Rilancio del Mezzogiorno e stabilità della moneta di Ferdinando Di Fenizio

Rilancio del Mezzogiorno e stabilità della moneta Rilancio del Mezzogiorno e stabilità della moneta Indubbiamente rimarchevole è l'iniziativa condotta a termine, in questi giorni, dall'Istituto nazionale per 10 studio della congiuntura (Iseo). Esso, per suggerimento del ministro del Tesoro, on. Colombo; attingendo, in più, alla sua unica esperienza, nel mettere a punto e vagliare i sintomi diagnostici offerti, nel nostro paese, dalla fenomenologia corrente, è giunto a pubblicare un fascicolo « provvisorio » sulla situazione economica delle regioni meridionali. Le conclusioni cui perviene, sono note. 11 nostro Mezzogiorno è ancor oggi « particolarmente influenzato dal settore agricolo », il quale colà concorre a formare il 20 "A del reddito prodotto, anziché ì'11% per l'Italia in complesso. Scarso il patrimonio di serie statistiche, provenienti dai rami industriali, le diagnosi manifestano purtroppo una ripresa lenta; quasi un riflesso di fenomeni ascendenti, avvertiti nelle regioni più progredite. In tal modo, le conclusioni sono dominate da un certo pessimismo. L7sco non esita a mettere in guardia i suoi lettori, contro i punti deboli di questo primo provvisorio consuntivo: Non ignora, ad esempio, che avendo dovuto affiancare all'indice dell'agricoltura — quale elemento panoramico — gli elementi tratti dai sondaggi d'opinione; nonché le informazioni fornite dai Banchi ed istituti meridionali, circa le domande di finanziamento per investimenti, le valutazioni soggettive possono avere un'importanza assai più elevata della norma, nelle sue diagnosi. E* probabile però, che questi avvertimenti (anzi, queste esplicite norme cautelative) vengano trascurate in futuro, da lettori frettolosi. Ed, in sostanza, le nuove diagnosi possono — nel delicato periodo attuale — ottener ripercussioni indesiderate. * * Cerchiamo di chiarire come ciò possa succedere. Viviamo nel fervido e duro periodo che precede, ogni quinquennio, le massime nostre scelte politiche. Da tempo è stata iniziata, in linea di fatto, la nuova campagna elettorale. Il rilancio di una « nuova » politica per il Mezzogiorno rappresenta, per l'appunto, uno dei mezzi per ottener voti, sia da parte dei partiti di governo; sia per quanto riguarda i partiti all'opposizione. Di conseguenza, le promesse concernenti le regioni meridionali si succedono e gli impegni di spesa, assunti dal Settore pubblico, vengono raggiungendo, anche nel '67, le cifre assai elevate, toccate anormalmente lo scorso anno. Lo affermò di recente, in occasione della Giornata del risparmio, il ministro del Tesoro, on. Colombo. Ed il Governatore della Banca d'Italia volle soffermarsi sugli accorgimenti, dovuti adottare, per permettere un certo finanziamento alle imprese private: pur in vista delle notevoli scadenze, imposte dal Settore pubblico. D'altro lato, per prece-, denti decisioni istituzionali, le visioni panoramiche riguardanti il nostro Mezzogiorno, si succedono le une alle altre. Provengono dal ministero del Bilancio; dal ministro per gli interventi straordinari 'nel Mezzogiorno; dal ministero per le Partecipazioni Statali, ecc. E non sempre — come è inevitabile — le realizzazioni si sono del tutto adeguate alle promesse. Quale può essere, in tali circostanze, la conseguenza di rassegne, pubblicate dall'Iseo, sulla situazione economica del Mezzogiorno; specie se, per le ragioni obiettive che siamo venuti illustrando (la scarsità delle rilevazioni!), i toni non potranno non essere dominati da un certo pessimismo? Si dice in due parole: nuove più energiche sollecitazioni a maggiori investimenti, nelle nostre re gioni meridionali. Ma possiamo permetterceli? E quali pericoli si presenteranno allora? I pericoli si esprimono facilmente. La politica di rilancio del Mezzogiorno, in Italia, non può essere che un fine di lungo periodo. Lo proclamano i disegni programmatici già pubblicati (il piano Pieraccini 1966-70). Lo confermano le istanze per introdurre un nuovo disegno di programmazione, ad orizzonte ventennale. -Infatti, sullo sviluppo di quelle regioni, influiscono innumerevoli elementi: sociologici, organizzativi, culturali; oltre che schiettamente economici. Elementi difficili da modificare. A breve periodo, d'altro lato, le possibilità di investimento nel Mezzogiorno sono inevitabilmente limitate, dalle ridotte disponibilità di risparmio nazionale; dall'occorrenza di far investimenti anche nelle aziende private, per mantenere elevato il tasso di sviluppo dell'intiero sistema (è una tesi limpidissima, nella recente prosa Carli); infine, dall'esigenza di conservare concorrenziali le nostre imprese, sia private che pubbliche, in vista delle imminenti decisioni doganali, progettate per il Mec. Non possiamo metterci nel rischio di varcare certi limiti. Pena, il sorgere di nuove pressioni inflazionistiche. Questi i pericoli. Per il momento, l'evoluzione del sistema economico è stata più favorevole nel '67, di quanto non sia stata nel biennio 1962-'63. Tuttavia, per ora, non siamo ancora giunti in porto. Purtroppo sembrano alle viste, invece, nuove istanze di maggiorazioni salariali, sia per quanto riguarda il Settore pubblico che il Settore privato. Si minaccia, dunque, un ulteriore aumento nei consumi privati, e una conseguente limitazione dei previsti risparmi. Ebbene, in questa fase de¬ licata, ogni altro stimolo o sollecitazione ad impieghi di capitale — a produttività molto differita nel tempo — potrebbe essere dannosissimo. Mettere in forse il fine supremo della «stabilità monetaria». Non converrà frenare sia gli uni che le altre? Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Carli, Pieraccini

Luoghi citati: Italia