Il buon senso ha prevalso

Il buon senso ha prevalso Il buon senso ha prevalso II « caso » della Zanzara è finalmente avviato a conclusione. Il rischio di vederlo riapparire nelle aule della Corte d'appello di Genova e, poi, nelle aule della Corte di Cassazione, invischiando la scuola in nuove polemiche e sottraendo alla doverosa concentrazione richiesta dagli studi il preside e gli studenti del liceo Panni, si è dissolto. Davvero, bisogna rallegrarsene, e molto per la giustizia e per la scuola. Con il ritirare l'appello che era stato presentato dalla Procura Generale di Milano contro la sentenza d'assoluzione pronunciata nella primavera dello scorso anno dal Tribunale di quella città, il Procuratore Generale presso la Corte d'appello di Genova ha fatto un uso quanto mai illuminato, per saggezza ed opportunità, del potere conferitogli dall'art. 206 del codice di procedura penale. Questo dispone, infatti, che il pubblico ministero può rinunciare all'« impugnazione proposta » sino al giorno fissato per la relativa discussione. Nell'ipotesi in questione ci sarebbe .«tato tempo sino all'll dicembre, ma, altret tanto saggiamente ed opportunamente, il Procuratore Generale di Genova ha preferito non attendere oltre: revocando l'appello con forte anticipo, ha evitato il crearsi di tensioni pericolose, di. distrazioni nocive, di spese inutili. Ora toccherà alla Corte d'appello di Genova il compito di prendere atto della rinuncia ed applicare l'art. 209 del codice, il quale impone al giudice di emettere in camera di consiglio l'ordinanza di inammissibilità dell'impugnazione rinunciata. A rigore, tale ordinanza sarebbe suscettibile di ricorso per cassazione, ma nessuno pare in grado di averne interesse: non gli imputati che già sono stati assolti, non il pubblico ministero che ha ritirato il gravame. Certo, il caso si direbbe privo di precedenti. Di solito, a revocare l'impugnazione è lo stesso ufficio del pubblico ministero che l'ha proposta oppure l'ufficio di grado superiore. Questa volta, in seguito alla rimessione del procedimento di appello da Milano a Genova, la competenza a disporre dell'impugnazione è passata dall'ufficio di Milano che l'aveva presentata, all'ufficio di Genova che la doveva portare in udienza. Nulla da eccepire, comunque, sulla piena regolarità dell'operato del Procuratore Generale. La rimessione disposta dalla Corte di Cassazione il 30 giugno dello scorso anno ha tolto ogni competenza ai magistrati di Milano e l'ha trasferita, tutta intera, ai magistrati di Genova. Il risultato raggiunto può sembrare, a prima vista, sconcertante: proprio la rimessione del processo d'appello richiesta alla Corte di Cassazione dalla Procura Generale di Milano ha impedito a quest'ufficio di tenere in piedi sino alla fine l'appello proposto! In realtà, è il sistema che ha funzionato in modo assai migliore del previsto, dimostrando di possedere risorse, cioè garanzie, insospettate. Così, quel provvedimento della Corte di Cassazione che ci aveva tanto deluso ed allarmato lo scorso anno si è rivelato, alla lunga, propizio, sia pur inconsciamente: se il processo fosse rimasto a Milano, molto probabilmente il giudizio d'appello e poi il ricorso per cassazione sarebbero stati incitabili. Non si dimentichi, infine, per maggior tranquillità degli eventuali critici, che la sentenza assolutoria del Tribunale di Milano era stata appellata sia dalla Procura della Repubblica sia dalla Procura Generale: ebbene, il primo dei due appelli era stato quasi subito ritirato dalla stessa Procura della Repubblica di Milano, vale a dire dall'ufficio; che, anziché archiviare la denuncia iniziale, aveva messo in mòto il meccanismo processuale. Ponendosi sulla medesima linea, il Procuratore-Generale di Genova si è reso artefice d'un consapevole e benemerito atto di coraggio, che va segnato all'attivo della magistratura italiana, a brevissima scadenza dall'episodio altrettanto coraggioso dei magistrati di Sassari. Sono raggi di luce che confortano a sperare nell'amministrazione della giustizia. Giovanni Conso Marco Sassano, a sinistra, Claudia Beltramo Ceppi e Marco De Poli, gli studenti del Liceo Parini che furono al centro della vicenda del giornale scolastico (Tel.)

Persone citate: Claudia Beltramo Ceppi, Giovanni Conso, Marco De Poli, Marco Sassano, Parini