I sorprendenti sviluppi dell'agricoltura cuneese

I sorprendenti sviluppi dell'agricoltura cuneese Tutti i settori sono in fase di espansione I sorprendenti sviluppi dell'agricoltura cuneese Nella « Provincia granda » vengono allevati 550 mila bovini, 200 mila suini, 50 mila ovini e 25 milioni di polli - Imponente la produzione di frumento, vino, latte e uova Saluzzo è diventata in pochi anni uno dei maggiori centri di conservazione ed esportazione frutticola - Le iniziative per migliorare le coltivazioni nelle zone montane (Nostro servizio particolare) 1 Cuneo, 23 ottobre. L'agricoltura nella provincia di Cuneo sta compiendo progressi sorprendenti. Saluzzo è diventata, in pochissimi anni, il terzo o quarto centro italiano di conservazione ed esportazione frutticola, ma vari altri settori sono in fase di espansione. La « Provincia granda » ha 600 mila abitanti. Sulla sua superfìcie di 690 mila ettari (51 per cento di montagna, 27 di collina e 22 di pianura) vengono allevati 550 mila capi bovini (nel 1938 erano 290 mila), 200 mila suini, 50 mila ovini, e 25 milioni di polli, tacchini, oche, anatre ecc. Nella tabella delle produzioni vendibili, è al primo posto la carne bovina (400 mila quintali per un valore di quasi 20 miliardi di lire); il secondo posto è conteso fra il pollame (altri 400 mila quintali) e il frumento. Seguono a una certa distanza il latte e le uova, con valori di 8 miliardi, la frutta, le carni suine, l'uva, le patate, i cavoli, e altri prodotti. Col geom. Gullino della Camera di commercio, il dott. Carlo Rossi dell'Ispettorato dell'agricoltura e altri esperti, abbiamo percorso la campagna da Cuneo a Saluzzo ad Alba e abbiamo visto lo sforzo degli allevatori, assecondati dagli enti provinciali, per migliorare le stalle, selezionare e aumentare il bestiame. Il confronto fra il bestiame dì razza piemontese e quello di razza frisona si sta risolvendo a favore della razza nostrana meno lattifera, ma senza rivali per la qualità della carne. Infatti un vitello piemontese di 15 giorni costa 150 mila lire, mentre un vitello di razza frisona si può avere per 35-40 mila lire; e da una mucca piemontese destinata al macello si possono ottenere 250 mila lire, mentre la frisona vale meno di 100 mila lire. Queste cifre vengono confermate ogni settimana ai grossi mercati di Alba e di Cuneo, dove affluiscono compratori dalla Liguria, dall'Emilia e dalla Lombardia. La qualità superiore dei bovini piemontesi dovrebbe essere dichiarata anche nelle macellerie con un cartello che garantisca la vendita di vitello di razza piemontese ai prezzi correnti di 2500 e 2800 lire il chilo; e con una conseguente riduzione dei prezzi per la carne di vitelli di altre razze meno pregiate é meno costose. Il ribasso del prezzo del latte, che era di 70 lire nel 1965, 67 lire'nel 1966 e quest'anno 55 lire, è un duro colpo per gli allevatori, tanto che vengono commentate le notizie e le interrogazioni dell'on. Sabatini e del sen. Battaglia circa l'importazione di latte pastorizzato di origine francese che verrebbe a costare ai nostri caseifìci soltanto 56 lire il chilo, grazie a un presunto « premio » di esportazione o « di qualità » concesso da Parigi ai suoi allevatori La questione, a quanto pare, è all'esame della commissione della Comunità europea. Dicono, a Cuneo, che la provincia produce tanta carne bovina da alimentare due milioni di persone; e aggiungono che altri due milioni possono nutrirsi con i polli del Cuneese. Lo sviluppo degli allevamenti di pollame ha avuto una fase acuta, poi un