Un «tradizionale» romanzo d'avventure è da mesi il «best-seller» in Francia di Sandro Volta

Un «tradizionale» romanzo d'avventure è da mesi il «best-seller» in Francia Un «tradizionale» romanzo d'avventure è da mesi il «best-seller» in Francia Lungo racconto esotico, senza problemi, soddisfa un pubblico stanco di romanzi « sperimentali » Da sette mesi « Les cavaliere » di Joseph Kessel è 11 romanzo più venduto in Francia, anche dalle librerie che servono un pubblico « sofisticato ». E' un lungo racconto tradizionale, senza alcun impegno Ideologico, estraneo a tutte le correnti più vive della narrativa contemporanea e ad ogni sperimentalismo. 11 suo successo merita di essere esaminato; abbiamo chiesto al nostro corrispondente da Parigi, Sandro Vola di Illustrarne le ragioni. (Dal nostro corrispondente) Parigi, novembre. Les cavaliers di Joseph Kessel, edizione Gallimard, è una specie di feuilleton di 546 pagine dal quale sono rigorosamente eliminati tutti i problemi agitati dalla narrativa contemporanea, un appassionante racconto di avventure condotto con la tecnica del western cinematografico, senza tuttavia cadere nella grossolanità propria a quel genere, ma, anzi, con le risorse d'un narratore anche troppo scaltrito. E' un successo che sembrerebbe indicare la rivolta dei lettori contro la letteratura contemporanea e la loro condanna contro la critica, che non ha mai preso troppo.sul serio le opere di Kessel. Ma la rivolta e la condanna, in questo caso, non sono affatto una cosa nuova, perché il successo ha sempre accompagnato la produzione di Kessel, durante mezzo secolo di attività letteraria, nel corso del quale egli ha pubblicato un'ot- tantino di volumi, fra romanzi, saggi, biografie e racconti di viaggio. Benché appartenente allo stesso genere dei precedenti, Les cavaliers è d'altronde il meglio di quanto l'autore ha scritto finora. Joseph Kessel è nato nel 1898 a Buenos Aires, in una famiglia di immigrati russi, che partirono dall'Argentina poco dopo la sua nascita, cosicché la sua infanzia si svolse ai piedi degli Urali, al limite fra l'Europa e l'Asia. Il suo ultimo romanzo, Les cavaliers, ha inizio nell'Afganistan, lungo le piste della montagna sulle quali le file di camion s'incrociano con le carovane tradizionali e si svolge poi nelle steppe del Nord, immobili nei loro orizzonti sconfinati e nei costumi millenari: vi domina il culto del cavallo e delle virtù che esso rap-presenta. Toursene, capo delle scuderie del ricco Osman Bay. ha selezionato una razza di stalloni principeschi, l'ultimo dei quali. Jehol, è il più bel campione, come Ouroz. il figlio di Toursene. ne è il migliore cavaliere. Tanto l'uno quanto l'altro vengono inviati a Kabul per partecipare al gran giuoco del re. una prova magnifica e barbara, inventata da Gengis Khan, in cui i concorrenti si disputano al galoppo e senza esclusione di colpi le spoglie di un montone decapitato. Jehol vince, ma Ouroz, colpito da un avversario, cade e sì rompe una gamba. Per sottrarsi all'umiliazione dì essere curato dalle infermiere dell'ospedale europeo, il giovanotto fugge nelle montagne, insieme al cavallo e al suo palafreniere. Incomincia così una lunga odissea in mezzo ai pericoli della natura selvaggia, l'atroce dolore alla gamba andata in cancrena e il tradimento del palafreniere che, d'accordo con una ragazza nomade incontrata in cammino, tenta di assassinarlo per prendersi Jehol. Arrivato finalmente nelle steppe del Nord, Ouroz viene salvato dalla morte da un pastore che lo amputa con una scure e cicatrizza la piaga col grasso bollente, come fa con le bestie ferite. Ridotto ormai al limite delle forze, Ouroz riappare una matti- na, sul suo cavallo estenuato, ma ancora bello e fiero, nella sontuosa scuderìa di Osman Bay per ricevere il premio del suo coraggio e per entrare nella leggenda. Ridotta la trama a ^questa linea essenziale, si capisce già il genere del romanzo. Ci si può a. questo punto domandare 'come mai un pubblico estremamente avvertito, come quello francese, un pubblico educato al nouveau roman e a tutte le sottigliezze della letteratura sperimentale degli ultimi tempii abbia dato quest'estate la preferenza, fra tante novità di libreria, ad un'opera in cui l'impianto epico ed una certa nobiltà di tono non bastano a mascherare le puerilità di un romanzo d'appendice. Risveglio di interesse per le avventure oppure semplice desiderio d'un passatempo poco impegnativo? Certo è però che Les cavaliers conferma la potenza narrativa di Joseph Kessel. a proposito del quale si è parlato più volte, magari esagerando, di Balzac. di Dostoiewski o di Kipling. E' uno di quegli scrittori che non sentono il bisogno di levigare il proprio stile e che affrontano piuttosto grossolanamente i sentimenti più intimi della natura umana, ma non gli fa certo difetto la forza della rappresentazione descrittiva. L'esotismo lo aiuta, l'incontro dì esseri primitivi lo ispira, lo esaltano gli animali, in una selvaggia e generosa apoteosi degli istinti primordiali. Sandro Volta PERCHE «LES CAVALIERS» DI KESSEL HA TANTO SUCCESSO ?

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