Il ricorso al mercato finanziario del settore pubblico in un triennio

Il ricorso al mercato finanziario del settore pubblico in un triennio Secondo bilanci consuntivi e attendibili valutazioni Il ricorso al mercato finanziario del settore pubblico in un triennio Da 3293 miliardi nel 1966, salirebbe a 3960 miliardi quest'anno; per il 1968 sono previsti 3850 miliardi - Il drenaggio di capitali è imputabile quasi per la metà agli enti locali e previdenziali (Nostro servizio particolare) Roma, 2 novembre. La Banca d'Italia ha diffuso oggi1 uno specchietto nel quale sono riassunti i dati relativi all'andamento del ri¬ sparmio pubblico nel triennio 1966-68; per gli stessi enti e per lo stesso periodo si espongono le cifre riguardanti il loro ricorso al mercato finanziario. ' E' appena il caso di osservare che solo i dati 1966 si riferiscono ai bilanci consuntivi dello Stato, delle aziende autonome (ferrovie, Arias, aziende delle poste e dei telefoni di Stato) e degli istituti di previdenza; i dati degli enti -locali sono, almeno in parte, stimati. Tutte le cifre relative al 1967-68 sono calcolate in base ai bilanci di previsione e ad attendibili valutazioni. Si consideri inoltre che èsse riflettono la « gestione di competenza », ossia le entrate e le spese autorizzate dalla legge. In pratica, incassi e pagamenti si discostano notevolmente da quelli di competenza, dando luogo ai cosiddetti residui, attivi e passivi. La causa maggiore di scostamento è il ritardo con cui gli enti pubblici riescono a realizzare gl'investimenti previsti. Si ha cosi una « gestione di cassa», distinta da quella di competenza e — quasi sempre — meno deficitaria di quest'ultima. Il pericolo denunciato dal governatore della Banca d'Italia, nel discorso per la « Giornata del risparmio », è appunto quello che grossi impegni di spesa, assunti in epoche diverse, vengono a scadenza in periodi ravvicinati, provocando tensioni mo¬ netarie di particolare gravità. Questo pericolo è reso più acuto dal fatto che solo una parte della finanza pubblica è sorvegliata « a vista » dalle autorità centrali. La gestione statale appare in netto progresso: le entrate correnti tendono a superare le spese correnti in misura di anno in anno maggiore, sicché ne risulta un avanzo («risparmio dello Stato ») che può essere destinato agli investimenti d'interesse collettivo (scuole, ospedali, strade, ferrovie, porti, bonifiche, ecc.). La gestione delle aziende autonome, soprattutto a causa delle ferrovie, è invece nel complesso passiva; essendo però integrata — da quest'anno — nel bilancio di previsione, si può fondatamente supporre che non potrà in avvenire dare luogo a spiacevoli sorprese. I disavanzi dovrebbero diminuire, riducendo il loro fabbisogno di capitali- nei confronti del mercato finanziario. Non si può invece dire altrettanto per gli enti previdenziali e, soprattutto, per gli enti locali (comuni e province). Un po' per la macchinosità amministrativa dei primi, un po' per la molteplicità dei secondi (i comuni sono circa 8000 e le province una novantina), neppure i ministeri responsabili riescono ad avere un quadro continuamente aggiornato della loro situazione finanziaria. Comunque sia, il drenaggio di capitali da parte della finanza pubblica è imputabile allo Stato e alle aziende autonome solo per poco più della metà; nel 1968 si calcola che gli enti previdenziali vi attingeranno per il 13 per cento e gli enti locali per il 34 per cento. Una politica finanziaria, degna di questo nome, deve sforzarsi d'inquadrare al più presto anche tali enti entro i limiti di espansione della spesa compatibili con lo sviluppo del nostro sistema economico. Arturo Barone Risparmio e ricorso al mercato finanziario del settore pubblico nel triennio 1966-1968 (In miliardi di lire) Rlsparmlo pubblico (*) Rlcorso al mercato 1966 1967 I 196B 1966 1967 1968 Stato 432 631 j 734 1.220 1.670 1.680 Az. autonome — 203 — 250 — 200 500 490 370 Entl prevld. —200 — 430 j —430 ! 273 500 500 Enti locali —350 — 350 j —350 1.300 1.300 1.300 Totale —321 —399 — 246 3.293 3,960 3.850 l'i S'Intendo por risparmio pubblico la differenza fra le entrato e le speso di parte corrente. — Fonte: Banca d'Italia.

Persone citate: Arias, Arturo Barone

Luoghi citati: Roma