Una commedia di costume al Sant'Erasmo di Milano
Una commedia di costume al Sant'Erasmo di Milano Inaugurata la nuova stagione del Teatro Una commedia di costume al Sant'Erasmo di Milano E' «La ragazza di Stoccolma» di Alfonso Leto, che ha vinto ex aequo l'ultimo premio Riccione - L'ha allestita, con la regìa di Ruggero Jacobbi, la nuova compagnia del Teatro moderno (Dal nostro inviato speciale) Milano, 16 ottobre. Di solito, gli autori italiani 0 11 premiano o li rappresentano. Raraimente, chissà perché, l'una e l'altra cosa insieme. Ma capita. E' il caso della Ragazza di Stoccolma di Alfonso lieto: quest'estate ha vinto, ex aequó con La congiura dei magistrati di Vincenzo de Mattia, il premio Riccione, stasera ha inaugurato la stagione del Sant'Erasmo. L'ha allestita, con la regìa di Ruggero Jacobbi, la nuova compagnia del Teatro moderno diretta da Salvato Cappelli. Alfonso Leto, che ha ora 47 anni, non è alle prime armi come uomo di teatro. Ma è la prima volta che giunge alla ribalta con una commedia in cui ha potuto mettere a frutto le sue esperienze giovanili d'autore, prestando anche un orecchio a quel teatro di costume che una decina d'anni fa, e anche meno, ha cominciato ad attecchire sui nostri palcoscenici non senza influsso del neorealismo cinematografico, La tecnica e il dialogo richiamano 1 lavori di Guido Rocca, di Brasati, di Patroni Griffi; la materia ricorda una commedia di Callegari che ebbe il suo quarto d'ora di celebrità, Le ragazze bruciate verdi. Siamo infatti nell'ambiente delle cosiddette « squillo » che Renata, un'intraprendente vedovella, accoglie e sfratta in un lussuoso appartamento romano dietro il paravento di più rispettabili professioni; Anche Kàrin, la giovane svedese che dà il titolo alla commedia, faceva parte del grappo. Ma non compare in scena: quando l'ignaro Marcello, uno scrittore senza successo, e senza quattrini che si. è incapricciato, di lei... .irrompe, pei* cercarla, la ragazza è già tornata in patria. Al suo posto c'è ora la giovanissima Rica, che è la vera protagonista della vicenda. Marcello chiede e ottiene di rimanere in quella casa, proprio nella stanza che fu già di Karin, tra le valigie e gli abiti in disordine di lei. Ricompenserà Renata con l'aiuto.di un ricco e gioviale americano che egli ha conosciuto ai tavolini di via Veneto. Che cosa insegue Marcello? Le tracce di un amore perduto e, insieme, la speranza di raggiungere un giorno Karin a Stoccolma. Ma intanto affonda in quel fango, al punto che finisce con l'accettare il denaro che Rica, innamoratasi profondamente di lui, riesce a carpire all'americano. Tuttavia Marcello non partirà per la Svezia. Il gesto di Rica -ha ridestato la sua coscienza assopita. Uscirà, forse, da quel viluppo, e con lui Rica. Il lieto fine è appena adombrato nello spettacolo e tanto più discretamen:s in quanto il testo originale prevedeva una conclusione tragica. Ma rimane il pessimismo: Renata annuncia l'arrivo di colei che sostituirà Rica, la ruota del vizio continuerà, purtroppo, a girare. La commedia è abile, anche troppo: le macchiette di due suore americane, che perseguitano il loro connazionale per portarlo dal Pontefice, appartengono, come alcune corrive battute, a un repertorio di facile effetto. Ma la pittura, e la denuncia, di una società che ha perso ogni ritegno è vigorosa ed efficace. Lo « storico » di questa società è lo stesso Marcello: con un tocco di attualità, La ragazza di Stoccolma è anche la storia di una commedia che Marcello viene scrivendo sotto gli occhi dello spettatore. Lo spettacolo risolve disinvoltamente le difficoltà di una commedia poco adatta a un teatro a scena centrale e, salvo nel mutato finale, rende abbastanza merito agli indubbi pregi di essa. Paola Quattrini è una Rica verosimile e saporita, Mario Valdemaro un Marcello un po' spento, Aldo Giuffré un azzeccatissimo americano. Sono stati assai applauditi con Liana Trouché (Renata), Paolo Fattorini, la Piaz e la Ricci. E insieme, anche l'autore e il regista. Alberto Blandi
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