Wilson, «supersignore» dell'economia salverà la prosperità e la sterlina? di Vittorio Gorresio

Wilson, «supersignore» dell'economia salverà la prosperità e la sterlina? GLI INGLESI PERPLESSI SULLA POLITICA DEL PRIMO MINISTRO Wilson, «supersignore» dell'economia salverà la prosperità e la sterlina? A fine agosto ha cambiato mezzo governo ed assunto la direzione diretta di tutti gli affasi economici • I conservatori lo attaccano con ferocia e prevedono il fallimento - I sindacati, che vedono crescere la disoccupazione ed i sacrifìci dei lavoratori, lo accusano di tradire il socialismo - Wilson replica deciso: «Non cerco le soluzioni nel cimitero di Highgate», dov'è sepolto Carlo Marx • Egli pensa eh* solo una politica di austerità, di severa efficienza produttiva e di lotta all'inflazione possa togliere l'Inghilterra dalla crisi ual nostro invia ro Londra, lunedi mattina. Per tutta l'estate, quando ne aveva avuto l'occasione, il primo ministro Harold Wilson si era lasciato andare a qualche mezza confidenza, dicendo a destra ed a sinistra di avere in mente alcuni ritocchi nella composizione del governo. Da come ne parlava, tuttavia, l'impressione era stata che le innovazioni si sarebbero ridotte a poca cosa, perché i suoi discorsi rimanevano sul vago, privi di informazioni e di precisi riferimenti. E' stato quindi sensazionale, come, inatteso, l'annuncio dato alla fine dì agosto: cinque ministri avvicendati o silurati, e il capo del governo divenuto diretto responsabile dell'economìa del Paese, quasi un supermìnistro della Programmazione e del Bilancio, delle Finanze e del Tesoro, Industria, Agricoltura, Commercio Interno ed Estero. E' una funzione di sovrintendente finora sconosciuta nell'esperienza governativa e parlamentare inglese. Nessuna legge la proibisce, ovviamente, ma neppure sarebbe stato indispensabile sancire in maniera formale il pieno diritto di Wilson ad influire sulla politica economica, o il suo dovere di coordinarle nell'esercizio delle normali sue. mansioni di premier: e perciò questo ha impressionato, il suo evidente proposito dì drammatizzare la situazione al presumibile scopò di assicurarsi un piti largo potere personale. Così ■ lo chiamano « Overlord», «supersignore», una parola che ha in inglese un sapore feudale, e in questo caso è usata con un misto di scherno e diffidenza. Talvolta è detto anche il « supremo », con termine italiano intenzionalmente molto spregiativo, dato che in Inghilterra il costume polemico spesso non manca di ferocia. « Per la stupidità di quest'uomo il paese scoppia di rabbia », ha detto il leader del partito conservatore Edward Heath, e il Daily Mirror non ha escluso che Wilson abbia a passare alla storia per « il fiasco più clamoroso » mai registrato da un titolare del numero 10 di Downìng Street. Sarebbe stato più generoso, e forse anche più giusto, paragonarlo al Churchill che nei giorni più neri della seconda guerra mondiale si sottopose a sostenere tutto il peso del comando militare. Invece non gli fanno questo onore perché si afferma che è sua la colpa se la situazione economica inglese è diventata oggi così drammatica da imporre il ricorso a provvedimenti eccezionali: colpa di una politica che egli avrebbe sbagliato per tre anni e nella quale vuole nonostante tutto perseverare, tetramente ostinato nell'errore. Poiché è molto tenace, lo considerano un testardo, e di cattivo carattere. Sarà piuttosto da ritenere un uomo di assoluta onestà intellettuale, che fermamente crede nella bontà di alcuni principi economici fondamentali, al cui riguardo è intransigente, anzi intrattabile. Considera l'inflazione come la peggiore delle sciagure, da evitare anche a costo di rallentare o deprimere lo sviluppo economico, temporaneamente, si intende. Non lo spaventa la prospettiva di una crescente disoccupazione: il suo Cancelliere dello Scacchiere, James Callaghan, ha ammesso a Cambridge l'altro giorno con serena freddezza che il numero dei disoccupati — 559 mila attualmente — potrà arrivare nel prossimo inverno a 750 mila, ed ha aggiunto: « Ma la disoccupazione può essere la via per arrivare alla conversione della manodopera ad impieghi più Utili. Del resto, in questi ultimi tre anni la produttività per ogni ora lavorativa è salita dell'I 1 per cento, mentre è disceso l'indice di aumento del prezzi e dei salari; e questo è bene ». ,Gli,rfiboiettivi dvrWilson sono il tasso di produttività, l'ammodernaménto deli'economia inglese, l'efficienza da perseguire ad ogni costo, quali che siano i sacrifici transitori. Nei suoi tre anni di governo egli ha difatti imposto agli inglesi — e naturalmente ai lavoratori in primo luogo — più sacrifici di quanti i conservatori avrebbero mai osato anche