Luchino Visconti attacca i critici teatrali per le stroncature alla «Monaca di Monza»
Luchino Visconti attacca i critici teatrali per le stroncature alla «Monaca di Monza» Il regista non accetta I giudizi negativi unanimi delia stampa Luchino Visconti attacca i critici teatrali per le stroncature alla «Monaca di Monza» Ha sostenuto che non poteva fare di meglio perché il dramma di Testori è «confuso, farraginoso, noioso e tetro» - Accusa i recensori di essere in malafede o incompetenti - Reazioni indignate nel mondo culturale romano (Dal nostro corrispondente) Roma, 8 novembre. Dopo Zeffirelli, il regista Luchino Visconti è da oggi in guerra contro i critici teatrali. Tutti, senza eccezione, sono da lui accusati, in un'intervista, d'essere o in malafede o incompetenti: e ciascuno, chiamato in causa con nome e cognome, si prende la sua ramanzina. La Roma mondano-culturale è in agitazione. Tutto nasce dall'accoglienza fatta all'ultimo lavoro di Giovanni Testori, La monaca di Monza, rappresentato da sabato scorso al Teatro Qui rino con la regia di Viscon ti. Per una volta unanimi, chi più duramente chi con qualche riguardo per l'illustre regista, i critici di tutta Italia, accorsi per la « prima », hanno giudicato negativamente il lavoro. Quello che doveva essere l'avveni¬ mento principe della stagione teatrale ha deluso i critici al di là della loro capacità di sopportazione. Demolito il testo, giudicato non rappresentabile, i critici si | sono domandati perché Visconti abbia voluto rappresentarlo: e hanno osato aggiungere, nella maggior parte dei casi, che al testo non brillante s'era aggiunta una regia non sfavillante. Indipendentemente dalle accoglienze del pubblico, 1 critici non devono avere tutti i torti: era stato, infatti, 10 stésso Testori ad affermare che la regia di Visconti è cattiva. Ora lo stesso Visconti afferma che non poteva fare di meglio perché 11 testo era confuso, farraginoso, noioso e tetro. Tuttavia il regista sostiene che la critica « dovrebbe mostrarsi in buona fede, cosa che da parte dì alcuni è venuta meno». A. vai recensore che ave¬ va attribuito a Visconti « mancanza di orecchio », il regista replica dicendo: « lo ho orecchio, e lui ha solo un occhio piii storto del mio ». Ad un altro che aveva accusato Visconti d'aver « tradito » il testo per paura dei fischi, il regista dice: « Io non ho paura dei fischi; ma se avessi lasciato il testo come era, a vedere lo spettacolo chi ci veniva? ». Altri, deplora Visconti, avrebbero preteso che fosse « mandato allo sbaraglio » uno spettacolo finanziato dai suoi stessi interpreti e che è costato dai venti ai trenta milioni: « Non potevo rischiare di mettere su qualcosa che non stesse in piedi solo per far piacere ai vari critici ». C'è modo e modo di attaccare, dice Visconti, e vi sono alcuni che, nonostante le loro riserve, non sono in cattiva fede. Visconti fa i nomi: si tratta, soprattutto, dei recensori che, detto male del testo e della regia hanno però aggiunto che in fondo si tratta sempre di Visconti. Di un altro notissimo critico Visconti dice semplicemente: «E' in malafede, ma non ha importanza perché sappiamo tutti che in teatro si addormenta ». Infine, il succo: la verità è — secondo il regista — che a nessuno fa piacere che un autore italiano venga rappresentato ed abbia successo. L'episodio suscita stupore e alimenta pettegolezzi. Si attende la replica dell'autore della Monaca di Monza, di cui Visconti dice, in sostanza, molto male per far capire d'aver fatto miracoli. Si attende soprattutto la replica dei critici, allarmati dal fatto che ogni loro riserva li espone a gravi accuse da parte di autori e registi. Essi si preparano a prender posizione in nome della cultura: la libertà di giudizio sembra minacciata. La difficoltà mag¬ giore, però, è questa: quando un lavoro è proprio brutto è impossibile distinguere tra i demeriti dell'autore e i torti del regista, mentre ciascuno vorrebbe giustizia, m. t. (Vedere a pagina 13, nelle « Cronache dei libri », una breve recensione del dramma di Testori).
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