Che cos'è la Russia, oggi? di Alberto Ronchey

Che cos'è la Russia, oggi? A CINQUANTANNI DALLA RIVOLUZIONE COMUNISTA Che cos'è la Russia, oggi? Non si può giudicarla sugli schemi occidentali: per mezzo secolo una rigida pianificazione ha puntato su obiettivi di prestigio, sacrificando i consumi civili - E' un paese immenso e contraddittorio, potente e debole - Ha le navi cosmiche e manca di strade asfaltate; è all'avanguardia nelle realizzazioni atomiche ed in alcuni settori di alta tecnologia, ma l'agricoltura rende appena un quarto di quella americana - Le intatte e sterminate risorse dell'Asia russa aprono possibilità di grande progresso; tuttavia appare sempre più necessaria una profonda revisione delle strutture economiche e finanziarie - L'Urss rimane un gigante incerto, tra molte incognite (Dal nostro inviato speciale) Mosca, novembre. La Russia ha sempre sorpreso il mondo, dall'epoca di Kutuzov a Lenin, da Stalin al Kruscev degli «Sputnik». E oggi, mentre Radio Mosca annuncia in tutte le lingue il mezzo secolo della Rivoluzione, l'Urss è ancora capace dì sorprendere. Essa è potente e debole, tumultuosa e inerte. Ma è immensa: chi può conoscere le possibilità e i pensieri dell'umanità che va dal Pamir all'Artico, da Leopoli a Behring? Prima che Churchill parlasse del « mistero avvolto in un enigma », Viktor Sklovskij avvertì che la Russia non si muove mai come voi pensate, ma come il cavallo al gioco degli scacchi. Il suo itinerario storico non è affatto semplice: va dalla battaglia di Borodino a Port Arthur, da Brest-Litovsk a Stalingrado. Anche misurando solo i dati materiali, l'Urss può essere tuttora sottostimata o soprastìmata, come accade a cicli costanti. Attenzione a non giudicarla dai giganteschi « Voskhod » con tre uomini a bordo; attenzione però a non giudicarla da ciò che non ha, per causa di una lunga rinuncia pianificata. E' difficile liberarsi dal riflessi condizionati dell'Occidente, ossia delle società fluide, dei paesi che non hanno avuto decenni di pianificazione secondo rigide scelte di priorità. L'Urss è a paratie stagne: i grandi progressi in un settore spiegano l'estremo ritardo nell'altro, e viceversa. E la storia e la geografia consigliano prudenza di giudizio. I popoli di tutte le Russie, cinquantanni fa, erano contadini. Allora il 18 per cento della gente viveva nelle città e V82 per cento nelle campagne; oggi il 54 per cento vive nelle città e il 46 per cento nelle campagne. Allora il prodotto nazionale russo — almeno secondo le statistiche di Mosca — era pari al 13 per cento di quello americano; oggi è pari al 62 per cento (secondo Mosca) o al 50 per cento (secondo le stime straniere) dell'attuale prodotto lordo americano. Allora l'Urss produceva 2 miliardi di kwh di energìa elettrica, oggi 545 miliardi. E' sovietico il 20 per cento della produzione industriale del mondo. La potenzialità dei'.'Urss è ancora smisurata. Dalla Siberia alle regioni del Caspio, i sovietici camminano su oceani sotterranei di petrolio. Nella Jakutia esistono miniere dì rame a cielo aperto, ma non una ferrovia per usarne. I fiumi più veloci del mondo per volume d'acqua al minuto — come VAngora — sono al servizio dell'industria idroelettrica russa. Appartengono all'Urss i massimi giacimenti di gas naturale, di minerali ferrosi e non ferrosi, di carbone. Questo è il paese delle fertili « terre nere »; e qui sono boschi per 720 milioni di ettari. Quanto deve la potenza sovietica all'impero lasciato dall'ultimo « stupido Romanov »? Tali risorse, concentrate secondo una scala di priorità, hanno dato il « miracolo russo». E le riserve intellettuali dei popoli sovietici, anch'esse usate secondo un ordine di scelte (anzitutto matematica, fìsica, chimica) hanno dato in mezzo secolo la seconda civiltà tecnico-scientifica del mondo. L'Unione Sovietica ha oggi 700 mila « lavoratori scientifici» contro 800 mila dell'America; ha la città spaziale di Baikonur, che conti- a a e e e a i n nua a sfidare Cape Kennedy; può costruire un telescopio, che supera quello dì Monte Palomar; ha grandi falansteri dedicati all'interazione fra tutte le scienze, come la comunità siberiana di Akademgorodok: ha in Serpukhov il più potente acceleratore di protoni del mondo, che raggiunge una energia di 76 miliardi di eleitronvolts; e a gennaio, l'Urss potrà collaudare il prototipo dei nuovi grandi aerei da trasporto supersonici. Chi può prevedere che cosa faranno i russi? Tutto avviene qui su larga scala, sulla base di risorse immense di pubblici decreti che possono trasferire qualsiasi capitale da un investimento all'altro. L'Urss può divenire, d'un tratto, potenza marittima nel Mediterraneo, inviando laggiù quarantasei navi, comprese le nuove lancia-missili. Può decidere, d'un colpo, di costruire portaerei, come accade ora. Nel '68, come prevede McNamara, potrà avere un sistema di missili orbitali. In alcuni campi della tecnologia industriale, l'Urss è all'avanguardia: per esempio vende all'estero i suoi brevetti sulla colata continua e sui laminatoi a freddo. Anche quando si annuncia una svolta parziale a favore dei consumi, tutto' avviene in realtà su scala enorme: solo nel 1966, l'industria tessile ha potuto avviare impianti per un milione di fusi. E da tempo l'austerità del Gosplan è generosa verso certi consumi popolari: se molti prezzi sono alti, i libri costano poco, e così i dischi, i telefoni, i trasporti pubblici, i prodotti sanitari (un ago per iniezioni costa 4 copeki, ossia 28 lire; un flacone di vitamine 46 copeki, circa 300 lire). . j ,- ., ..