«La fiera della vanità» da stasera alla televisione di Ugo Buzzolan

«La fiera della vanità» da stasera alla televisione Un «classico» della letteratura Inglese ottocentesca «La fiera della vanità» da stasera alla televisione Il libro di Thackeray è stato ridotto in sette puntate - L'autore Io presentava come «romanzo senza eroe»: i personaggi di maggiore rilievo sono meschini, perfidi, arrivisti - Le due giovani protagoniste sono Ilaria Occhini e Adriana Asti, circondate da uno stuolo di noti attori Crinoline, parrucche, cuffie, nastri, pizzi, divise con alamari e battichiappe, sciabole, stivaletti, cilindri ad otto riflessi... Ci siamo, ecco un altro romanzo in costume ottocentesco. La Tv non se ne lascia scappare uno.. Stavolta si tratta de La fiera della vanità di William Makepeace Thackeray che debutterà stasera alle 21 sul canale nazionale e che si articolerà in sette puntate. Le quali, a dir la verità, sono molte ma tenuto conto che il romanzo è di tipo fiume (nella recente edizione Einaudi, traduzione di I. Pinna Pintor, prefazione di Mario Praz, le pagine sono più di ottocento), affollatissimo di personaggi e zeppo di vicende che procedono parallele o che si intersecano e s'aggrovigliano, bisogna riconoscere che sette trasmissioni non sono poi troppe. Il romanzo di Thackeray che, come osserva giustamente Gabriele Baldini, non è mai stato popolare in Italia, costituisce uno dei monumenti della letteratura inglese dell'epoca vittoriana. Thackeray, nato nel 1811 e morto nel 1863, non aveva dato sino a quel momento segni d'essere un genio: la sua produzione di racconti, articoli, note satiriche e caricaturali non si era mai sollevata da un livello mediocre. Tra il gennaio del 1847 e il luglio del 1848 La fiera della vanità uscì a dispense: nonostante qualche freddezza iniziale, fu il grande successo e per l'autore significò ' la fama. L'ultimo suo biografo, l'americano Gordon Ray, che ha scritto nel 1955 e nel 1958 due volumi fondamentali, è esplicito nel giudizio: « Un libro altrettanto rivoluzionario nello svolgimento del romanzo vittoriano quanto Ulisse di Joyce lo è stato nello svolgimento del romanzo moderno ». In che cosa consiste la sua « rivoluzione »? Ce lo spiega il sottotitolo: « Romanzo senza eroe». Ossia; La fiera della'vanità non hàiprotagoniijì di grande statura morale, belli, onesti, disinteressati, simpatici; nelle sue pagine circola tutta gente o perfida o meschina o semplicemente ordinaria: eroi negativi, non positivi, il che senza dubbio crea una vera e propria frattura con la precedente narrativa inglese che, in genere, si orientava verso il romanzo a tesi, con la vecchia divisione dei buoni da una parte che trionfano e i cattivi dall'altra che ricevono il castigo finale. In Thackeray invece, Becky Sharp, giovane donna dissoluta e arrivista, ha un'esistenza costellata di piaceri, e la sua amica Emmy Sedley, fanciulla per bene, soffre il soffribìle. La questione è che Becky Sharp, benché squallida, ha una dose notevole di astuzia mentre la povera Emmy è una sprovveduta totale. Per Thackeray « i virtuosi », annota il Praz, « sono esseri intellettualmente inferiori ai malvagi, al punto che il let tare si domanda se la virtù non sia l'imbecillità ». Pur non servendosi di « eroi » — o forse appunto per questo — l'opera, che descrive minuziosamente le avventure che in modo diretto o indiretto toccano le due compagne di collegio, riesce ad essere il vasto e colorito affresco di una certa socie tà britannica della prima metà dell'Ottocento: un affresco, che anche se non rinuncia ai toni umoristici, è sostanzialmente cupo ed aspro ed amaro. Quali sono 1 limiti de La fiera della vanità? Oltre alla lunghezza eccessiva, una reticenza di origine moralistica, che s'inquadra perfettamente nello stile della pudibonda età vittoriana, la quale paralizza spesso Thackeray e lo rende — citiamo ancora Mario Praz — «un cinico in guanti gialli, rispettoso, dopotutto, delle convenzioni ». Le ragioni per cui la tv s'è imbarcata In questa nuova impresa di grosso rischio speriamo non si debbano ricercare nella mania dello sceneggiato in costume. Attilio Bertolucci, che ha assistito il regista Anton Giulio Majano nella sceneggiatura, afferma che il motivo della riproposta televisiva sta nell'« attuale e stimolante » contraddizione fra la modernità della sostanza del romanzo e la sua veste esteriore « per noi simbolo del più dichiarato romanticismo». La lavorazione, negli studi di Napoli, si è protratta per tre mesi e nel cast figurano ottanta attori. La mite Emmy sarà impersonata da Ilaria Occhini mentre la subdola Becky avrà 11 volto di Adriana Asti: attorno a loro, un esercito di interpreti, dall'immancabile Nando Gazzolo all'immancabile Roldano Lupi, da Romolo Valli a Umberto D'Orsi, da Gabriele Antonini a Didi Perego. da Wanda Capodaglio a Stefano Sibaldi. Nel 1935 da La fiera della vanità Roubeh Mamoulian trasse il film Becky Sharp, la sua cosa migliore, con cui ottenne un-premio al festival di Venezia. La pellicola durava due ore -scarse. Il film tele-visivo durerà complessivamente più.'di otto" orei e mezzo. Proponiamo, al termine dello sceneggiato, fra sette settimane, di proiettare (se ancora se ne trovi una copia) Becky Sharp, di Mamoulian e di stabilire un confronto che potrebbe essere curioso per il pubblico, utile per gli specialisti, e forse non privo di sorprese. Ugo Buzzolan f Ilaria Occhini nella sua abitazione romana (Telefoto)

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