È da cinque secoli che un Patriarca non veniva a Roma in visita al Papa

È da cinque secoli che un Patriarca non veniva a Roma in visita al Papa È da cinque secoli che un Patriarca non veniva a Roma in visita al Papa (Dal nostro corrispondente) Città del Vaticano, 26 ottobre. Per Atenagora, Patriarca di Costantinopoli e Capo spirituale della Chiesa ortodossa, le campane della Basilica vaticana si sono sciolte oggi a stormo, suonando « a doppio », come nella festività della Pasqua. All'» amatissimo fratello in Cristo » Paolo VI ha voluto fosse riservata una accoglienza di solenne letizia. Da più di cinque secoli non accadeva che un Patriarca di Costantinopoli giungesse a Roma e l'ultimo, Gregorio, che vi era arrivato nel 1451, lo aveva fatto per difficoltà che si opponevano alla sua giurisdizione più che per intenti propriamente ecumenici. L'aereo che recava Atenagora, messo a disposizione da Onassis. ha atterrato a Fiumicino poco prima delle 9,30. I cardinali Tisserant, Cicognani e Bea e i più alti dirigenti della Segreteria di Stato vaticana erano ad accogliere il Capo della « Chiesa sorella », una scorta straordinariamente rappresentativa per accompagnarlo al Vaticano, dove resterà fino a sabato pomeriggio, ospite personale di Paolo VI. nella torre di San Giovanni. Il patriarca ottantaduenne, alto e maestoso con la lunga barba bianca, tutti li ha abbracciati e baciati. Un'ora più tardi il corteo delle automobili inviate dal Vaticano per rilevare dall'aereo l'ospite tanto desiderato e con lui i quattro metropoliti Melitone di Calcedonio, Cirillo di Chaldeas. Crisostomo di Neo Cesarea, Maximos di Sardes e sei dignitari ha superato l'arco delle campane alle 10.28. Paolo VI era ad attendere al cancello centrale della Ba silica, rivestito della stola e della mazzetta rossa, simboli della sua giurisdizione sulla Diocesi romana e sulla Chiesa universale. Si sono fatti incontro l'un l'altro con le braccia aperte e si sono abbracciati a lungo, come fecero a Gerusalemme nel gennaio del 1964 e a Istanbul nel luglio scorso. La folla, pressoché nulla in piazza San Pietro, era invece numerosa all'interno del tem pio ed ha applaudito sema interruzione il passaggio dei due Capi religiosi, instancabili nel gesto della benedizio ne. La basilica era illuminata a festa, come si usa per le occasioni più importanti, con candelabri di cristallo pendenti a decine intorno alla cattedra di San Pietro, alle grandi arcate dell'abside e nella navata centrale. Atenagora e Paolo VI si sono inginocchiati all'altare del Sacramento, si sono soffermati in piedi dinanzi all'altare della Madonna (eppure anche qui era stato predisposto dai cerimonieri un inginocchiatoio), si sono nuovamente inginocchiati alla cripta che custodisce la tomba di San Pietro, davanti alla quale il Patriarca ortodosso ha acceso devotamente un cero. Poi hanno salito l'altare papale della Confessione, percorrendone il perimetro tra le acclamazioni, e si sono seduti in due poltrone perfettamente eguali. E' stato notato che Paolo VI ha ^soppresso per la circostanza ogni apparato che potesse suonare .in contrasto con un incontro di tanto significato religioso. Per un'ora e mezzo dall'alto della Confessione Paolo VI e Atenagora hanno presieduto la funzione di preghiera in comune, alternandosi in la¬ tino ed in greco, ripudiando pubblicamente le antiche divisioni, lo spirito di rivalità e di vanagloria. La « Preghiera dei fedeli », letta nelle principali lingue, conteneva una esortazione ai cristiani ad « essere operai di amore, di giustizia e di pace », ai Capi di Stato a lavorare « per una pace vera e concorde tra gli uomini e le nazioni ». Atenagora, esprimendosi in greco, ha letto un suo discorso per dichiarare di essere venuto a Roma « come un fratello verso un fratello ». Ha riconosciuto che la sede di Roma « è la prima per l'onore e l'ordine nell'organismo delle Chiese cristiane sparse nel mondo » e ha definito « pesante colpa » la divisione delle Chiese cristiane: « Sentiamo in questo momento eccezionalmente santo — ha affermato — il grido di sangue degli apostoli Pietro, e Paolo, la voce della Chiesa delle catacombe e dei martiri del Colosseo che ci invitano ad esaurire tutti i modi e tutti i mezzi per compiere l'opera santa incominciata, quella dell'unione della Chiesa divisa di Cristo ». Ha con¬ do diità ielle va ani re, ai per ra in orere un o ». de per nine dedine: en — di tro, esa arviodi ere ta, hieon¬ cluso: « E' solo nella carità che potremo purificarci da tutti gli elementi negativi che abbiamo ereditato dal passato... Creando nel vicendevole rispetto una mentalità nuova, quella della parentela, noi costruiremo in modo stabile e sicuro l'unione delle nostre Chiese nel Cristo Gesù, lui che è il Capo della Chiesa ». Paolo VI ha risposto in latino, rilevando che i tentativi per realizzare l'unione cristiana « non sono mai stati quanto oggi liberi da ogni elemento politico ». Ha aggiunto realisticamente: « Dobbiamo coraggiosamente proseguire e sviluppare lo sforzo da una parte e dall'altra quanto è possibile in contatto ed in cooperazione... Molto più che per mezzo di una discussione sul passato, è in una collaborazione positiva che noi arriveremo a sormontare quello che ancora ci separa... Il mondo di oggi in| vaso da una incredulità multiforme ci richiama anch'esso in marnerà imperiosa 11 bisogno della nostra unità ». Filippo Pucci mimi! uni Miniti iiimiiimimimmii

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Costantinopoli, Gerusalemme, Istanbul, Roma