«Ad ogni costo» di Montaldo storia d'una rapina fallita

«Ad ogni costo» di Montaldo storia d'una rapina fallita BUS SVLIO SCHERMO ' «Ad ogni costo» di Montaldo storia d'una rapina fallita (Vittoria) - In trent'anni di onorata professione, il maestro di scuola Anders ha coltivato l'hobby del ladro di gioielli, e un particolare oggi, un particolare domani, al momento di andare in pensione ha un suo compiutissimo piano per rapinare una società diamàntifera di Rio de Janeiro. Si tratta di metterlo in esecuzione. Un suo compagno di scuola, oggi gangster a New York, gli procura quattro specialisti incensurati: un tedesco arcigno, un inglese flemmatico, un italiano emotivo, uh francese leggiadro Ai primi tre tocca la parte più materiale del colpo: penetrare nella camera blindata, superare il campo magnetico, neutralizzare il segnale d'allarme, forare la cassaforte: un'operazione di alta chirurgia (da farsi rigorosamente in mezz'ora, durante il bailamme del Carnevale), che ci sarà esposta tutta quanta; al quarto, la mansione più rognosa: irretire con le sue arti di play-boy la tigliosa segretaria della Società, che ha nella borsetta una certa chiave da cui dipende tutto. Superato anche questo scoglio, e avuta la chiave, la rapina si adempie nei modi prestabiliti, salvo le solite complicazioni postoperatorie che in pochi minuti distruggono il capolavoro. I quattro finiscono male, i gioielli non sono nella valigetta, il pro¬ fessore Anders, nell'ombra in cui si trova, deve mordersi le dita.... E invece gongola; la sua astuzia è andata oltre le previsioni dello spettatore. Sennonché a pochi fotogrammi dalla fine, un banale incidente gli manda in fumo l'arrosto. E' chiaro anche da questo sunto che se non ci fosse il precedente dei Sette uomini d'oro, la comproduzione italo-tedesco-spagnola Ad ogni costo, diretta per il grande schermo a colori da Giuliano Montaldo, produrrebbe una impressione più viva. Meno funambolico, meno ironico del suo modello, il film è tuttavia condotto con abilità e quasi si pone fuori delle reminiscenze grazie alla schiettezza con cui le accetta e alla cura con cui le rilustra. Del resto, indipendentemente dall'originalità, quello del film di rapina è un « genere » forte e fortunato, perché rientra nei grandi movimenti d'orologerìa, cari al cinema commerciale. Edward G. Robinson, rimpicciolito e patetico, è il diabolico professore, e Robert Hoffman, Klaus Kinski, George Rigaud e Riccardo Cucciolla le sue ingenue pedine. Poi Janet Leigh, un po' sfumata dall'operatore ma sempre graziosa. Infine, intramezzate da vedute di Roma, Londra, Parigi e New York, le bellezze di Rio nei giorni dei baccanali. 1. p.

Persone citate: George Rigaud, Giuliano Montaldo, Janet Leigh, Klaus Kinski, Montaldo, Riccardo Cucciolla, Robert Hoffman, Robinson

Luoghi citati: Londra, New York, Parigi, Roma