le sue vittime, l'operaio non ha esitato a danneggiare i loro stabilimenti. Tutto è stato vano: non è mai riuscito ad ottenere un solo soldo e la scorsa notte è caduto in un tranello della polizia che lo ha arrestato in un bosco lungo il fiume Sesia. Il ricattatore si chiama Angelo Belotti, è ventenne ed abita a Vercelli in via Torino 63 assieme alla madre, Pierina dì 52 anni, e il fratello, Alberto di 28. Le sue vittime sono l'ingegnere Lino Cantone, quarantaquattrenne, titolare della Claas Cantone (società per l'importazione di mietitrebbiatrici dalla Germania) e comproprietario della Cantone, (importante fabbrica di macchine agricole) e il ragioniere Clemente Fumagalli, quarantaseienne, titolare di una fonderìa sita in via Paggi 50. La sconcertante vicenda co¬ minciò nel dicembre '65 quando l'ingegner Cantone ricevette in ufficio una lettera anonima, scritta con grafia evidentemente alterata di proposito. Nella missiva gli si chiedevano 50 milioni minacciandolo di terribili rapprepresaghe se avesse disubbidito all'ordine o avvertito la polizia. « Stai attento a quello che fai, pensa ai tuoi figli » terminava la lettera. Passarono quasi diciassette mesi e l'ing. Cantone aveva già dimenticato la strana vicenda quando, nel maggio scorso, gli giunse una seconda lettera. Il Belotti (che si firmava « Franco Torris ») gli intimava di spedire fermo posta a Vercelli un pacco con dieci milioni. Questa volta le minacce erano ancora più dettagliate: « Ho piazzato una cosetta esplosiva nella tua fabbrica. Pedino tuo figlio — diceva fra l'altro la missiva — e conosco le sue abi tudini: spero non vorrai che gli accada qualcosa di spiacevole ». Il Cantone, previo accordo con la polizia, spedì al «Fermo posta» un involto contenente giornali, ma nessuno si presentò a ritirarlo. A questo punto l'operaio decise di cambiare vittima e la sua attenzione 'sV appuntò su - Clemente Fumagalli. Cominciarono le lettere di minacce per la moglie Vittoria e le due figlie, Andreina di 21 anni e Claudia di 16. Poi il giovane passò all'intimidazione tagliando un vetro dell'ufficio delle fonderie e rubando un modello di legno per lo stampo di un attrezzo. Infine scrisse al rag. Fumagalli: «Sono l'autore dei colpi. Sei avvertito. Fai un pacco con 5 milioni e spediscilo fermo posta a Novara ». Il questore di Vercelli, dottor Zito, il capo della Mobile, dott. Laloe e i funzionari dottori Natale e Ales, fecero preparare un pacco che venne spedito a Novara. L'ufficio postale fu posto sotto stretta sorveglianza ma il Belotti telefonò e (appreso che era necessario un documento di identità per ritirare l'involto), rinunciò all'impresa. Decise di cambiare le modalità per la riscossione del denaro ma per intimidire l'industriale, nella notte fra il 3 e il 4 novembre diede fuoco al magazzino della fonderia. Segui poi un'altra lettera anoninui. « Mi chiedeva sempre 5 milioni — racconta il Fumagalli — ma questa volta dovevo portarli in un bosco vicino al fiume Sesia e seppellirli sotto l'arcata di un ponte ». Questa lettera è arrivata giovedì scorso e la zona venne immediatamente circondata e sorvegliata dagli agenti della Mobile di Vercelli. La zona ,è rimasta circondata fino a ieri notte. Poco dopo le 24 Angelo Belotti è arrivato al ponte in bicicletta. A piedi si è incamminato per un sentiero e tagliando poi per un boschetto ha aggirato gli agenti raggiungendo la località dove era sepolta la borsa. Fra gli arbusti erano in agguato due guardie. I tre si sono trovati improvvisamente a viso a viso. Gli agenti hanno fermato il giovane e lo hanno portato in questura. Interrogato dal questore, Angelo Belotti. dopo qualche tentativo di negare ogni addebito, è crollato confessando tutto quanto. Una perquisizione in casa ha permesso di recuperare nascoste sotto il suo letto le prove: lo stampo di legno rubato al Fumagalli, della nitroglicerina, una pistola scacciacani ed altri oggetti. E' stato denunciato per minacce, incendio doloso, furto ag gravato e tentata estorsione Mentre lo portavano al cor cere ha detto agli agenti « Volevo quei soldi per giuocare al lotto. Ho scoperto un sistema infallibile per vince re, ma occorre un capitale iniziale Soltanto cosi avrei potuto finalmente diventare ricco ». Poi è scoppiato in lacrime, u. z. Gli industriali di Vercelli minacciati di ricatto da un giovane operaio: l'ing. Lino Cantone, con la moglie e la figlia minore, ed il rag. Clemente Fumagalli Angelo Belotti, 20 anni, il ricattatore arrestato