I Comuni in polemica con Preti per la proposta riforma tributaria

I Comuni in polemica con Preti per la proposta riforma tributaria Al Consiglio mm ascio a ale dell'Anci I Comuni in polemica con Preti per la proposta riforma tributaria I sindaci, riuniti a Roma, sostengono che la riduzione di poteri fiscali è in contrasto con la Costituzione - Il ministro afferma: le imposte di consumo e di famiglia sono antiquate; il nuovo sistema risanerà la finanza locale - Repliche di Petrucci e di Grosso (Nostro servizio particolare) Roma, 10 ottobre. I temi attualissimi della riforma tributaria e delle imposte di consumo sono stati oggi affrontati dal consiglio nazionale dell'Associazione nazionale dei comuni italiani. Gli amministratori di alcune delle maggiori città italiane — dal dott. Petrucci, sindaco di Roma, al prof. Grosso, sindaco di Torino — hanno ribadito le loro perplessità circa il progetto di legge delega presentato dal ministro Preti alle Camere. Essi lamentano la riduzione di effettivi poteri che ne deriverebbe per i comuni, in seguito alla forte contrazione delle entrate fiscali, e sostengono che ciò è in contrasto con le norme della nostra Costituzione. A molte di queste critiche ha risposto, nel pomeriggio, il ministro Preti intervenendo ai lavori del consiglio dell'Anci. « La riforma — ha precisato — prevede che vengano soppressi numerosi tributi comunali, tra cui l'imposta di famiglia e le imposte di consumo, che nel 1966 hanno dato un gettito complessivo di 703 miliardi. Rimangono in vita tributi minori, che complessivamente rendono 85 miliardi. Le province vedono praticamente soppresse quasi tutte le loro entrate fiscali dirette (più di 130 miliardi), mentre rimane la tassa per occupazione spazi e aree pubbliche (meno di un miliardo) ». A questo punto Preti ha tirato le somme. Nel 1966 comuni e province hanno avuto le seguenti entrate: 919,6 mi- liardi di tributi; 284,8 di compartecipazioni; 398,6 di mutui a pareggio dei disavanzi di parte corrente. Hanno incassato in totale 1603 miliardi Per effetto "del nuovo ordinamento i comuni e le province, sempre facendo riferimento al 1966, avranno le seguenti entrate: vecchi tributi non soppressi 85 miliardi; tributi di nuova istituzione (imposta patrimoniale sul reddito, imposta monofase sui consumi e imposta sugli incrementi patrimoniali) 766 miliardi; compartecipazioni non soppresse 81 miliardi; risparmio spese di istruzione, sicurezza e giustizia 160 miliardi. Il totale ammonta a 1092 miliardi. Lo Stato, pertanto, dovrà integrare le entrate comunali e provinciali nella misura di 510 miliardi, attraverso il meccanismo previsto dall'articolo 13 del disegno di legge per la riforma tributaria. Con questa integrazione statale, ha" concluso Preti, la finanza locale potrà dirsi sanata. Preti ha quindi ribadito la razionalità della soppressione delle imposte di consumo e dell'imposta di famiglia, ormai antiquate e di esazione troppo costosa. « Se invece ci si preoccupa perché l'accertamento dell'imposta è stato demandato allo Stato, ci si deve chiedere se sia-ragionevole che due enti facciano separatamente accertamenti sul medesimo reddito, arrivando sovente a conclusioni diverse e se non sia invece meglio, come è previsto dalla legge, che essi collaborino ad un unico accertamento ». Il Ministro ha concluso, sollecitando la collaborazione di tutti in vista di eventuali modifiche dell'art. 13. La cosa peggiore sarebbe rinviare la riforma alla prossima legislatura, col rischio di perdere altri anni preziosi. Dopo le repliche dei sindaci Petrucci e Grosso, è stato deciso di affrontare giovedì, in un incontro fra Preti ed i rappresentanti dell'Anci, l'esame dei punti più controversi- ar. ba.

Luoghi citati: Roma, Torino