Le deposizioni dei testi al processo dell'ex vice presidente del Consiglio valdostano

Le deposizioni dei testi al processo dell'ex vice presidente del Consiglio valdostano scorso anno e sul suo capo pende un mandato di cattura che si articola in due accuse: omissione di atti di ufficio « per aver omesso e rifiutato di convocare il Consiglio regionale della Valle d'Aosta nella prima settimana dell'aprile 1966, ed entro i venti giorni della richiesta presentata il 28 mar- li prof. Giuseppe Montesano, a sinistra, e l'avv. Cesare Bionaz durante la deposizione al processo contro Renato Strazza in Corte d'Assise a Genova (Tel. Leoni). zo 1966 da più di un terzo dei consiglieri »; la seconda (ben più grave perché è punita dal Codice penale con la reclusione non inferiore ai dieci anni) è di attentato agli organi costituzionali « avendo aderito, con l'impedimento della riunione della assemblea regionale e la mancata convocazione dell'assemblea stessa a termini di legge, al desiderio illegittimo dei partiti che miravano allo scioglimento del Consiglio regionale da parte ~ del governo ». « Per quel che mi risulta — ha detto stamane il presidente della Corte d'Assise dott. Vito Napoletano — l'imputato pare si trovi in Jugoslavia e precisamente a Porto Rose ». La relazione del presidente ai giudici sui fatti del processo ha occupato metà udienza: poi sono stati sentiti i testi (dei 21 citati se ne sono presentati soltanto 11), quindi il dibattimento è stato aggiornato al 6 novembre. Seguendo il metodo cronologico, la relazione ha preso l'avvio dal maggio '65, allorché nella città di Aosta si vota per l'Amministrazione comunale (fino ad allora il « frontismo » prevaleva e l'opposizione era rappresentata dai democristiani, socialdemocratici, « campagnards » e liberali). Questa volta i partiti del centro-sinistra riportano un grande successo sicché, raggiunto l'accordo, democristiani, socialisti e socialdemocratici, chiedono di poter amministrare la città. Dopo il distacco dei socialisti, la coalizione formata da « Union » e comunisti è diventata una minoranza anche nell'Amministrazione regionale (16 voti contro 19), ma per conservare il potere essa escogita ogni possibile appiglio, tanto che la nuova maggioranza chiede invano la convocazione in seduta ordinaria del Consiglio regionale nella prima settimana dell'aprile '66. Dato che lo statuto speciale prevede anche la convocazione del Consiglio regionale in seduta straordinaria su richiesta di almeno un terzo dei consiglieri, il nuovo schieramento di centro-sinistra presenta la richiesta il 28 marzo 1966. Entro venti giorni il presidente del Consiglio regionale, che era allora l'avv. Oreste Marcoz, avrebbe dovuto provvedere in merito, invece si dimette e con lui anche il primo vice presidente, la signora Celeste Perruchon vedova Chanoux. Resta il secondo vice presidente. Renato Strazza, ma egli fa sapere di non voler tenere adunanze e chiede, anzi, lo scioglimento del Consiglio. A questo punto il « consigliere anziano » della de signorina Arlina Personettaz convoca di sua iniziativa i 19 rappresentanti della nuova maggioranza e con essi, alle 9 del 18 maggio '66, si presenta davanti all'ingresso del Palazzo della Valle. Ma la grande porta di vetro è chiusa e su di essa è affisso un cartello del presidente della Giunta regionale avv. Severi- I no Caveri: « La Giunta regio| naie ha deciso che, anche per 1 motivi di ordine pubblico, nei | giorni 17 e 18 maggio 1966, Renato Strazza, l'ex vice presidente valdostano processato (Telef.) gli uffici dell'Amministrazione regionale rimangono chiusi ». Primo teste chiamato a deporre è stato il prof. Giuseppe Montesano, attuale presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta. Montesano — Ero tra i 19 consiglieri che attesero un'ora e venti muniti davanti alla porta del Palazzo della Valle. Sulla porta c'era un cartello che annunciava la chiusura degli uffici. Presidenta — Quella mattina lei vide Renato Strazza? Montesano — Sì, era dietro la porta dì vetro. Il secondo teste, l'avv. Cesare Bionaz, presidente della Giunta regionale, ha deposto sulla stessa circostanza. Presidente — Vide l'avv. Severino Caveri? Bionaz — Non lo vidi ed escludo che quella mattina fosse con Renato Strazza. Al consigliere unionista Pietro Fosson il presidente ha chiesto se v'è qualche ragione che possa limitare l'accesso dei consiglieri agli uffici dell'Amministrazione regionale. Fosson — Lo escludo, salvo motivi imprevedibili. Presidente — E' evidente. Ad esempio se scoppiasse la peste... Mi dica allora se il cartello affisso sulla porta di vetro portava la firma autografa dell'avv. Caveri. Fosson — Non ricordo. Comunque la sua fu una saggia decisione perché in quei gior ni gli animi erano riscaldati e poteva succedere qualcosa di grave. L'udienza s'è conclusa con l'escussione degli ultimi tre testi (il consigliere Franco Balestri, l'ex assessore Mario Androne e il consigliere Ma ria Perruchon) e l'invito rivolto dal presidente al prof. Giuseppe Montesano di far pervenire alla Corte il famoso cartello (o la sua fotocopia) affisso sulla porta di vetro del Palazzo della Valle. I giudici vogliono accertare se lo stesso portava o no la firma autografa di Seve rino Caveri. Filiberto Dani In Assise a Genova le vicende che turbarono la Regione nel 1966 Le deposizioni dei testi al processo dell'ex vice presidente del Consiglio valdostano L'imputato, il comunista Renato Strazza, è riparato in Jugoslavia - Deve rispondere di omissione d'atti d'ufficio é di attentato agli organi costituzionali - Si era rifiutato di convocare il Consiglio Regionale - dopo la vittoria del centro-sinistra - Interrogati il presidente, avv. Bionaz, e il prof. Montesano - Il dibattito rinviato al 6 novembre (Dal nostro corrispondente) Genova, 26 ottobre. - Le sconcertanti vicende politiche che nella primavera del '66 turbarono la Valle d'Aosta sono state rievocate oggi alla Corte d'Assise di Ge nova, nella prima udienza del processo a carico di Renato Strazza, allora vice presidente del Consiglio regionale della Valle, che di quelle vicende fu uno dei protagonisti. Il processo si svolge nella nostra città per « legittima suspicione », Renato Strazza, 43 anni da Padova, è un ex agente di pubblica sicurezza che si convertì al comunismo quando vi fu l'attentato a Togliatti. E' latitante dal maggio dello

Luoghi citati: Aosta, Genova, Jugoslavia, Jugoslavia - Deve, Padova, Valle D'aosta