-. Conosciamo i costi umani subiti dai russi dopo la rivoluzione. « La storia- — osservò Engels — è più crudele di tutte le dee, essa guida il suo carro trionfale su montagne di cadaveri ». Ma quest'anno l'Urss produce 99 milioni di tonnellate d'acciaio (l'America 134), 545 miliardi di kwh di energia (l'America 1298), 265 milioni di tonnellate di petrolio (l'America 404). Eppure il sistema è anche debole. Ai fatti che smentiscono la sottostima della potenza sovietica, occorre aggiungere i fatti che smentiscono le stime eccessive. Mancano alcuni tipi di infrastrutture, come le strade asfaltate (James Reston osserva sul New York Times che il gigante vive «con un piede sulla Luna e l'altro nel fango »). Nelle isbe alla periferia di Mosca, spesso il televisore e il vitello convivono l'uno accanto all'altro. Nelle fabbriche, ancora il vecchio pallottoliere sta vicino alle nuovissime linee « transfert ». Solo dal 1970 l'Urss produrrà 800 mila automobili l'anno, meno che un decimo di quanto già oggi produce l'America in un anno. Se la scienza dispone di potenti computers elettronici, mancano i calcolatori commerciali. La sola notizia pubblicata in Russia su tale questione, due anni fa, annunciava che duemila enti sovietici avevano accesso a calcolatori, l'80 'A dei quali erano a valvole. Il ritardo è cospicuo anche rispetto all'Europa occidentale, ma è immenso riguardo all'America, dove già vengono usati 30 mila computers. La produttività del lavoro nell'industria è stimata dalle fonti sovietiche pari al 65 per cento di quella americana, senza valutare il divario di qualità del prodotto. Le campagne hanno pagato un prezzo altissimo alla collettivizzazione della terra e all'industrializzazione. La produttività in agricoltura è almeno quattro volte inferiore a quella degli Stati Uniti. Secondo alcuni panslavisti del secolo scorso, il contadino russo sarebbe divenuto facilmente un socialista; l'uomo solo non era nulla nel gelo delle sconfinate pianure, e l'intima vocazione già comunistica del Mir, l'assemblea dei capifamiglia dell'antico villaggio, avrebbe trionfato. « Il muzhik è stupido — diceva il proverbio russo — ma il Mir è intelligente». Ora il kolkoz e il sovkoz saranno intelligenti ma producono 4 volte meno del farmer americano. L'Urss esporta in Occidente materie prime, e importa beni strumentali o manufatti. Non è un rapporto di scambio da grande società industriale. I prezzi mondiali delle materie prime declinano, ma la Gosbank deve trovare mezzi di pagamento per accrescere anziché ridurre gli scambi. L'isolamento, anche parziale, non si giustifica più dopo la prima fase dell'industrializzazione: e sarebbe rischioso in un'era di rivoluzione tecnologica. Anche l'Urss, sotto molti aspetti, deve affrontare un gap tecnologico verso l'America. L'agricoltura assorbe investimenti nuovi per cifre colossali (in cinque anni 71 miliardi di rubli, pari a 50 mila miliardi di lire) e occupa tuttora una quota esorbitante della manodopera. Ma l'economia agraria non esporta come ai tempi dell'impero, anche perché allora tale possibilità si fondava sul sottoconsumo. L'industria deve ottenere minori costi dì produzione, fondati su sistemi di prezzi non arbitrari, e deve affrontare una revisione delle scelte di priorità. S'impone una profonda riforma delle tecniche manageriali, un margine di autonomia delle imprese, un riesame del dogma che finora ha escluso l'istituto del fallimento dall'economia socialista. La finanza sovietica ha bisogno di crediti sempre maggiori dall'estero, e prima o poi dovrà tentare di emettere obbligazioni sul mercato occidentale. Dunque l'Urss è potente e debole, ricca e povera. L'amministrazione Kossighin è stimata da stranieri e sovietici come la più competen¬ te e articolata che il paese abbia avuto in mezzo secolo; ma deve sfidare ogni giorno incognite proporzionate alla complessità del balzo in avanti compiuto dal mondo sovietico. In Russia non si sa mai quali insuccessi emergano nell'ombra d'un successo, e viceversa. L'altra grande società, l'America, d'altra parte non aspetta; essa continua la sua « rivoluzione borghese permanente». Alberto Ronchey 1