La verità e le leggende nella vita di Maupassant

La verità e le leggende nella vita di Maupassant La verità e le leggende nella vita di Maupassant Oltre scttant'anni sono passati dalla morte (1893) di Maupassant. Eppure, di questo scrittore, che continua ad essere uno dei più letti dell'Ottocento francese, il vero volto cominciamo a scoprirlo appena da qualche anno. Per liberarci di molte leggende e, soprattutto, dell'atmosfera ambigua in cui l'autore di Baule de Suif e di Bei-Ami visse i suoi anni capitali, sono stati indispensabili non pochi decenni. La serenità di giudizio, è stata raggiunta da poco, quando ricercatori pazienti e critici imparziali, tutti noti à Armand Lanoux {Maupassant le bei-ami, Paris, Fayard, 1967, pp. 460) hanno finalmente potuto raccogliere informazioni sicure e ricostruire, oltre le leggende, una vita che, fino a ieri, pareva confermare soltanto i giudizi negativi sull'uomo e una moderata ammirazione per Io scrittore. Proprio perché Maupassant, come Villon e Apollinare, sempre s'industi.ò a nascondere con fitte ombre i quarantatre anni della sua esistenza, per compiere opera d'interpretazione seria gli studiosi del novelliere hanno dovuto smentire, in primo luogo, ben radicate leggende. E' incredibile quanto e come, per una esistenza relativamente breve, complessi giochi di sentimenti e d'interessi abbiano sempre nascosto con tanta ostinazione la verità. Al momento della nascita di Maupassant incominciarono ad inventare leggende i genitori. Appena gli fu possibile, altre leggende coltivò e diffuse lo scrittore stesso. Il resto, ed è la gran parte, lo fece quel mondo parigino caro a « Bei-Ami » che metà della sua esistenza visse legando a sé donne di ogni stato e condizione, lottando contro la sifilide, occultando figli illegittimi, celibe accanito per tutti e padre affettuoso per quaU che ignara creatura, scettico con gli amici, prodigo con il cameriere, artista e soltanto artista per i pochi, primo Flaubert, che seppero penetrare il suo segreto. Nel segreto Maupassant visse fin dalla infanzia. Dopo interminabili discussioni nessuno è ancora in grado di precisare se lo scrittore il 5 agosto del 1850 sia nato al castello di Miromesnil come certifica l'atto di nascita, a Ivetot come assicura l'atto di morte, a Fécamp secondo vogliono informatori degni di fede. Per altro, se circa l'origine dei Maupassant e sul loro vantato marchesato il dubbio non è più possibile, con tutta tran quillità possiamo pure denunziare la leggenda secondo la quale Guy de Maupassant sarebbe figlio di Flaubert. E questo anche se la madre parve ammettere almeno una volta un simile rapporto che sembrerebbero confermare le sorprendenti rassomiglianze fisiche tra i due scrittori, il loro reciproco affetto e, persino, una certa compiacenza da parte di Maupassant a non smentire la leggenda. Quando il focoso giovanotto normanno incominciò a folleggiare in Parigi, colui che si vantava discepolo di Flaubert e amico di Zola ben presto impersonò l'ideale maschile del Secondo Impero. Come Maupassant entrava nei salotti, le donne, subito elettrizzate, divulgavano e colorivano il seguènte episodio. Visto in una festa paesana un giocoliere che vantava i suoi muscoli d'acciaio, il robusto canottiere Jclla Senna che scriveva Sur l'eau mal tollerò le vanterie dell'energumeno, non esitò a sfidarlo ad una prova di forza,' rapidamente ridusse il malcapitato con le spalle a terra tra le risate dei presenti. Una simile esuberanza fisica ingannò sempre quanti conobbero Maupassant. Colpiva l'uomo dalle spalle quadrate, il collo incassato, i gesti ' da lottatore, l'incedere deciso e intraprendente « di chi attende una morte improvvisa dopo dì aver integralmente vissuto ». Il libertinaggio di Bei-Ami diventò esemplare, suscitò imitazioni e pettegolezzi, alimentò altre sconcertanti leggende. Fra queste, almeno una è doveroso smentire con assoluta