Il PM chiede condanne a 28 e 16 anni per l'uccisione del possidente di Asti

Il PM chiede condanne a 28 e 16 anni per l'uccisione del possidente di Asti Il PM chiede condanne a 28 e 16 anni per l'uccisione del possidente di Asti Il delitto (a scopo di rapina) avvenne a Serravalle d'Asti una notte del settembre 1966 - Uno degli imputati, diciottenne, nega: « Sono innocente»; l'altro (di 19 anni) confessa: « Siamo andati per rubare, ma il padrone di casa ci ha sorpresi. Il mio complice l'ha aggredito col matterello ; io sono fuggito » - Stasera la sentenza (Dal nostro corrispondente) I Un terzo imputato — Um- Asti, 13 novembre. Stamane è cominciato alla Corte d'Assise di Asti il processo per omicidio aggravato e tentata rapina a carico di due giovani immigrati, Alfonso Schillaci, diciottenne e Giuseppe Poppa, diciannovenne. Secondo l'accusa, la notte del 6 settembre 1966 essi penetrarono nella casa del possidente, Filippo Dezzani, settantaduenne (in località «Bricco Tampone», nella frazione Serravalle d'Asti) con l'intenzione di rubare: sorpresi dal proprietario lo avrebbero ucciso a colpi di matterello. Lo Schillaci nega; il Poppa è confesso. Il Pubblico Ministero dottor Demetrio Paviglianiti, nella requisitoria, ha chiesto la condanna di Alfonso Schillaci, detto « Fofò ». a ventotto anni di reclusione e tre mesi dì arresto e di Giuseppe Poppa a sedici anni e sei mesi. berlo Cadeddu, ventiquattrenne e cognato dello Schillaci — è Comparso a piede libero con l'accusa di concorso in tentata rapina: per lui il P.M: ha proposto la condanna ad un anno e quattro mesi. La sentenza è prevista per domani sera. Il dibattimento si è iniziato alle 9',30. Appena i giudici popolari hanno assolto la formalità del giuramento, i due figli della vittima, Aldo e Luigi Dezzani, si sono costituiti parte civile con l'assistenza dell'avv. Cirio. Subito dopo il presidente della Corte, dott. Giuseppe Bogetti, ha informato i giudici dei fatti che hanno portato all'incriminazione dei due giovani. La sera del 6 settembre 1966 Aldo Dezzani si reca a far visita al padre, Filippo, che vive solo in un piccolo cascinale. Entrato in cucina, scorge il papà riverso a terra in una pozza di sangue. Il possidente è ancora in vita e il figlio lo trasporta d'urgenza all'ospedale di Asti. Trentasei ore dopo il ricovero Filippo Dezzani muore. Le indagini, svolte dalla Squadra Mobile portarono all'arresto del Poppa al suo paese natale dove era fuggito dopo il delitto. Nel corso dell'interrogatorio il Poppa ha confermato le sue precedenti confessioni. « Confermo la mia confessione — ha detto —. Quella sera io e lo Schillaci avevamo deciso di recarci a Serravalle -con il motofurgone del- Cadeddu per rubare. Io stesso avevo suggerito a 'Tofò" di puntare sulla cascina del Dezzani, perché conoscevo sia la zona sia la casa. Mentre eravamo intenti a rovistare nella stanza da pranzo ci siamo accorti che dal piano superiore stava scendendo il Dezzani. Io sono fuggito sull'aia. Lo Schillaci, invece, è rimasto all'interno e mi ha soltanto raggiunto dopo qualche minuto: "Ho Ucciso il vecchio", mi ha detto ». L'interrogatorio dello Schillaci è stato più breve; egli si è mostrato tranquillo e ha nuovamente proclamato di essere innocente. Schillaci (con voce forte) — Si sono messi tutti d'accordo contro di me. Mi accusano di un delitto che non ho mai commesso. Quella sera ero ad Asti. Presidente — Speravo in un tuo atto di onestà, pensavo che questa mattina avresti detto la verità. Schillaci (gridando) — Sono innocente! E' stata poi la volta di Umberto Cadeddu. Il giovane ha negato di aver prestato il suo motofurgone al cognato per poter compiere il furto. I due testi più importanti del dibattito sono i girovaghi Umberto Laforè di 18 anni, e sua sorella Margherita, di 17. Essi avevano dichiarato (prima alla polizia, poi al giudice istruttore) che la sera del delitto lo Schillaci si trovava a Serravalle d'Asti ed aveva sparato alcuni colpi di carabina al loro tiro a segno. Stamane hanno improvvisamente ritrattato: « Non abbiamo mai visto Schillaci a Serravalle », hanno esclamato concordemente. Il presidente li ha più volte richiamati al loro dovere di dire la verità ma essi hanno continuato a negare, per cui sono stati subito arrestati per falsa testimonianza. Nel pomerìggio, alla ripresa del dibattimento, ì due fratelli Laforè hanno chiesto di essere riascoltati dalla Corte. Questa volta essi hanno confermato le dichiarazioni rese'alla polizia e al giudice istruttore: « Abbiamo visto lo Schillaci e gli abbiamo parlato la sera del delitto: si era recato a sparare al nostro tiro a segno, posto sulla piazza di Serravalle per la festa patronale ». Su richiesta del P. M. i due girovaghi in serata sono stati rimessi in libertà. Stasera si sono iniziate le arringhe dei tre difensori, gli avvocati Pasta (Cadeddu), Ubertone (Poppa) e Puccio (Schillaci), tutti del Foro dì Asti. I patroni, concordemente, hanno chiesto l'assoluzione dei loro clienti per non avere commesso il fatto. v. m. Margherita Laforè, 17 anni APERTO IERI IL PROCESSO IN CORTE DI ASSISE