È morto il conte Dalla Torre
È morto il conte Dalla Torre Diresse per quarant9 anni «*VOsservatore SI amano» È morto il conte Dalla Torre Aveva 82 anni; dall'inizio del secolo militava nel movimento cattolico - Benedetto XV gli aveva affidato il giornale del Vaticano; lo resse nei decenni tempestosi del fascismo e della guerra (Nostro servizio particolare) Roma, 18 ottobre. E' morto ieri sera in Vaticano il conte Giuseppe Dalla Torre, per quarant'anni celebre e battagliero direttore dell'Osservatore Romano. Dai primi del secolo era una delle più influenti personalità del movimento cattolico. Aveva 82 anni e dal 1961. quando rimase vedovo, era frate professo dell'Ordine di Malta con il grado di « bali di giustizia ». Pur seguendo la regola religiosa, viveva appartato nella modesta abitazione vaticana dove aveva trascorso lunghi anni. Sino a qualche mese fa, appariva gagliardo e diritto, ogni giorno faceva una passeggiata nei giardini vaticani o raggiungeva il suo ufficio di direttore emerito all'Osservatore Romano. Poi, colpito da un male incurabile, il conte fu immobilizzato a letto: passava le giornate aisorto nella preghiera mentale perché, spesso, non riusciva a parlare. La sua scomparsa ha destato dovunque cordoglio. Paolo VI ha inviato subito un messaggio autografo alla famiglia e domattina officerà la consueta Messa in suffragio del conte Dalla Torre. Il presidente Saragat ha espresso, in un telegramma, la propria partecipazione al lutto del congiunti ricordando « la j figura di eminente uomo di cultura e di giornalista e la nobile esistenza spesa al servizio di altissimi ideali ». Fra gli altri messaggi, giunti dall'Italia e dall'estero, quelli del presidente del Consiglio, on. Moro, del ministro degli Esteri, Fanfani, del segretario di Stato, Card. Cicognani, dell'on. Rumor. Nato a Padova, da famiglia patrizia, il 19 marzo del 1885, il conte Dalla Torre entrò a soli 18 anni nel giornalismo come corrispondente dell'Unità Cattolica di Firenze. La sua tempra si impose ben presto: aveva idee nuove per quei tempi, si preoccupava della «questione sociale» piuttosto che della « Questione romana ». Si laureò nel 1909 in giurisprudenza discutendo la prima tesi italiana sul diritto aereo internazionale, argomento quanto mai avveniristico al principio del Novecento. A 25 anni diventò direttore del nuovo quotidiano cattolico La libertà. Sin da allora impresse al movimento cattolico quella « svolta » che, abbandonando la contestazione temporale, doveva risolversi nella partecipazione alla vita politica del paese. Questa scelta politica il Dalla Torre introdusse nell'Unione popolare dei cattolici, della quale fu' presidente a 27 anni Attraverso polemiche e battaglie, costituì l'Azione cattolica di cui fu nominato presidente nel 1915 da Benedetto XV: Luigi Sturzo ne era segretario. Fu la premessa del Partito popolare fondato nel dopoguerra. Contemporaneamente il conte fu chiamato da Benedetto XV a dirigere L'Osservatore Romano, del quale era amministratore. « Non sarà un canonicato », gli disse il Papa. Per quarant'anni, infatti, non fu un canonicato. Sono rimaste celebri le polemiche con il fascismo, prima e dopo i Trattati Lateranensi. Le sferzate de L'Osservatore Romano proseguirono contro il nazismo e, in più occasioni, provocarono incidenti fra il Vaticano e Hitler Durante l'occupazione nazista di Roma, lo studio del conte Dalla Torre fu il ritrovo « vaticano » di esponenti della lotta clandestina: per questo contributo il conte ebbe la medaglia della Resistenza. E un giorno ricevette la tessera di partigiano ono rario del gri'ppo clandestino « Morelli », organizzato dai comunisti. La conservava con cura anche se diceva scherzando: « La tengo perché non si sa mai». Con Pio XII il conte Dalla Torre non ebbe rapporti altrettanto stretti come con Benedetto XV e Pio XI. Nel 1960 si compi il suo ciclo: Papa Giovanni, che voleva dovunque «portare aria fresca », affidò l'organo vaticano a Raimondo Manzini, nominando il conte direttore emerito. Le sue posizioni, ormai, erano Inadeguate al tempi. Tuttavia pochi mesi do po, nel luglio del 1960, sconfessò il governo Tambroni. 1. f.
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