certezza. Dei tanti amori di Maupas¬ sclmmpgCrmgnvfptuSncMnrrzfcpsfieelsgErsgpddPdgct sant, se non il più sincero, certo il più consulante fu quello che legò lo scrittore a Hermine Lecomte du Noiiy. Hcrmine fu colei che meglio apprezzò l'artista, del tutto degna di figurare in Notre Coeur, così esperta da saper rispondere al ricordo del romanziere con tutti gli elogi generosamente elargiti in Amine amoureuse (1899). Tuttr via, per quanto spontaneo affetto Maupassant abbia avuto per il figlio di Hermine, non più possibile credere che tanto affetto abbia nascosto una mai dichiarata paternità. Su questo particolare s'ingannò anche l'italiano Lumbroso, cronista di tante vicende di Maupassant, perché sviato da notizie che celavano una verità mai venuta alla luce durante la vita degli interessati. Quando nel '47 Lucien Litzelmann morì, soltanto allora fu possibile riconoscere pubblicamente che dalla madre, Josephine Litzelmann, Maupassant aveva avuto nel 1883 un figlio, Lucien, e, poi, nel 1884 e nel 1887 due figlie, Lucienne e Marthe-Marguerite. Pare che lo scrittore non abbia mai trascurato questi tre figli durante gli ultimi anni della sua vita. E, forse, non li avrebbe trascurati neppure dopo la morte se sua madre non lo avesse obbligato a lasciare i beni alla nipote. Quando, ormai dominato dalla follìa, lo scrittore attendeva la morte nella clinica di Passy, molte ombre di notte e di giorno tentarono le vie segrete per giungere al suo capezzale. A chi discretamente ricordava l'esistenza di giovani creature abbandonate, Louise de Maupassant indicava i libri dello scrittore allineati in uno scaffale assicurando, implacabile e tagliente, che i soli figli messi al mondo da Maupassant erano duecentosessanta novelle, sette romanzi, tre volumi di viaggi, tre opere teatrali e una raccòlta di 'versi Come pretendere di più? " In verità, non le leggende, neppure le umane f realtà di una vita bruciata nella follìa ma le novelle, i romanzi, i racconti sono le opere che raccomandano Maupassant alla nostra ammirazione. D'un tratto il cielo letterario parigino fu attraversato da una meteora. Nel 1880, Boule de Suif diede la fama ad uno scrittore di trent'anni; un anno dopo, La Maison Tellier consolidò una sicura reputazione. Ma, nel 1890, tre anni prima della morte, Notre Coeur è già il canto di un cigno. Diversamente da Mallarmé, Maupassant non avrebbe accettato, certo, di essere giudicato un cigno. Diceva di es sere un tindustriel des leltres» un « marchand de prose ». Per anni al Figaro ricordarono chi contava, uno ad uno, sotto gli occhi esterrefatti dei redattori, i molti denari che gli fruttavano le sue cronache. Un timido cercava in cento modi di nascondere il proprio sogno. Lo intuì Flaubert, ne furono convinti gli amici delle t soirées de Médan ». Tuttavia, soltanto qualche intimò e, forse, una donna compresero che cosa Maupassant intendesse quando affermava di voler diventare « con tutta la potenza del proprio talento, in Parigi, nel mondo, un essere eccezionale, ammirato, adulato, amato ». Molti credettero che, così aspirando, Maupassant troppo concedesse alla sua vanità. E per la sua vanità fu adulato e beffeggiato dal bel mondo in cui si ostinò a vivere. All'adulazione e alle beffe Maupassant rispose come soltanto un artista sa rispondere. Poeta, novelliere, romanziere, per tappe successive egli tentò di riconquistare con la fantasia la giovinezza, radiosa di salute e di benessere, che aveva perduto. Scrivendo come un forsennato per dieci anni, tentò di ridiventare quella creatura innamorata del sole che il giovane normanno era stato sulla Senna, in Corsica, in Sicilia. Vavocat du soldi non ritrovò mai più la giovinezza solare, ma creò dei personaggi che del sole recano sul viso la luce e le ombre; dei personaggi seducenti e contrastati come la vita del loro creatore. Franco Simone

Luoghi citati: Corsica, Fécamp, Parigi, Sicilia