Breznev attacca con violenza la Cina E' duro ma più misurato con gli S.U. di Alberto Ronchey

Breznev attacca con violenza la Cina E' duro ma più misurato con gli S.U. Al Soviet Supremo, per i 50 anni della Rivoluzione Breznev attacca con violenza la Cina E' duro ma più misurato con gli S.U. Mao è accusato di seguire una politica « non socialista » e distruttiva; rifiutando ogni intesa con l'Urss, danneggia il Vietnam - Mosca organizzerà una conferenza mondiale dei partiti comunisti per condannare la Cina; è pronta a difendersi con le armi contro ogni aggressione anche sul fronte asiatico - Promessa di aiuti al Nord Vietnam, generica condanna di Israele, nessun incoraggiamento a Fidel Castro - Nel bilancio di mezzo secolo del governo sovietico il segretario del partito non nomina Stalin né Kruscev - Continuerà la «direzione collegiate» del paese (Dal nostro inviato speciale) Mosca, 3 novembre. Di fronte al Soviet Supremo, riunito in sessione plenaria solenne per il cinquantenario della Rivoluzione bolscevica, Leonid Breznev ha condannato oggi il maoismo giudicandolo del tutto estraneo al socialismo; e ha incoraggiato coloro che in Cina si oppongono al « gruppo di Mao ». Erano convenute nel Gran Palazzo del Cremlino anche novantacinque delegazioni dei partiti comunisti stranieri. Il segretario generale del peus ha mostrato di non temere che il suo discorso apparisse come un'ingerenza nelle vicende interne d'un altro paese. Egli ha pure sollecitato la convocazione' d'una conferenza comunista mondiale, che sembra ormai probabile, sebbene a tempo dif ferito. Il lungo rapporto, che è durato quattro ore, ha condannato poi con parole molto dure l'escalation americana in Vietnam e ha rievocato il mezzo secolo di storia sovietica. Breznev ha promesso ai popoli deli'Urss pace, più consumi, più case, più servizi, un migliore rapporto di scambio fra città e campagne, il mantenimento della « direzione collegiale » al vertice del potere. Il maoismo è stato accusato anzitutto di «sciovinismo». Breznev ha definito gli oppositori di Mao come «1 migliori flglt del popolo cinese » e ha continuato argomentando che le ultime vicende dimostrano quanto in basso sia caduto il « gruppo di Mao», ma che la tenace opposizione di alcuni dirigenti cinesi al maoismo dimostra quanto «le radici del socialismo in Cina siano ancora profonde ». Il segretario del pcus si è detto sicuro che le odierne vicende cinesi sono soltanto «un dato transitorio nella storia ». A questo punto l'incaricato d'affari del governo di Pechino ha lasciato la tribuna diplomatica in segno di protesta. Il partito cinese, come quello albanese, non aveva alcun delegato fra le rappresentanze straniere, i « E' assolutamente chiaro — ha detto poi Breznev — che la maggioranza dei partiti fratelli sono per una conferenza comunista mondiale. Il nostro partito sostiene senza riserve questa idea e farà di tutto per met terla in pratica». Tutti i membri del Soviet Supremo e molti delega' stranieri hanno applaudito: ma non Tito — per esempio — e non il romeno Ceausescu. Tuttavia si sa che il numero dei partiti favorevoli al la conferenza, per discutere anzitutto sulla questione cinese, aumenta ormai da tempo.. Breznev non ha parlato ancora di date, ma è probabile che nei prossimi giorni i sovietici tentino di giungere ad una conclusione di massima con ,'e novantacinque delegazioni: convenute a Mosca per le celebrazioni del 7 novembre Dopo quanto Breznev aveva detto sulla Cina, l'attacco agli Stati Uniti non poteva essere che duro, anche se in termini usuali. « I crimini americani nel Vietnam — ha sostenuto — so no paragonabili alle atroci tà commesse dai nazisti ». Quindi ha promesso che l'aiuto russo ad Hanoi cor tinuerà « fino a quando gli imperialisti americani ab bandoneranno il Vietnam » L'ambasciatore degli Stati Uniti, Llewellyn Thompson aveva previsto slmili invetti ve e non era presente, per non dover abbandr re poi la tribuna. Anche riguardo al Vietnam, tuttavia, Brez nev ha osservt' che 11 maoismo è colpevole di dan neggiare Hanoi rifiutandosi ad ogni intesa con l'Urss E nei confronti dell'Amen ca, Breznev ha avuto più tardi calde parole di riconoscenza per l'aiuto prestato all'Urss durante l'invasione tedesca. Alla crisi del Medio Oriente, Breznev ha dedicato pochi secondi, astenendosi dall'analisi dei motivi che hanno provocato la guerra e della disfatta nasseriana. Ha