E' vivo l'impresario biellese dato per fucilato nel Congo di Piero Minoli
E' vivo l'impresario biellese dato per fucilato nel Congo laètax>wl&tat& nella sua casa a Veffliomoaso E' vivo l'impresario biellese dato per fucilato nel Congo Aldo Prina, quarantatreenne,,è tornato dall'Africa un anno fa - Dichiara: «Non sono mai stato un mercenario » - Forse l'equivoco è nato da uno scambio di persona: la moglie dell'imprenditore, separata da tempo e rimasta in Congo, s'è unita ad un ufficiale belga BIELLA, lunedi mattina. Aldo Prina, l'impresario biellese di 48 anni dato per tavellato nel Congo, è vivo e vegeto nella sua casa di Vegliomosso: «E' stato un equivoco, forse uno scambio di persona — dice —. Non ho mai fatto il mercenario. Eppoi sono tornato dall'Africa da circa un armo». Secondo uria notizia pub¬ Secondo uria notizia pub¬ blicata con rilievo dal quotidiano « La Libre Belglque » di Bruxelles, il Prina sarebbe stato fucilato alcuni mesi fa a Kinshasa dai soldati di Mobilili, con altri quattordici europei, per rappresaglia contro l'insurrezione dei mercenari bianchi. Il giornale belga riferiva inoltre che egli sarebbe stato uno fra i più intimi collaboratori del capo dei « ribelli », colonnello Schramme. Il signor Prina, che soltanto poco prima, leggendo i giornali italiani, aveva appreso di essere stato «fucilato» nella capitale della martoriata nazione africana, ha soggiunto: « Anche questa affermazione è falsa: non sono mai stato mercenario, né ho avuto rapporti di sorta con il loro comandante. Avevo ben altre faccende cui badare ». L'impresario biellese ritiene che la notizia sia nata da uno scambio di persona. Il Prina è sposato ad una signora belga ma si è separato legalmente da lei un anno fa di comune accordo. La donna si sarebbe unita ad un ex-ufficiale dell'aviazione belga ed è probabile che costui si sia appropriato del cognome dell'imprenditore di Vegliomosso. Non è neppure da escludersi una confusione nei nomi perché, come avveniva nella Legione Straniera, i mercenari, in Congo, assumono spesso generalità fittizie. «L'ex ufficiale, a quel che mi risulta, era effettivamente molto amico del colonnello Schramme », afferma il Prina che non ha volStafrìpeìà^ne il nóme per evitare altre rappresaglie ai familiari della vittima. L'impresario scarterebbe l'ipotesi di una omonimia: attualmente, nel Congo ci sono altri due Prina (Mario ed Ottavio, suoi cugini) che hanno però dato recentemente loro notizie. «A me — ha aggiunto il Prina — importa soltanto che le autorità congolesi sappiano che sono vivo e che non ho nulla che fare, come già hLmvrSilamvdpnactfsvmLG4 ho dòtto, con 1 mercenari. Laggiù ho lasciato degli immobili, frutto di anni di lavoro e di sacrifici: non vorrei che li "ereditasse" lo Stato congolese». Per dissipare al più presto il preoccupante equivoco, l'impresario ha subito scritto al consolato italiano di Lumumbashi (dove egli risiedeva) e al ministero italiano degli Affari Esteri. Giunto nel Congo poco dopo la fine della guerra il Prina è rimpatriato dopo venti anni. Il 5 dicembre 1961 fu colpito da un gravissimo lutto: durante i disordini tra governativi e katanghesi, il fratello Ermanno, di 20 anni, scambiato per un mercenario, venne uccfso nel cantiere dell'impresa Prina. Piero Minoli l biellese mentre racconta travagliata vicenda congolese
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