rallentamento, ma ora gli stabilimenti, perfezionati e meglio organizzati, danno una produzione in continuo aumento. Vari complessi lavorano a ciclo completo. Producono il mangime, affidano pulcini e mangime agli agricoltori; quindi ritirano i polli di un chilo o un chilo e mezzo e li lavorano nei « macelli ». Gli animali passano in una catena di lavorazione: vengono sottoposti allo storditore elettrico, dissanguati, lavati a 50 gradi, spennati (con un « bagno di cera » l'operazione si compie in pochi minuti), sbudellati, raffreddati, pesati, incassettati. La produzione sale a cifre altissime: uno stabilimento di Genola. in agosto, mese di punta, ha macellato 1200 quintali di polli al giorno, circa 60 mila capi. Le uve e i vini prodotti nella provincia non avrebbero bisogno di essere ricordati: il Barolo, il Barbaresco, il Moscato, il Dolcetto, il Nebbiolo, la Barbera provengono dalle zone classiche delle Langhe, da Alba a Dogliani a S. Stefano Belbo e sono conosciuti e apprezzati da tutti, ma quest'anno entrano in vigore le disposizioni di legge per il riconoscimento dei vi- ni garantiti e controllati. I viticoltori delle zone del Barolo, d'I Barbaresco e del Moscato hanno già denunciato le aree di coltivazione, e stanno denunciando la produzione vinicola. Fra pochi giorni la conosceremo con esattezza. Per altri vini, Dolcetto, Nebbiolo e Barbera sono in corso le pratiche per ottenere il riconoscimento di vini garantiti. La provincia di Cuneo non dimentica, però, che più di metà del suo territorio è costituito dalle 14 valli alpine. dove i problemi sociali ed economici hanno altri aspetti. Qui bisogna trattenere la popolazione e aiutarla perché tragga dalle risorse locali il necessario per una vita accettabile. L'Azienda autonoma studi e assistenza alla montagna, della Camera di commercio, e l'Ispettorato forestale, stagno realizzando iniziative ardite, che modificano profondamente le condizioni della gente alpina. Vengono costruiti impianti di irrigazione a pioggia che, come quello di De¬ monte, rendono fertili centinaia di ettari, triplicando la produzione di foraggi e la consistenza del patrimonio bovino (a Demonte ne usufruiscono 200 aziende); vengono aperti Centri di orientamento nei quali esperti tecnici assistono gli agricoltori con visite settimanali; si costituiscono Caseifici cooperativi che ritirano il latte dei produttori (a 62 lire il litro) e ne fanno formaggi o lo rivendono ai centri di consumo. La Scuola-convitto della valle Stura accoglie schiere di giovani dopo la terza Media e impartisce un'istruzione professionale. La Scuola provinciale di agricoltura montana esperimenta le colture foraggere dell'istituto alpino di Sauze d'Oulx Il geom. Bignami, direttore dell'Azienda Studi della montagna, ci ha accompagnati con una campagnola, su per una vertiginosa strada «di servizio », alle prese d'acqua per l'irrigazione, ai 1200 metri di Arpiola, dove sono stati piantati, dalla Forestale, 700 mila larici e abeti per rimboschire i pendii esposti alla corrosione delle acque. E' qui, nelle alte valli alpine, che, col rimboschimento e le arginature dei torrenti, si comincia a difendere la pianura dalle alluvioni. e- ^Argentera 1 PASCOLI-BOSCHI :' 2 FRUTTICOLTURA-ZOOTECNIA-PATATE 3 ZOOTECNIA E CEREALICOLTURA DI PIANURA 4 VITICOLTURA-ZOOTECNIA-FRUTTICOLTURA v s 5 CEREALICOLTURA E ZOOTECNIA DI ALTA COLLINA I Massai mm tammo****, \ - «. mm ;--r -ìt it v, r ir w- mm mi vt: r'ì II'Ll'l'n'ii ■utili

Persone citate: Barbera, Bignami, Carlo Rossi, Gullino, Massai, Nebbiolo, Sabatini