Rievocata la sparatoria di corso Agnelli a Torino

Rievocata la sparatoria di corso Agnelli a Torino Aperto II processo In Assise Rievocata la sparatoria di corso Agnelli a Torino - ^^^^ - -\ J ; . Nel dicembre '63 banditi in auto aggredirono un fattorino che trasportava 7 milioni e mezzo - I due presunti autori del « colpo» negano e dicono: «La polizia ci ha estorto le confessioni» E' cominciato ieri alla Corte d'Assise di Torino il processo contro Gianfranco Bronzi, 30 anni, di Torino; Salvatore Fici, 26 anni, di Marsala e Gianfranco Veronese, 25 anni, di Rovigo, accusati di due rapine. Altri dieci imputati a piede libero per reati minori saranno giudicati in un successivo processo. Il Bronzi e il Fici furono arrestati il 4 ottobre 1966 dalla « mobile » di Milano, insieme con Giovanni Comoglio, 34 anni, di Ivrea' e Alberto Belletti, 29 anni, di Torino, perché aspettati di rapine in alcunj banche e per aver predisposto un assalto ad una banca di Rho. In seguito fu fermato anche il Veronese. Durante gli interrogatori, il Comoglio e il Belletti riuscirono a dimostrare di non aver partecipato ad alcuna rapina, ma ammisero di aver udito il Bronzi e il Fici che si vantavano di due « colpi » compiuti a Torino. Il primo avvenne la mattina del 13 dicembre 1963, ai danni di Giovanni Pigella, fattorino della ditta «Beone», che era andato in banca, su una « 500 », a prelevare le paghe degli operai, 7 milioni e 300 mila lire. Al ritorno, in corso Agnelli, la « 500 » fu bloccata da una « 1100 ». Ne scesero tre banditi, il Pigella fuggì a piedi ma fu raggiunto e percosso a sangue, anche con il calcio d'una pistola. Intervennero alcuni dipendenti della ditta « Stobbia » e uno dei rapinatori sparò tre colpi molto bassi: uno dei soccorritori rimase ferito alla caviglia da una scheggia del gradino del marciapiede. Il Pigella, comunque, riuscì a trattenere la preziosa borsa. La seconda aggressione venne compiuta il 30 gennaio 1964, vittima Giovanni Bottacco, uomo di fiducia di un'impresa di riscaldamento. Era in corso Rosselli in attesa del filobus, quando uno sconosciuto gli si avvicinò, \o sbilanciò con una spinta e gli strappò la borsa con 600 mila lire; poi fuggì su un'auto che lo attendeva. Alla «mobile» di Milano Bronzi, Fici e Veronese confessarono, ma davanti al giudice istruttore, a Torino, ritrattarono tutto, dicendo di essere stati percossi e minacciati. Ieri hanno ripetuto le gravi dichiarazioni che, se risultassero false, si ripercuoterebbero su di loro con una accusa di calunnia. « Nella questura milanese — hanno raccontato Bronzi e Fici — siamo stati percossi, ci hanno interrogali per giorni interi senza darci da mangiare, ma in compenso ci hanno dato da bere. Legati su un tavolaccio, siamo stati costretti e ingurgitare dai 7 agli 11 litri di acqua. Ce la rovesciavano in gola con un imbuto ». Veronese, invece, ha detto: « Io non ho bevuto, ma sono stato picchiato ». Il dott. Bonsignore, della « mobile » di Torino, che collaborò con i colleghi milanesi, esclude categoricamente qualsiasi violenza. Viene ascoltato un funzionario della « mobile » milanese, il dott. Venezia, che definisce « assurde e funtasti- Salvatore Fici, da sinistra ed in alto, e Gian;ranco Bronzi al banco degli imputati ieri a Torino che» le accuse dei tre Imputati. «Debbo precisare — dice il commissario — che le confessioni furono spontanee. Tra l'altro noi, a Milano, non sapevamo nulla delle due rapine commesse a Torino e certi particolari non avremmo neanche potuto immaginarli. Per questo, in un secondo tempo, chiedemmo la Collaborazione di un collega di Torino, appunto il dott. Bonsignore». La difesa solleva alcune eccezioni. « Il giudice istruttore — osservano gli avvocati Gabri, Dal Piaz e Ledda — inviò copta degli atti alla Procura della Repubblica di Milano per far luce sulle accuse mosse alla polizia. Prima di continuare questo processo, dobbiamo almeno sapere se si è aperta un'istruttoria e a che punto è giunta». La corte ha convocato per stamane alcuni sottufficiali ed agenti della « mobile » milanese che parteciparono agli interrogatori dei tre accusati di rapina, g. a.