La polizia ferma un legale di Sassari dopo la perquisizione nel suo ufficio di Gigi Ghirotti

La polizia ferma un legale di Sassari dopo la perquisizione nel suo ufficio La lotta al banditismo In Sardegna si estende in tutti gli ambienti La polizia ferma un legale di Sassari dopo la perquisizione nel suo ufficio Ieri mattina il dott. Gavino Piras, 35 anni, è convocato con un conoscente in Questura: poco dopo il capo della « Criminalpol» annuncia il loro fermo, senza precisare i motivi delj provvedimento - Mercoledì la «Squadra mobile» aveva interrogato per tutta la notte il professionista, mentre gli agenti rovistavano nel suo studio a Sassari e nella sua abitazione a Sennori - L'avvocato era il difensore del bandito Atienza (amico del noto fuorilegge Mesina) che fu ucciso in uno scontro con i «baschi blu» in giugno (Dal nostro inviato speciale) Cagliari, 12 ottobre. Colpo di scena nelle indagini della polizia in Sardegna. Ieri il legale sassarese Gavino Piras (Baingio per gli amici) fu rilasciato con mille scuse dopo essere stato, l'altra notte, svegliato in albergo, qui a Cagliari, e accompagnato in Questura « per un controllo », « per una mera formalità», «per qualche chiarimento ». Mentre i funzionari lo interrogavano a Cagliari, a Sassari gli agenti della Squadra Mobile si occupavano di rovistargli lo studio, uno studio tra i più centrali della città, davanti al Palazzo di Giustizia. Sembra che la curiosità degli investigatori si appuntasse sulla macchina da scrivere usata dal Piras: fu provata l'efficienza della tastiera, smontato il carrello. Altri agenti, a Sennori, il paese natale del Piras, si occupavano di rovistare nei suoi cassetti e negli armadi. Stamane il dott. Piras è tornato in Questura. Ma non più a piede libero. Ieri l'ispettore Guarino disse che non si era trattato di un « fermo », ma stasera, nel riceverci nel suo ufficio, il capo della Criminalpol in Sardegna ci ha dichiarato senza mezzi termini che il dott. Piras è in stato di fermo, e con lui è anche il suo amico Antonio Ballore, pure sassarese e « compare » del Piras. I legami di « comparatico » in Sardegna sono molto vivi e lasciano immaginare stretti rapporti, che investono tutti gli aspetti della possibile collaborazione tra due uomini e due famiglie. Guarino ha rifiutato di precisare i fatti che sarebbero alla base di questo duplice fermo. Ha soltanto annunciato che, trascorse le quarantotto ore legali, chiederà la convalida del provvedimento al giudice. S tra una settimana si vedrà: o l'arresto o il rilascio. II dott. Piras e il suo amico Ballore stamane erano sul punto di ripartire per Sassari quando un maresciallo della Mobile cagliaritana li ha avvicinati e invitati a seguirlo in Questura. Che c'era dunque di nuovo? Le ricerche effettuate ieri a Sassari e a Sennori non sono state dunque infruttuose. Il dott. Piras (impropriamente chiamato « avvocato »: lo sarà, malgrado i suoi 35 anni, appena l'anno yenturo) avrebbe oggi dovuto presentarsi in Tribunale, qui a Cagliari, per una causa. Se oggi si collega il suo nome alle vicende del brigantaggio sardo, è perché nel suo recente passato c'è il patrocinio, spontaneamente offerto, ad uno sciagurato personaggio di questo dramma: il giovanissimo Miguel Atienza (il suo vero nome è però un altro), che fu ucciso nel giugno scorso, durante una furibonda sparatoria, nel Supramonte di Orgosolo, in località Fundales. In quell'occasione, i « baschi blu » (il reparto specializzato nell'antiguerriglia che presidia, praticamente, il Nuorese) lasciarono sul terreno due morti, un agente rimase gravemente ferito. La sparatoria durò otto ore. Il giovane Atienza non era solo. Con lui, accerchiato nel folto di una macchia, c'era anche il più celebre brigante dell'isola: Graziano Mesina. Occorre fare un po' la storia di questa strana amicizia tra il Mesina e il sedicente Atienza, uno scappato di casa, spagnolo fuggito in Francia, e poi fuggito da Parigi per trovare rifugio nella Legione straniera, e poi fuggito anche dalla Legione straniera, e riparato in Sardegna, dalla Corsica, sopra un canotto di gomma. Sbarcato sulla Costa Smeralda, il ragazzo si impadronì deu'automobile di un turista straniero, e venne catturato, pochi giorni dopo, a Cagliari. Per aspettare il processo, fu mandato a Sassari, e qui fece conoscenza, in carcere, con il Mesina. Due « teste calde », dunque. Sembravano nate per comprendersi, ma uno era spa¬ abbmf gnolo e ignaro persino della nostra lingua, inoltre non aveva nemmeno vent'anni; aveva davanti a sé soltanto qualche mese di carcere da scontare, per il furto d'auto. Il Mesina, agguerrito, esperto conoscitore dell'isola, aveva davanti a sé 37 anni di galera da fare. L'11 settembre dell'anno scorso Mesina evase dal carcere di S. Sebastiano, nel centro di Sassari, in pieno giorno, nel momento culminante del passeggio domenicale. Con lui fuggi anche l'amico Atienza. Entrambi poi si diedero alla macchia, ricevettero nel loro rifugio silvestre amici, parenti, fotografi e intervistatori. E avvocati, naturalmente. Quando Mesina e Atienza vennero circondati in località Fundales, i due si difesero rabbiosamente: però il Mesina pi'-, che l'Atienza, come è logico. L'Atienza deve avere avuto un momento di perplessità e di sgomento; e infatti gli agenti che circondavano i due banditi udirono chiaramente un confabulare del più giovane con l'altro. Le scariche di mitra degli agenti colpirono l'Atienza. Mesina raccolse sulle spalle il corpo dell'amico morto e fuggì per i boschi. Il cadavere fu ritrovato alcuni giorni dopo, chiuso in un sacco, in un luogo che Mesina stesso aveva indicato, perché gli si potesse dare sepoltura. La curiosità degli investigatori deve essersi spostata anche sul giovane procuratore del defunto Atienza, il dott. Piras, ricco di famiglia, scapolo, e piuttosto conosciuto nell'ambiente giudiziario per la caratteristica di accettare le cause di clienti assai poveri o, comunque, non in grado di pagarsi un difensore di fama. Si può così immaginare come il suo « fermo » sia in relazione alle attività di latitanti, i quali animano le Ale del banditismo. E' forse la prima volta, in Sardegna, che l'indagine sul fenomeno si trasferisce dalla società pastorale all'ambiente forense, e questo è un fatto che ha suscitato enorme impressione. Gigi Ghirotti Agenti in borghese della «Criminalpol» perlustrano i boschi nella zona dove è stato rapito il dr. Deriu (Tel. Ansa) 1M i 111M1111M M1M1111