L'errore d'un ferroviere causò lo scontro tra il diretto Venezia-Milano e il «merci»

L'errore d'un ferroviere causò lo scontro tra il diretto Venezia-Milano e il «merci» Ricostruito l'Incidente avvenuto di notte nella nebbia a Brescia L'errore d'un ferroviere causò lo scontro tra il diretto Venezia-Milano e il «merci» I due treni avevano avuto la segnalazione di «via libera» - L'addetto alla cabina di blocco, responsabile, è fuggito - Emesso dal Procuratore della Repubblica il mandato di cattura - Dei 42 feriti uno è grave - La linea interamente bloccata - Entro oggi sarà ripristinato il transito su un solo binario (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 4 novembre. Per tutta la giornata è proseguita l'inchiesta sullo spaventoso incidente ferroviario accaduto la notte scorsa presso Brescia e nel quale sono rimaste ferite quarantadue persone. Il Procuratore della Repubblica ha compiuto un lungo sopralluogo procedendo a parecchi interrogatori, mentre i tecnici del Compartimento di Milano hanno eseguito una serie di rilievi. Pare accertato, comunque, che il disastro sia stato provocato da un errore di segnalazione avvenuto nella cabina di smistamento presso il bivio Mella, dov'era in servizio il trentottenne Vincenzo Garrau: poco dopo lo scontro il deviatore è scomparso e finora di lui non si è trovata alcuna traccia. L'incidente è stato ricostruito nei particolari. Il « diretto » num. 198 partito da Venezia per Milano viaggia con una ventina di minuti di ritardo. Il convoglio, composto da dodici vetture e un bagagliaio, è affollato. Il treno giunge alla stazione di Brescia alle 23,23, lo svantaggio sull'orario di marcia è invariato. C'è una sosta -di circa mezz'ora. Alle 23,52 s'accende il segnale di via libera e il « diretto » si rimette in movimento. Due chilometri più avanti è già lanciato sugli ottanta chilometri l'ora e sta per imboccare il ponte sul fiume Mella. Qui, nei pressi della cabina di smistamento, c'è un bivio con lo scalo merci. Pochi istanti prima dal parco della « piccola velocità» è partito un treno merci di quindici vagoni, condotto da Sergio Molinari di 45 anni residente a Verona in via Valdonega 1, che ha con sé come secondo macchinista il trentatreenne Bruno Ambrosi di Bussolengo (Verona): anche loro hanno ricevuto dal posto di blocco la segnalazione di istradamento. Lentamente il convoglio avanza e sbuca sugli scambi in un banco di nebbia. D'improvviso ai due macchinisti appare la sagoma del « diretto » in transito. « Ho visto un'ombra passarmi davanti — dirà poi il Molinari — e istintivamente ho azionato la frenata rapida. Ma eravamo a pochi metri, non c'era niente da fare ». Il « merci » piomba nel fianco del treno passeggeri e lo squarcia, lo spacca in due tronconi: cinque carrozze co minciano a strisciare sui binari in un nugolo di scintille. Una corre inclinata lungo il margine del ponte sid fiume, abbatte per un centinaio di metri la barriera metallica di protezione: sotto c'è un salto di una trentina di metri. Per fortuna la vettura rimane sulla linea ferrata, esce quando ha già superato tutta la lunghezza del ponte e s'infila di schianto in una piccola scarpata. Le altre carrozze deragliate percorrono ancora qualche decina di metri in un groviglio di binari divelti, poi si accavallano, s'incastrano. Il locomotore del « merci » si è rovesciato ed c rotolato sull'argine del fiume, a pochi passi dall'acqua. L'addetto alla cabina di smistamento afferra il telefono, dà l'allarme alla stazione. Poi, quando comincia ad arrivare gente, scompare. L'opera di soccorso è convulsa, faticosa nel buio fitto. Per giungere sul posto bisogna attraversare una zona di campagna, inerpicarsi lungo la scarpata. In mezzo all'oscurità si comincia a frugare affannosamente negli scompartimenti sconquassati: i feriti sono distesi sui pavimenti, sotto i sedili, contro la parete del corridoio. Dopo il fragore dello scontro ci sono le grida, i lamenti. Alcuni passeggeri balzano giù dai finestrini e si met tono a correre terrorizzai lungo il groviglio di binari. soccorsi proseguono febbrilmente, ora sotto la luce dei riflettori. A notte inoltrata quarantadue persone sono ricoverate in ospedale. Il più grave è Giovanni Bernardi, un impiegato di 32 anni residente a Milano in corso Vercelli 62: una sbarra della barriera metallica del ponte è penetrata nello scompartimento e gli ha trapassato, il corpo. « Quel poveretto sedeva accanto a me — racconta una giovane di 28 anni. Salvina Mannarelli abitante a Torino in via Perrone 10, ricoverata in corsia —; è stato uno spettacolo terrificante, non potrò mai dimenticarlo ». Giovanni Bernardi è stat mmediatamente trasportai i sala operatoria: era me :nte. L'intervento chirurgio è stato estremamente difficile ed è durato parecchie ore. Que io pomeriggio le condizioni del giovane parevano leggermente migliorate. Gli altri feriti non sembrano destare preoccupazioni. Il macchinista del treno merci è stato giudicato guaribile in dieci giorni ed il suo « aiuto » in sette. Le altre - prognosi vanno dagli otto ai trenta giorni. All'ospedale pediatrico sono ricoverate tre bambine slave che viaggiavano con la loro madre. Si chiamano Milika, Sladana e Susanna Duilicin, di sei, tre e due anni: per fortuna anche loro non sono gravi. La Procura della Repubblica di Brescia ha emesso nel pomeriggio un mandato di cattura contro il deviatore delle ferrovie Vincenzo Garrau, ritenuto responsabile dello scontro fra i due treni. Le imputazioni contenute nel mandato di cattura sono: « Disastro ferroviario colposo e lesioni gravissime plurime colpose ». ■Squadre di operai stanno lavorando incessantemente per ripristinare la linea ferroviaria rimasta completamente bloccata. E' stato disposto un servizio di pullman per il trasbordo dei passeggeri tra le stazioni dì Brescia e Rovato. Entro questa sera il transito dei treni dovrebbe essere ripristinato su un solo binario. Su! vagoni squarciati dal violento scontro è caduto un traliccio della linea elettrica: un operaio lo sta tagliando con la fiamma Ossidrica (Telefoto Moisio) Giuliano Marchesini Due viaggiatori feriti: Giovanni Bernardi e Salvina Mannarelli (Telef.)