Un pensionato ferisce a fucilate il cognato rinchiuso in casa minaccia una strage e si uccide

Un pensionato ferisce a fucilate il cognato rinchiuso in casa minaccia una strage e si uccide Allucinante dramma della ioilia a Vico Canadese Un pensionato ferisce a fucilate il cognato rinchiuso in casa minaccia una strage e si uccide Aveva 67 anni e soffriva di una grave forma di arteriosclerosi - Non voleva che il parente, 49 anni, si sposasse e abbandonasse la vecchia madre - Ha esploso un colpo al cognato raggiungendolo a una spalla (forse perderà il braccio) - Il sindaco ha cercato di entrare nella camera per calmarlo, ma ha sentito una detonazione e si è ritirato: erano le 9,15, il folle si era ucciso - Solo alle 11,45 i carabinieri, dopo il lancio di bombe lacrimogene, penetravano in casa (Dal nostro inviato speciale) Vico Canavese, 7 novembre. Un uomo, affetto dalla forma più grave di arteriosclerosi, ha sparato due fucilate al cognato ferendolo a un braccio, poi sì è tolta la vita con un colpo alla testa. La tragedia, iniziatasi alle 5,50, si è conclusa soltanto alle 11,50: sei ore di estrema tensione per tutto il paese, perché lo sparatore era asserragliato in una stanza e minacciava di sparare a chiunque si avvicinava. L'assedio' da' parte dei carabinieri si è protratto ancor più a lungo del necessario perché lo sparo che il folle aveva rivolto a sé era stato scambiato per un colpo diretto all'esterno e non si sapeva quindi che egli era già morto. Il protagonista è Giuseppe Eugenio Durando di 67 anni, nativo di Viù, ex carabiniere in pensione, da parecchi anni malato di arteriosclerosi. Per questa malattia era già stato operato tempo fa alle gambe, tanto che si reggeva malamente e non usciva quasi mai di casa. Negli ultimi mesi il male s'era aggravato. Il Durando viveva con la moglie, Emma Altera di 60 anni, il cognato Cesare Altera di 49, celibe, e la suocera. Margherita-Cavallo di 93, inferma, a letto da dodici anni. Cesare Altèra è un grande invalido dì guerra: gli manca un polmone e per questa invalidità , percepisce una pensione superióre alle centomila lire mensili: E' fidanzato da quindici anni con Jole Saudino di 43anni, che abita nel vicino paese di Meugliano. E' una donna alta, magra, bion- da, fine nonostante che lavori nei campi. Dice: « Cesare ha sempre rimandato il matrimonio per poter rimanere a fianco della sorella nell'assistenza della vecchia madre ». L'armonia ' familiare, che era sempre' stata perfetta nonostante le manìe persecutive del Durando, si è guastata quando Cesare Allera ha annunciato lai sua intenzione di formarsi una famiglia. Il cognato ha visto di mal occhio questa decisione. Cesare Allera la scorsa settimana, esasperato per questo clima di tensione, ha lasciato la casa, è sceso ad Ivrea ed è rimasto per tri giorni ospite dell'albergo Moro. E' tornato domenica sera, in tempo per sentire altre accuse e invettive.; Tuttavia non ha reagito per evitare scenate. La gìorna a di ieri è trascorsa tesa, con frequenti ritorni al solito tema da parte del Durando. E così si è giunti al dramma di questa mattina. E' opportuno dire prima due parole sulla abitazione. La casa è al numero 11 iella via Martiri, nel centro di Vico. Una scaletta esterna porta al primo piano dove si apre un corridoio che dà in cinque camere e cucina. Il Durando e l'Allera dormivano in due camere attigue, collegate da una finestra con inferriata, chiusa da una stuoia di paglia. La moglie del Durando dormiva in una terza stanza con la madre. Stamattina alle 5,50 il Durando si alza, imbraccia la sua doppietta che un tempo adoperava per la caccia, si mette. a sedere sul letto e da quel punto spara alla cieca, contro la finestra, che Ita la stuoia abbassata. La scarica — una cartuccia di calibro 12 caricata a pallettoni — finisce sul bordo del materasso, sotto la schiena dell'Altera che si sveglia di soprassalto. Non Ita capito cosa è successo: se ne rende conto