Dalida voleva morire d'amore di Francesco Rosso

Dalida voleva morire d'amore UNA «STELLA» DISPERATA E CORAGGIOSA NEL MONDO DELLA CANZONE Dalida voleva morire d'amore Ha ripreso a cantare, con grande successo, anche le canzoni di Luigi Tenco; ma il suo volto bellissimo e drammatico è segnato dalla sofferenza, i suoi pensieri sono mutati - «Lo amavo fino a voler morire. Pensavo di poter disporre di me, mi sono accorta che ognuno di noi appartiene a tutti» - Ha una visione nuova della vita, ha scoperto la cultura: «Quelli che riescono a tornare da così lontano, cercano un bagaglio più cospicuo» - Nel suo lavoro mette un serio impegno professionale, ma non ha illusioni: «Il successo è un treno senza destinazione» - Per ora vive senza progetti per il futuro: «Ogni giorno porta con sé nuovi esami da sostenere» (Dal nostro inviato speciale) Parigi, ottobre Conversazione con Dalida, nella sua casa alta sulla collina di Montmartre. Bei mobili, oggetti rari, libri scelti. Sul tavolo, una Divina Commedia col segnalibro, farse intenzionale, al Canto V dell'« Inferno », il disperato amore di Paolo e Francesca. E nell'ambiente raffinato lei, Dalida, in un corto abito rosso, di fiamma, e negli occhi una strana luce, come se ancora guardasse verso un altro mondo. La sua voglia di morire, da cui si è salvata per miracolo, è il sottofondo della nostra conversazione; ne parliamo a lungo, senza mai pronunciare la parola suicidio. Luigi Tenco è lì, fra noi, e non solo per il suo volto mesto riprodotto sulla copertina di un disco. Il successo non le bastava, non l'appagava? « Che cos'è il successo? Ciò che lo è per altri, non lo è per me. Nel nostro mestiere non si è mai degli arrivati, è come se fossi su un treno senza destinazione con alcuni fedeli che mi accompagnano. Bisogna che nelle stazioni intermedie altri salgano, sempre più numerosi, e che nessuno scenda mai. E' tremendo ». Quando canta, quando la vedo alla televisione, ed an¬ che ora, noto in lei una espressione sofferente, come una disperazione senza rimedio. « Non le so risponi dere perché; comunque, non è un atteggiamento fittizio, una posa. Ognuno di noi riflette i suoi stati d'animo; i miei non sono allegri, e non posso nasconderli ». Se dal suo matrimonio con Lucien Morisse le fosse nato un figlio.' pensa che avrebbe potuto renderla felice? « Usare i se ed i ma per ciò che è accaduto, non serve a nulla. Come potrei dirle se sarei stata felice? Finché le cose non accadono non si sa nulla. Tornare indietro, dire se avessi saputo, se avessi capito, è impossibile. Come dire mai per ciò che si farà, o si pensa di fare, domani; ogni giorno porta con sé nuovi esami da sostenere, ed io non so se sono preparata ad affrontarli e superarli ». Quali rapporti ha col suo ex marito? « Lucien e sua moglie sono i miei migliori amici. In questi casi, quando ci si divide, può nascere l'odio, o la comprensione. Con Lucien sono stata sposata due mesi, ma vivevamo insieme da sei anni, e ci capivamo. Lui e sua moglie mi hanno aiutata molto in quel momento ». Della sua tentazione di morire lei ha dato due versioni. La prima: era stanca. annoiata dalla vita. « E' falsa, mai detto una cosa simile ». La seconda: era disperata per la morte di Luigi Tenco. « Questa sola è la ragione vera ». Lo amava tanto, pensava di sposarlo? «Lo amavo fino a voler morire. Sposarlo? E che importanza ha? Ciò che conta a questo mondo è volersi bene, comprendersi, aiutarsi ». Interpreta ancora canzoni di Luigi Tenco? « Si, all'Olympia ho presentato, in traduzione fatta da me, " Lontano, lontano " ». Ha. avuto successo? « Non lo so. Vede, ci sono categorie di canzoni belle con successo, e di canzoni belle senza successo. Quelle scritte da Luigi appartengono, forse, a questa seconda categoria; sono, tutte intensissime, come testo e come musica ». Pensa che un momentaneo insuccesso possa giustificare il disperato gesto di Tenco? « Non posso risponderle, non so che cosa sia passato nella mente di Luigi in quel momento. Ha lasciato scritto perché voleva morire, più di quello non so. Ma voglio dirle questo: che il gesto di Luigi serva a qualcuno, a qualcosa. So che lo ha fatto con quell'intenzione, non per la delusione della sua canzonetta misconosciuta. Vede, c'è sempre qualcuno disposto a consigliare pazienza, a dire che nella vi- ta bisogna anche saper soffrire. Bene, se davvero queste sofferenze devono arricchirci interiormente, soffriamo, ma non oltre certi limiti ». E' giovane, bella, ricca, ammirata e adulata; pensa j di potersi ancora innamorare? « Quale domanda! E come risponderle? Non ci penso, ecco; per il momento, una simile eventualità è fuori dai miei interessi. Vivo coi miei famigliari, con i libri .epe amo, lavoro