Una speranza molto lontana

Una speranza molto lontana Una speranza molto lontana Il Papa Paolo VI, 265" successore del capostipite della Chiosa di Roma, San Pietro, ha ricevuto il Patriarca ecumenico Atenagora, che è a propria volta il 256" successore di Sant'Andrea, dal quale prende origine la Chiesa orientale. Andrea, che era fratello primogenito di Pietro, è detto anche il « Protocletos » perché fu il primo ad essere chiamato da Cristo, ed è per questo che gli ortodossi non intendono cedere ai cattolici né in dignità né in primato. A Paolo VI e ad Atenagora, abbracciatisi oggi per la terza volta dopo gli incontri a Gerusalemme nel gennaio 1964 e ad Istanbul nel luglio di quest'anno, si direbbe pertanto che si debba riconoscere una condizione di parità, quali primi Pastori della Chiesa di Cristo, in Occidente l'uno ed in Oriente l'altro. Costantinopoli, nei primi secoli, era infatti chiamata la seconda Roma, in senso alternativo e non gerarchico. La storia, tuttavia, ha modificato molto profondamente la situazione. A parte le scomuniche e gli scismi fra le due Chiese, quella romana è.rimasta unitaria, mentre quella ortodossa si è dissolta in una varia molteplicità di comunità religiose, ciascuna gelosissima della propria autonomia. Se il Papa di Roma è capo di seicento milioni di cattolici, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli esercita giurisdizione su cinque sole diocesi in Turchia, che comprendono, pare, meno di 200 nula fedeli. La sua autorità è puramente simbolica, di fatto è negata dai veri grandi patriarchi ortodossi, che sono quelli di Mosca e di Atene, Alessio e Geronimo. Sarebbe quindi improprio parlare degli incontri di Roma come di un vertice cristiano fra i Capi delle due più grandi confessioni mondiali. Atenagora rappresenta solo se stesso e la sua personale buona volontà di mettere pace fra le Chiese, ma gli ortodossi sono tutt'altro che concilianti. A Mosca, Alessio ha detto che quello di Roma è « l'incontro fra due illustri pellegrini: in nessun caso è da considerare una conferenza al vertice ». Geronimo, ad Atene, è stato anche più brusco: « L'audace iniziativa del Patriarca Atenagora tende all'asservimento degli ortodossi al Papa ». Come risposta alle sconfessioni dei due maggiori suoi concorrenti, Atenagora ha cancellato dal suo attuale itinerario ecumenico le due tappe di Mosca e di Atene, limitandosi a visitare i minori patriarcati di Sofia, Bucarest, Belgrado. Nel dialogo per l'unione fra le Chiese cristiane, Atenagora è quindi un interlocutore di modesta import anza, affatto isolato nella sua propensione favorevole verso i cattolici. Quando si recò a Gerusalemme ad incontrare Paolo VI, gli si mise alle costole il locale Patriarca Benediktos ' « ad vigilandum » che non eccedesse nell'acquiescemza al rappresentante della Chiesa di Roma. Il giorno che ricevette in dono da Paolo VI una croce pettorale già appartenuta a Giovanni XXIII, aumentò enormemente la diffidenza in cui già lo tenevano i suoi confratelli Patriarchi. A quanto sembra finora, i tentativi di approccio compiuti da Paolo VI con il mondo ortodosso ottengono regolarmente il risultato di attizzare i sospetti piuttosto che di conciliarne le simpatie. Quando il Papa decise di regalare alla Grecia un'insigne reliquia (niente meno che la testa di Sant'Andrea, che era conservata in San Pietro) l'arcivescovo di Atene mise in guardia le gerarchie ortodosse contro il « subdolo » gesto pontificio, che egli definiva « una trappola abilmente tesa »; pertanto diffidava i suoi metropoliti dal partecipare ai festeg¬ giamenti per l'arrivo della reliquia a Patrasso, dove a suo tempo venne crocifisso il « Protocletos ». Anche per motivi politici Atenagora è in sospetto. Il Patriarcato di Mosca — probabilmente per conto delle autorità sovietiche — lo considera una « longa manus » degli americani che per suo mezzo penserebbero di esercitare qualche influenza sulla Chiesa ortodossa. Il governo turco gli rende difficile . la vita nella stessa

Persone citate: Giovanni Xxiii, Paolo Vi, Patriarca