guardando la finestra che gli sta di fianco, dine c'è la stuoia squarciata: oltre il foro scorge, ancora seduto sul letto, il cognato eh..?, imbraccia il fucile. L'Allera, senza paura, esce nell'attigua saletta; qui si incontra con la sorella che è pure stata svegliata dallo sparo ed è accorsa per vedere cosa è successo. E' la sorella che apre la porta della camera del marito. Il Durando è immobile, con il fucile puntato, gli occhi sbarrati. La donna entra, gli si avvicina, gli chiede che cosa fa con l'arma in mano, ma lui non risponde. L'Allera è ancora nella saletta, ma, attraverso la porta spalancata, si trova proprio sotto il tiro: «Metti giù il fucile», gli dice. Ma l'altro risponde immediatamente premendo il grilletto. Il nuovo colpo sbreccia un pezzetto dì stipite e raggiunge l'Allera alla spalla destra. La donna fugge nella sua camera gridando, anche il ferito esce di casa, va a rifugiarsi nella abitazione della famiglia Cappelletto, proprio di fronte al numero II. E' Amedeo Cappelletto che da l'allarme ai carabinieri e al medico condotto. Mentre il dott. Petitti accorre per prestare le prime cure al ferito, che poco dopo viene portato a Ivrea con una ambu¬ lanza della Croce Rossa, il brigadiere dei carabinieri si reca nell'abitazione. Alla sommità della scaletta trova l'uscio aperto, entra nel corridoio; ma vede la canna del fucile uscire dal vano di una porta. « Se viene avanti per prendermi — dice la voce del Durando — vi ammazzo tutti ». Il sottufficiale torna sui suoi passi. Va a telefonare alla Compagnia di Ivrea e al | Nucleo di Torino. Arrivano i rinforzi La casa viene circondata. Tutto il paese è in orgasmo, la voce si è diffusa, si raduna una folla. Il tenente Formato del Nucleo deve faticare a mantenere la gente lontana. Giunge anche il sindaco, Egidio Francisco. Conosce abbastanza bene il Durando anche perché qualche anno fa lo Ila occupato come cuoco presso le scuole comunali. Alle 9,15 il sindaco si spìnge nel cor ridoio, chiama il Durando, gli parla, lo invita a deporre l'arma e a uscire. Si ode una esplosione. Il sindaco pensa che il colpo sìa diretto a lui e fugge. Era, invece, lo sparo del suicidio. Dalle 9,15 alle 11,45 la situazione rimane immutata nella sua . tragica tensione. I carabinieri sono fuori, armati i , con pistole e mitra; in una . delle stanze ci sono, terrò- ! rizzate, la moglie del Durando e sua madre che non ha più la facoltà della favella, ma è lucida di mente e sa cosa sta' accadendo; e in un'altra camera c'è l'uomo che tutti credono appostato con le canne puntate alla porla per sparare sul primo che osa entrare e invece giace morto a fianco del letto con la fronte sfracellata da una scarica. Alle undici e tre quarti il ten. Formato decide di snidarlo con le bombe lacrimogene. Ne viene gettata una nella stanza spezzando i vetri della finestra che dà sul cortile. Il gas si diffonde, rende l'aria irrespirabile. Si at- | tende una decina di minuti, ma dalla stanza del Durando non si ode alcun movimeni to. Due carabinieri, muniti di maschera, entrano cautamente. Faticano a vedere per il denso fumo, poi scorgono lo sventurato steso sul pavimento con una chiazza di sangue sotto la testa squarciata. All'ospedale di Ivrea l'Allera è stato sottoposto a un difficile intervento. Il prof. Bracco, primario di chirurgia, con l'assistenza anestesistica del prof. Tempo, ha cer, cato dì salvare l'arto colpito rimettendo in sesto il sistema vascolare e nervoso della spalla che era stato semidistrutto dalla scarica. La prognosi è ancora riservata per il braccio. Remo Lugli Il pensionato Giuseppe Durando, lo sparatore che poi si è ucciso; il ferito Cesare Allera e la sua fidanzata Iole Saudinó (Foto Moisio) I carabinieri, con le maschere antigas ed imbracciando le armi, esuono dalla casa di Vico Canavese dove il pensionato si è tolta la vita dopo avere ferito il cognato

Luoghi citati: Ivrea, Meugliano, Torino, Vico Canavese, Viù