Un fantasioso paesaggista e tante altre mostre di pittura

Un fantasioso paesaggista e tante altre mostre di pittura ARTI ED ARTISTI Un fantasioso paesaggista e tante altre mostre di pittura Assai noto a Milano dove vive e lavora, il gardesano trentaquattrenne Attilio Forgioli fa ora conoscere la sua pittura al pubblico torinese, nella galleria « La Bussola » (via Po 9). Ci sembra che la caratterizzi con chiarezza il buo presentatore Zeno Birolli, figlio del defunto pittore, là dove dice che il Forgioli « parte da un dato non naturalistico, ma piuttosto dalla visione, da una precisione che possiamo dire mentale», e che il suo disegno segue « il percorso tecnico-immaginativo che costituisce l'intelaiatura del quadro ». Difatti questi suoi Paesaggi e Animali nel paesaggio non sono immagini di verità oggettiva (quelle tipiche della pittura «di rappresentazione», durata in Italia dal Trecento al principio del nostro secolo), bensì fantasticate memorie di natura i cui aspetti l'artista ricostruisce con piena autonomia conservandone però le suggestioni morfologiche e coloristiche. Insomma, il suo è un modo discreto e intelligente di rinnovare, secondo il gusto attuale, una «figuratività» che si ritiene incompatibile (pensiamo all'Ottocento) con le poetiche contemporanee; senza tuttavia spegnere in noi le sensazioni che ci può suscitare con una sua specifica carica lirica lo spettacolo naturale: cioè di esprimere con un discorso inedito sentimenti, nel - loro fondo, invariabili. Poiché oggi molto si parla di « nuova figurazione », ci sembra che il Forgioli la tenti con una commossa convinzione e una finezza di mezzi che lo isolano da altri molti ricercatori 1 quali agiscono a freddo, programmaticamente. Il suo colore fresco e spontaneo eppur sorvegliatissimo è di una rara gentilezza, così rivelatrice d'un temperamento, che la drammaticità di al. curii riferimenti del pittore all'opera di Géricault appare . in netto contrasto con la sua Interpretazione del paesaggio. * * i; ; Da molti anni Marius Rus' 60 dipinge alternando l'arie' ne con la teoria, ed t suoi studi sui problemi artistici riflettono una nobile preoccupazione di conciliare la salvezza dei più alti valori tradizionali con l'inevitabile trasformarsi del gusto nei tempi nuovi. La sua mostra d'acquerelli e disegni ora aperta nella galleria « San Diego » (via delle Orfane 7) è appunto l'aperta confessione di questo impegno intellettuale e morale, e Renzo Guasco scrive nella presentazione che « Russo è un umanista, radicato all'humus della civiltà mediterranea ». Un umanista che però si rende conto — e lo dimostra col suo fare sensibile ed inquieto, pieno di entusiasmi e di pentimenti, di dubbi e di riprese — che una rottura forse irreparabile è avvenuta fra l'espressione artistica di ieri e quella di oggi: constatazione ch'egli amaramente traduce nei suoi fogli. Ancora una volta ritorna ella galleria « Caver » (Galleria Subalpina) la pittura di Gemma Vercelli, ch'è stata ed è applaudita dal pubblico più vario, sia di conservatori testardi che di progressisti irrequieti: per fare un esempio, noi cominciammo a parlarne su «La Stampa» nel 1929, per ammirata indicazio ne di Felice Casorati quando Gemma era ancora quasi una bambina. Si trattava allora di studi d'alberi, se non erriamo, d'una straordinaria forza disegnativa. I lavori più recenti che oggi la Vercelli presenta sono appunto nuovamente del realistici ed insieme fantastici dipinti che rappresentano con eccezionale energia plastica dei secolari alberi contorti nella selva oscura con una drammaticità che ricorda il Dorè illustratore dell'Inferno, e la cui minuta definizione nulla toglie alla potenza dell'effetto pittorico d'insieme. Accanto a questi saggi (i migliori, a parer nostro, dell'artista) riappaiono le notissime idealizzate figure femminili dalle botticelliane cadenze che hanno dato fama, anche internazionale, alla pittrice. Il pubblico torinese ha avvertito la squisita raffinatezza, l'intellettualistica eleganza — e lo si è visto dal numero degli acquisti — dei modelli di alta moda e delle decorazioni di « Erte », cioè Romain de Tirtoff, visitando la sua mostra nella galleria «Viotti» (via Viotti 8). Reminiscenze di antica grafia persiana, suggestioni simbolistiche alla Beardsley, un senso di altissima stilizzazione decorativa tradotta in un disegno calmo e raffinato, sono le componenti — come ha ben ricordato Giulia Veronesi — dell'arte di questo .lontano epigono russo dell'» Art Nouveau » che trionfò fra le due guerre nel clima della « Moda di Parigi ». Gli oggetti di Mario Nigro (galleria «Notizie», piazza Cesare Augusto 1) non sono né pittura né scultura; stanno fra la proposta di indagine grafica e l'ipotesi di un collocamento di forme decorative in un ambiente architettonico. Perciò Paolo Fossati può parlare nella presentazione di « situazione visuale ». Ma è molto azzardato il tentativo di aggancio critico alla « pittura » d'una sperimentazione che rientra nell'area pittorica soltanto per delle superflci colorate. mar. ber.

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