Ricostruita l'aggressione di corso Agnelli a Torino

Ricostruita l'aggressione di corso Agnelli a Torino Dai giudici delia Cortei di Assise Ricostruita l'aggressione di corso Agnelli a Torino Ascoltati alcuni testimoni, il processo è stato rinviato al 6 novembre E continuato ieri, davanti alla Corte d'Assise di Torino, il processo contro i tre gio- vani che, accusati di rapina, hanno detto di aver confes- sato per le percosse e i mal- trattamenti subiti presso la squadra mobile di Milano. Sono Gianfranco Bronzi, Salvatore Fici e Gianfranco Veronese: fermati nel capoluogo lombardo perché sospettati di progettare una rapina ad una banca di Rho, finivano per ammettere di aver aggredito a Torino, il 13 dicem- bre 1963, in via San Marino quasi angolo corso Agnelli, il fattorino Giovanni Pigella, che recava una borsa contenente le paghe degli operai della sua ditta, circa 7 milioni e 400 mila lire. Pigella salvò la borsa, ma riportò serie ferite alla testa, provocate con il calcio d'una pistola. I banditi spararono anche alcuni colpi. Il 30 gennaio 1964 fu invece preso di mira Giovanni Bottacco, uomo di fiducia d'una impresa di riscaldamento. Mentre attendeva il filobus, in corso Rosselli, fu avvicinato da un giovane che gli diede una violenta spinta e gli strappò di mano la bor sa, contenente 600 mila lire, Bronzi, Veronese e Fici in un primo tempo confessaro- no; i primi due, anzi, ammi- sero persino un furto com- messo nel gennaio 1964 ai danni di una ditta di abbigliamento, la « Master », presso la quale il Veronese aveva lavorato. Ma davanti al giudice istruttore, e in seguito in udienza, negarono tutto. « Le confessioni ci sono state estorte, siamo stati mal trattati e percossi, ci hanno lasciato per giorni interi senza mangiare e ci hanno costretti a bere parecchi fiaschi di acqua versandocela in bocca con un imbuto ». Una ventina di funzionari, sottufficiali e agenti della « mobile » milanese, citati come testimoni, hanno concordemente respinto le accuse dei tre detenuti. Ieri sono stati sentiti il dott. Beneforti, il dott. Rosati, il maresciallo Valente (già in congedo), il maresciallo Oscuri e l'agente La Vi¬ gna. Secondo gli accusati tutti costoro, all'infuori del dott. Rosati, avrebbero usato la maniera forte. Ma il dott. Beneforti, nel respingere sdegnosamente le affermazioni del Bronzi e del Fici, ha det to che non ha mai partecipato ad un solo interrogatorio negli uffici della «mobile». Verso mezzogiorno la corte si trasferisce in via San Marino, su richiesta del p.m. dott. Silvestro. Salvatore Santucci, che fu presente all'aggressione del Pigella, ha infatti affermato che uno dei banditi sparò in direzione del fattorino, mentre era a terra ferito. « Ed ho anche avuto la sensazione — ha dichiarato lo stesso Santucci — che uno dei colpi fosse diretto contro di me ». Dopo il sopralluogo, tuttavia, il rappresentante della pubblica accusa ha abbandonato l'idea di contestare ai tre anche il reato di tentato omicidio. I colpi sarebbero stati sparati solo a scopo intimidatorio. La Corte ha poi rinviato il processo al 6 novembre, g. a.

Luoghi citati: Milano, Torino