soltanto prospettare. Già l'anno scorso, al loro congresso di Brìghton, ì più accesi delegati delle Trade Unions lo avevano accusato di tradire e rinnegare il socialismo, ma dopo un'ora di tali pesanti ingiurie ascoltate sbuffando Wilson infine era scoppiato a urlare: « Shut up! » (piantatela), ed aveva impartito all'assemblea una lezione di socialismo positivo, vale a dire aggiornato alle esigenze dell'età tecnologica e neocapitalìstica: «Io non sono di quelli che vanno a cercare la soluzione dei problemi nel cimitero di Highgate». Nel cimitero londinese di Highgate è sepolto Carlo Marx, che Wilson non riconosce come fonte di utili ispirazioni ai nostri giorni. Quest'anno, centenario della pubblicazione di Das Kapital, 71071 è andato a cercarne neppure a Brìghton, dove le Ttrade Unions stavano tenendo il 99' congresso della loro storia. Era la prima settimana di settembre, l'indomani dell'assunzione di Wilson alla Overlordship economica. Sotto quell'impressione, i lavori si sono svolti in un'atmosfera molto amara, resa però relativamente pacata proprio dall'assenza di Wilson. Si sono conclusi con una deplorazione della sua politica di austerità, perché inadeguata, controproducente, contraria agli interessi dei lavoratori. Ciò detto, le Trade Unions hanno tuttavia confermato il loro appoggio al governo. Non c'era scelta, d'altra parte, se non tra Wilson ed un governo conservatore, sicché la decisione era obbligata. La prima settimana di ottobre, a propria volta, il partito laburista terrà il suo congresso a Scarborough, come ogni anno. Sicuramente vi saranno ripetute le stesse critiche sentite a Brìghton, ma non per que sto Wilson cambierà strada. Secondo l'uso inglese, egli difatti non concepisce che la politica sia decisa nei congressi sindacali o di par¬ tito. Arrendersi alle intimazioni di un'assemblea sarebbe un suicìdio, e Wilson non è uomo disposto a sottoscrivere la propria condanna. Infine, e soprattutto, non il minimo dubbio lo sfiora sulla bontà della sua politica. Incrollabilmente convìnto di avere ragione, egli dichiara che al termine del prossimo inverno la sua giusta politica comincerà a dare i frutti sperati e ripetutamente promessi. Ammette solo di essere alquanto in ritardo, perché aveva previsto risultati positivi a più breve scadenza, ma ne fa carico alla crisi nel Medio Oriente e al conseguente blocco del Canale di Suez. Dice che anche il rallentamento nella prosperità tedesca e americana ha agito come un' freno sulle esportazioni inglesi. Quale che sia la congiuntura internazionale, tuttavia, non ne viene cambiato il problema, che resta quello di riattivare l'economia, però salvando la sterlina; quindi ridurre le importazioni e stimolare la domanda interna, però evitando l'inflazione. Sono esigenze in qualche. modo contraddittorie, ma Wilson crede che la sua ricetta (aumento della produttività, progresso tecnologico, miglioramento delle infrastrutture domestiche, riduzione delle spese militari oltremare) farà il miracolo di conciliarle. Quando salì al potere, lo avvolgeva la fama di grande economista, o per lo meno era considerato la più forte testa economica di tutto il « Labour ».Poi, alla prova, gli stessi suoi compagni hanno cominciato a giudicarlo piuttosto un politician, come si usa dire con espressione limitativa per indicare un tattico dotato dì molto fiuto, ma discutibile sul piano della strategia. E' probabile, invece, che egli davvero veda piti lontano dei suoi critici e sia andato piti avanti di loro, anche in virtù dell'esperienza fatta nei tre anni di governo. Dà l'impressione di giocare grosso, ma dichiara che il rischio è tutto calcolato e che la vittoria sarebbe certa, solo che lo lasciassero fare a suo modo e lo secondassero. Proprio per questo' si è voluto assumere la diretta responsabilità degli affari economici in maniera formale. All'atto pratico, essa gli toccava anche prima, ma quello che ha cercato di cambiare con la sua decisione di fine agosto, alla vigilia del congresso sindacale di Brìghton, è il clima psicologico. Voleva togliere ogni speranza di una possibile fine della austerity, e anzi dare un allarme che richiamasse tutti alla serietà della situazione. Così è riuscito'O' creare un'atmosfera . iempèétósàr la quale tutta"Vìttgli conviene e gli giova, perché dà' uomo di grandissimo coraggio quale è senza alcun dubbio, Wilson nelle bufere si sa muovere meglio di quasi tutti t suoi competitori ed avversari. Vittorio Gorresio iiiiHiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiHiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Carlo Marx, Churchill, Edward Heath, Harold Wilson, James Callaghan

Luoghi citati: Cambridge, Inghilterra, Londra, Medio Oriente, Suez