La Francia pone condizioni per l'ingresso di Londra nel Mec di Sandro Doglio

La Francia pone condizioni per l'ingresso di Londra nel MecParigi isolata alla riunione del Lussemburgo La Francia pone condizioni per l'ingresso di Londra nel Mec Il ministro De Murville dichiara: «Per entrare nella Comunità, l'Inghilterra dimostri di avere un'economia stabile ed una moneta solida » (la sterlina dovrebbe rinunciare ad essere una moneta di riserva) Gli altri 5 Paesi auspicano immediate trattative - L'intervento di Fanfani in favore dell'adesione inglese (Dal nostro Inviato speciale) Lussemburgo, 23 ottobre. Alla, seduta dei ministri degli Esteri del Mec, riuniti da oggi a Lussemburgo per discutere l'ammissione degli inglesi, Italia. Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo si sono espressi a favore. La Francia ha posto invece condizioni che a prima vista appaiono estremamente dure, quasi impossibili a soddisfare: Parigi pretende che la Gran Bretagna, per dimostrare di essere pronta a entrare nel Mec, riporti la stabilità nella propria economia e che la sterlina diventi una « moneta nazionale », rinunciando cioè a essere una moneta di riserva. Il pessimismo diffusosi negli ambienti europei, e soprattutto fra i molti osservatori inglesi a Lussemburgo, è tuttavia mitigato dalla considerazione che per la prima volta il ministro gollista non ha semplicemente affermato che l'Inghilterra non è « matura » per entrare, ma ha posto delle condizioni perché Londra dimostri di esserlo. Potrebbe essere — si rileva — l'Inizio di un dialogo: lungo, difficile, ma dialogo. D'altra parte ci si deve domandare fino a che punto Couve De Murville potrà imporre ai pariners del Mec di far proprie le condizioni di De Gaullc: 10 si dovrebbe sapere forse già domani. La riunione dei ministri dei sei Paesi è cominciata nel tardo pomeriggio, presenti i responsabili della politica estera dei vari governi. La delegazione italiana è guidata da Pantani (che per venire da Roma a Lussemburgo, causa la nebbia, ha dovuto fare scalo quattro volte, cambiando altrettanti aerei). La discussione è stata iniziata dal nostro ministro: « L'Italia — ha detto solennemente Fanfani — conferma il suo pieno favore a una risposta affermativa alla domanda di adesione della Gran Bretagna. dell'Irlanda, della Danimarca e della Norvegia ». Accogliere questi Paesi nel Mec, ha continuato 11 ministro, significa rispettare lo spirito dei trattati di Roma, convalidare l'opera già svolta e facilitarne la prosecuzione. « L'allargamento della Comunità renderà migliori le dimensioni del Mercato Comune, creando condizioni economicamente più favorevoli agli investimenti, al progresso tecnologico, alla produzione, agli scambi, ai consumi. Rafforzandola economicamente, l'allargamento metterà la Comunità, anche come entità politica, in migliore condizione di fronte agli altri Paesi », per ogni negoziato e anche per quel « dialogo intereuropeo » sulla cooperazione, lo sviluppo e la sicurezza, che si è ormai profilato all'orizzonte. I problemi non mancano, ha aggiunto Fanfani. Sarebbe imprudente nascondersi che l'allargamento potrà recare non soltanto vantaggi ma anche difficoltà. Ma non c'è nulla di insormontabile, gli stessi sei Paesi hanno conosciuto difficolta analoghe, a Londra non manca la buona volontà. Prevenendo le richieste francesi, il nostro ministro degli Esteri ha poi ammesso l'opportunità che i Sei individuino, « disponendo i necessari incontri », gli ostacoli da superare. Questo concetto è stato poi ripreso da tutti gli altri ministri; l'olandese Luns e il belga Harmel hanno tuttavia precisato che la discussione preliminare a sei non deve andare al di là di novembre o dei primi di dicembre. Fanfani ha aggiunto, prima di concludere: « Sarà il negoziato con i Paesi candidati che porterà all'intesa sui mezzi per riportare le iniziali anomalie alla normalità della vita e dell'azione comunitaria», eventualmente adottando periodi transitori e misure speciali. « A nome dell'Italia » ha infine detto Fanfani, «esprimo voto favorevole all'inizio dei negoziati». Sulla stessa linea sostenuta dal rappresentante italiano si sono tenuti gU altri ministri degli Esteri, alcuni dei quali — come 11 tedesco Brandt — sono entrati nei dettagli delle eventuali discussioni che i Sei debbono fare tra loro prima d'iniziare il negoziato con l'Inghilterra. Ma era evidentemente su Couve de Murville che si puntavano i riflettori, dalle sue dichiarazioni si attendeva in sostanza la soluzione all'interrogativo: entrerà la Gran Bretagna nel Mercato comune? La rispo-. sta è stata negativa, seppure non cosi rigida come si poteva temere: almeno sulla carta — e nella misura In cui i cinque altri Paesi reagiranno — esiste una possibilità che la situazióne si sblocchi. Couve de Murville ha concluso il suo intervento con una frase che par quasi' un gioco di parole: «L'adesione della Gran Bretagna sarà possibile quando sarà effettivamente possibile ». In effetti il ministro francese ha negato che la Francia sia contraria per principio all'ingresso di Londra nella Comunità: « Non cerchiamo di guadagnare tempo, ma vediamo la questione in maniera realista », ha aggiunto. Per Couve, nel 1963 l'Inghilterra non era matura per entrare nel Mec. Per dire se oggi è matura, i Sei devono anzitutto « sapere dove si vuole andare ». La Comunità ampliandosi cambierà vòlto: quale aspetto avrà? « Sì corre il rischio di andare verso un'unione commerciale invece che verso una unione economica », Il Mercato comune deve pretendere che la Gran Bretagna abbia una « economia stabile » e una « moneta solida », ha detto De Murville, citando a più riprese lo stesso Wilson, « perché Londra possa accedere al Mec. La bilancia inglese dei conti deve quindi essere in pareggio e la sterlina deve diventare moneta nazionale come lo è la nostra ». Al tempo stesso i Sei, secondo il ministro francese, devono imporre all'Inghilterra e agli altri Paesi che bussano alla porta, di accettare l'organizzazione doganale già, esistente, la politica agricola comune, i Trattati di Roma articolo per articolo. Una prima reazione alle « condizioni » poste da Couve de Murville si è avuta dall'olandese Luns, che ha preso la parola in fine di seduta: il problema della sterlina come moneta di riserva, ha detto, non riguarda soltanto il Mercato comune, e deve essere risolto in altra sede. Sandro Doglio

Persone citate: Brandt, Couve De Murville, De Murville, Fanfani, Pantani