giudicato gli israeliani come semplici « marionette dell'imperialismo » e ha concluso: « Gli arabi ora sanno chi sono i loro amici!». Al trattato contro la « proliferazione » delle potenze nucleari, il rapporto Breznev ha riconosciuto una funzione importante, ma non essenziale e prioritaria, forse perché sono in corso negoziati ancora troppo difficili. Il segretario del pcus ha parlato a lungo, invece, di minacce specifiche, come quella del « revanscismo » tedesco, o ancora una volta della Cina, sia pure senza nominarla. Ma il discorso è stato chiaro: «Il popolo sovietico non avrà timori se qualcuno attenterà alla sicurezza sua o dei suoi alleati. Da qualsiasi parte venga l'attacco, dal nord o dal sud, dall'ovest o dall'est, qualsiasi aggressore sarà distrutto». E' la prima volta, almeno dopo la guerra civile, che un leader russo parla di possibili attacchi « dall'ovest o dall'est». «L'esercito sovietico — ha detto poi Breznev — possiede le armi migliori del mondo ». E a questo puntò, égli, ha risposto ad una possibile obiezione: perché l'Urss, così potènte, non sostiene tutte le rivoluzioni? «71 socioHsTrio — ha esclamato — non' si esporta con la forza!»: Quest'ultima frase era diretta forse ai cubani: essi insistono per esportare il castrismo nel l'America Latina con la guerriglia, e accusano i russi di passività perché non li aiutano, avendo valutato in modo del tutto diverso le condizioni obiettive di quei Paesi. « Una rivoluzione — ha ripetuto in seguito Breznev — può trionfare solo quando esistono certe condizioni obiettive. Nessuno può violare questa legge immu tabile della rivoluzione » In pratica, l'Urss onora il « Che » Guevara, morto in Bolivia, ma Insiste nel confutare gli errori del castrismo, sia pure senza citarlo ancora per nome come il maoismo. Del resto, Fidel Castro ha voluto, sottolineare il suo dissenso: non è venuto a Mosca e ha inviato qui rappresentanti pressoché ignoti, che sono stati accolti al Soviet Supremo da scarsi applausi. Il discorso del cinquantenario, per il resto, è stato un bilancio della storia sovietica dal '17 in poi, e delle paurose difficoltà affrontate volendo procedere insieme alla socializzazione dei mezzi di produzione, all' industrializzazione, alla collettivizzazione della terra. « Eravamo i primi... Eravamo sicuri della nostra linea generale, ma non conoscevamo i problemi concreti, dovevamo sperimentare e insieme costruire. Oggi è possibile distinguere gli errori di calcolo, ma allora ogni passo era una nuova ricerca... ». Breznev ha ricordato il giudizio di Lenin, secondo cui la Russia era allora un paese «barbaro». I tre quarti della popolazione era¬ no analfabeti, si doveva insegnare anzitutto a leggere e scrivere: « Eravamo poveri, ma in questo campo non abbiamo assolutamente risparmiato». Non è mancato, nemmeno a tale riguardo, un confronto con la Cina: «Questa fu la nostra rivoluzione culturale, essa fu costruttiva e non distruttiva... Eppure noi fummo i primi. Nessuno poteva insegnarci nulla». ». Riassumendo la storia del mezzo secolo, Breznev non ha mai nominato nessun leader, tranne Lenin: . non Stalin e non Kruscev — che governarono per quarant'anni su cinquanta — né Trotskij, i Karnenev, Zinoviev, Bukharin, Radek o altri. Ha difeso l'importanza del XX congresso (quello della destalinizzazione) senza accennare al famoso rapporto Kruscev. Infine ha detto che la recente riforma economica, fondata sugli indici di profitto aziendale e sugli incentivi individuali, comincia a produrre effetti utili. Ma ha riconosciuto che le risorse naturali dell'Urss, immense e uniche al mondo, sono 11 a colmare non poche lacune della gestione, economica passata e presente: «L'Urss ha un terzo dei giacimenti petroliferi del mondo, le massime risorse di gas naturale, enormi riserve di energìa idroelettrica e di carbone...». Il rapporto è stato interrotto 122 volte dagli applausi. Alla fine, Breznev ha riscosso l'ultimo lungo applauso non più da solo, ma prendendo posto fra Podgorny e Kossighin: gli altri due uomini della troika che guida la «direzione collegiale». Fra i personaggi decaduti, erano presenti solo il maresciallo Zhukov, in alta uniforme, e Voroscilov. Gli ex capi del governo Molotov, Malenkov, Bulganin e Kruscev non erano stati invitati al Cremlino in festa. Alberto Ronchey Il discorso di Breznev per il 50» anniversario delia Rivoluzione (Telefoto Ansa)