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Una novità americana nel concerto all'Auditorium Una novità americana nel concerto all'Auditorium Le «Structures sonores» di Lazarov dirette da Fulvio Vernizzi - Nel programma il "Concerto per violoncello" di Dvorak con Benedetto Mazzacurati Metà del concerto diretto ieri sera dal maestro Fulvio Vernizzi era occupata da una novità, le Structures sonores per orchestra, dell'americano Henri Lazarov, che si è perfezionato in Italia alla scuola di Petrassi. Ordinatogli dalla Università di California, questo pezzo ha vinto l'anno scorso il premio Città di Milano. E' scritto infatti con maestria e con varietà di accorgimenti strumentali, in un linguaggio alquanto composito, che affondando le radici principalmente nello stile berghiano, non disdegna l'apporto di numerose altre componenti, tra cui curiosamente frequente quella del primo Strawinsky, Io Strawinsky favoloso e pittoresco dell'Oiseau de feu. Il lavoro non sfugge a un rischio che del resto è al giorno d'oggi molto frequente: invece di esserci alla base una urgenza di contenuti espressivi che determinano di volta in volta la scelta di diversi procedimenti di scrittura, c'è, come punto di partenza, la sperimentazione di diversi procedimenti di scrittura, che evocano o simulano contenuti inesistenti. Le « strutture », di cui nel titolo, ci sono perciò formalmente; di fatto, la successione degli episodi che compongono i sei pezzi non si sottrae ad una certa impressione di gratuità. Egregiamente eseguito, il pezzo ha valso applausi al maestro Vernizzi e all'autore, applausi che poi si sono rinnovati con calore alla fine del concerto, dopo che Benedetto Mazzacurati ebbe terminato l'esecuzione del florido e romantico Concerto per violoncello di Dvorak. Vecchia e cara conoscenza dei torinesi, Mazzacurati è riapparso immutato, fedele al suo timbro strumentale un po' velato, particolarmente favorevole al registro acuto. Se mai, ancora maturato nella perfezione del fraseggio e nella interiorità veramente poetica dell'interpretazione. m. m. 4