Merzagora darebbe le dimissioni E' incerto se saranno accettate di Michele Tito
Merzagora darebbe le dimissioni E' incerto se saranno accettate Merzagora darebbe le dimissioni E' incerto se saranno accettate Tentativi in corso per indurre il presidente del Senato a desistere - Si sottolineano i suoi meriti indiscussi e la capacità dimostrata nel tenere per quindici anni l'alto incarico (Dal nostro corrispondente) Roma, 28 ottobre. Le dimissioni di Merzagora dalla carica di Presidente del Senato sono ormai sicure. Rimane da vedere se verranno accettate e se saranno mantenute. Nonostante la mancanza di ogni informazione ufficiale si ha la sensazione che da più parti si stia cercando di indurre l'interessato a ritornare sulla propria decisione. Un colloquio Saragat-Merzagora, previsto per oggi, non ha avuto luogo: a Saragat, si supponeva, il Presidente del Senato doveva comunicare, prima di renderla pubblica, la propria decisione. E' anche probabile che il colloquio vi sia stato, ma che ci si sia preoccupati di mantenerlo per ora segreto: sarebbe un indice del fatto che le cose non sono ancora definitive. Si assicura che Merzagora sarebbe disposto a recedere dalle dimissioni solo nel caso in cui gli fosse rinnovata la fiducia unanime o quasi del Senato. Ma 1 comunisti hanno già ieri preso posizione contro la, permanenza di Merzagora alla presidenza del Senato, i socialisti, attraverso l'Acanti.', fanno critiche dure, ribadite ancora stasera nella loro agenzia ufficiosa e annunciano che il loro gruppo senatoriale si riunirà il 6 novembre per risolvere il problema della successione mentre la legislatura sta per finire. I democristiani mantengono, ufficialmente, un silenzio distaccato, ma un articolo dell'on. Sullo, sul settimanale del partito La discussione, è anch'esso duro. Attraverso un esame accurato dei rapporti fra i poteri dello Stato, l'ex ministro accusa Merzagora dì aggravare i mali lamentati e dì avere atteggiamenti « qualunquistici ». Infine 1 repubblicani, attraverso la Voce repubblicana, affermano che il presidente del Senato potrebbe ìjìù utilmente contribuire al buon andamento delle cose sveltendo i lavori di Palazzo Madama, e toccano il punto centrale della vicenda: il Senato dovrà esaminare tra pochi giorni la legge regionale che la Camera sta approvando; sarà un dibattito che, a causa dell'ostruzionismo, risulterà basato in gran parte sulla procedura e sul modo di interpretare il regolamento, cioè affidato al presidente: il presidente, invece, si è dichiarato apertamente contro le Regioni. Altre fonti fanno notare che il regolamento del Senato consente più movimento all'opposizione e ai fautori dell'ostruzionismo di quanto non consenta il regolamento della Camera. Sono riserve molto serie. Ma insieme con le critiche, vi sono riconoscimenti ampi sul valore, la capacità di presiedere il Senato, i meriti indiscussi di Merzagora. E' quest'aspetto della situazione che fa sperare in una posizione meno drastica, al momento delle decisioni, dei socialisti e dei democristiani. E v'è anche l'interesse obiettivo di evitare che le dimissioni siano confermate in circostanze non comode per la maggioranza. Mentre i comunisti reclamano le dimissioni apertamente, le destre, con una solidarietà troppo « politicizzata », tentano di fare in maniera che di tutta la storia le spese vengano fatte dalla maggioranza di centro sinistra. E' troppo chiaro che ad una manovra politica così scoperta e cosi estranea alle ragioni delle sue dimissioni, il presidente del Senato non può prestarsi. Queste sono le cose essenziali. Poi vi sono voci, intrighi di corridoio e processi alle intenzioni non sempre fatti senza secondi fini. Mancano ancora parecchi giorni alla riapertura del Senato: è imprudente fare previsioni. Michele Tito
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