molto, mantengo i contatti col pubblico. Che cosa possa accadere ih avvenire, non sò ». Era un' appassionata di cruciverba e libri gialli; lo è tuttora? « Le parole incrociate mi distendono. Libri gialli non ne ho mai letti, ero una patita di fantascienza. Ora non più; ho scoperto gli autori che hanno qualcosa da dirmi con la filosofia ed i trattati sulle religioni ». E quale filosofo ha scelto? «Teilhard de Chardin ». Non ha scelto il più facile. « Non è molto accessibile, certo, ma in determinati stati d'animo si arriva a comprendere anche gli autori più complessi. Teilhard de Chardin mi affascina per il suo sforzo di armonizzare scienza e fede; lo hanno messo all'Indice per qtrsto, mi pare ». Credo lo abbiano riabilitato; ma come spiega questo repentino passaggio dalla fantascienza, cioè dall'inverosimile, alla filosofia? « Credo non ci sia nulla da spiegare. Questo desiderio di letture, diciamo impegnative, forse era latente in me prima che fossi tentata di andarmene per sei.-, pre, ed è esploso dopo. Io non so dirle se tutti quelli che riescono a tornare da così lontano, si buttino poi sulla filosofia e sulla religione, come a cercare un sostegno; per me è stato così. Vede, io penso che ci sia un tempo ed un modo per ogni cosa che facciamo. Quando ho voluto andare via avevo un solo rammarico; me ne andavo con una valigia quasi \uota. Conosco tanto poco di questo mondo. Ed ora cerco di arricchirmi di conoscenza, per avere un bagaglio più cospicuo ». A che pensava in quel momento, sola con se stessa e la sua determinazione ad andarsene? « Ecco, pensavo alla mia determinazione. Eppoi, ero certa di poter disporre interamente di me. Invece no; io non mi appartengo, come lei non si appartiene. Non le so dire se ciò sia giusto o ingiusto, ma ho capito che ognuno di noi appartiene a tutti. Ma lo so ora. In quel momento desideravo soltanto andar via, per sempre, pur pensando a mia madre, ai miei fratelli, che amo intensamente. Mah!... ». Perché era tanto determinata ad andarsene? « Ma davvero lei crede che l'amore non possa giustificare anche il desiderio di morire? Non è mai stato inna¬ morato lei? Non l'amore qualunque, m'intenda, la passione bruciante destinata a spegnersi a scadenza più o meno lontana. No, era qualcosa di più complesso. Creando il mondo, Dio ha compiuto un gesto d'amore verso di noi; bene, io volevo andare da Lui prima del mio tempo. Non mi voleva, evidentemente, perché mi ha risospinta qui ». Riconciliata con ciò da cui voleva fuggire? « Ma, sì, riconciliata con tutto, e la gente mi ha aiutata molto a guarire da quella voglia di andarmene. Dalla Francia e dall'Italia ho ricevuto migliaia di lettere; non uno che mi chiedesse perché lo avevo fatto, mi rimproverasse il mio gesto. Tutti mi. raccontavano le loro sofferenze per consolarmi delle mie. Ho capito che non sono la sola. Perciò, tiriamo avanti. Ma ora, basta di ciò, parliamo d'altro ». Parla un italiano perfetto, toscaneggia persino; ha ancora la cittadinanza italiana? «No, sono diventata francese quando ho sposato Lucien Morisse; poi, ho qui il mio lavoro, gli impegni maggiori. Mia mamma ed i miei fratelli sono rimasti italiani ». Pensa qualche volta al Cairo? « Sì, con la nostalgia per l'adolescenza e le cose di quegli anni felici. Sono nata e cresciuta là, e qualcosa mi è rimasto di quella città ma tutto è lontano, sfumato nella memoria ». Le piace vivere a Parigi? « Oh sì, come se ci fossi nata e cresciuta, è la città che mi ha dato tutto, e continua a darmi tutto ». Programmi per il futuro prossimo? « Domenica concludo le mie tre settimane all'Olympia. Poi serate di gala a Nizza, Marsiglia ed in Corsica, sempre nei teatri. Qui non usa esibirsi nelle sale di ballo. Tornerò a Roma per Partitissima, e per incidere alcuni dischi, ai primi di novembre. Il mio impresario ha poi in mente una tournée nei teatri di tutta Italia, vuol tentare qualcosa come all'Olympia di Parigi. Non so come andrà a finire ». E' tardi, mi pare affaticata, e deve prepararsi per lo spettacolo. Ritengo opportuno andarmene. « No, rimanga ancora un pòco ancora un whisky, poi se ne va. Non è venuto a vedermi all'Olympia? Venga domani sera». Il volto di.Luigi Tenco è sempre fra noi, spicca sulla copertina del disco con un'espressione che sa di morte. Dalida nasconde il suo, bellissimo, affilato e sofferente, fra i lunghi capelli imbionditi. Non sì ritorna da dov'è stata, e fu un ritorno miracoloso, con l'animo disposto alla gaiezza. La saluto. Sulla porta, stringendomi la mano, ripete: « Venga a vedermi all'Olympia; terrei al suo giudizio sulla canzone di Luigi; Lontano, lontano ». Francesco Rosso Dalida è una cantante che affronta con appassionato impegno tutte le sue interpretazioni (Telefoto)