«Vietnam, guerra senzafronte» asciutto documentario di Perrone di Alessandro Perrone

«Vietnam, guerra senzafronte» asciutto documentario di Perrone SULLO SCHERMO «Vietnam, guerra senzafronte» asciutto documentario di Perrone Il film non intende prendere parte nella contesa: esamina i fatti e li presenta allo spettatore, perché ne tragga un giudizio (Vittoria) Vietnam, guerra senza fronte, realizzato da Alessandro Perrone (con la collaborazione dei bravi operatori Vittorugo Contino e Aristide Massacesi) è un « ritratto » del conflitto nel SudEst asiatico di vivida efficacia, e non ci riferiamo a quel tanto di brutale che ogni documentario di guerra porta con sé e sul quale troppi reporter cinematografici insistono per cattivarsi il pubblico avido di sensazioni, ma a qualità più autentiche di struttura, equilibrio e compendiosita. Quantunque denudate con mano ferma, le atrocità della guerra — di quella guerra che trae motivo di nuovo sgomento dalla disparità dei mezzi e delle mentalità — non sono mai fine a se stesse, non fanno mai spettacolo: in altre parole ci sembra che Perrone abbia saputo evitare, cosi nelle immagini come nel commento (asciutto e sommesso), lo scoglio del generico e quindi della rettorica. Tanto è vero che l'interesse non cala quando dalla esposizione dei fatti si passa all'indagine delle cause, e in uno scorcio retrospettivo che interrompe la prima si accenna alla sconfitta di Dien Bien-fu, che segnò la fine del dominio coloniale francese in Indocina, quindi alla conferenza di Ginevra del 1954 e finalmente ai motivi che determinarono l'intervento degli Stati Uniti e l'odierno conflitto. Il film non entra nel merito ideologico della contesa; ma certa mente dispone lo spettatore atten:o a trarre da sé le conclusioni. Amare conclusioni: che se j anche la guerra è a modo i suo un « dialogo », non si ve¬ de come si possano mai con-, ciliare, sia pure in termini di lotta, da una parte la strapotenza e dall'altra l'astuzia, la tenacia individuale che sempre si riforma. Guerra « senza fronte », è appunto detta; « guerra brutta, sporca, cattiva » la definisce un ferito americano; il senso mescolato dell'orrore e dell'assurdo è la prima lezione I che scaturisce da questa scabra cronaca, che peraltro alterna le visioni più cruente (lo sbarco dei marines dopo 1 bombardamenti navali e aerei, il rastrellamento delle buche ove si annidano i vietcong, gli agguati nella giungla, il suicidio del bonzo tra le fiamme, e tante altre) con sequenze riflessive sui rapporti non sempre facili tra americani e indigeni, o descrittive dei varil e spesso contrastanti aspetti di Saigon; e ciò senza disunirsi, senza perdere il filo di una significazione etnica che aiuti a meglio comprendere il carattere « paradossale » di quella guerra in cui hanno tanta e cosi dolorosa parte donne e bambini, e trappole e frecce avvelenate contrastano con la fantascienza armata. La cronaca non dovrebbe concludere, ma appena interrompersi. Tuttavia nessuno farà carico agli autori di questo equanime e avvincente documentario (a colori, con inserti in bianco e nero, girati da operatori vietcong), di averci voluto lasciare con un'immagine di ordine sentimentale, quella di due soldati, un bianco e un negro, che tendono le mani ad alcuni piccoli vietnamiti. Che tale simbolo dell'indivisa umanità si avveri presto, è la speranza del mondo civile. 1. p. 4 Immagine di un campo trincerato in «Vietnam, guerra senza tronte*. il film-documentario di Alessandro Perrone

Persone citate: Alessandro Perrone, Aristide Massacesi, Perrone, Vittorugo Contino

Luoghi citati: Dien Bien-fu, Ginevra, Indocina, Saigon, Stati Uniti, Vietnam