L'on. Pieraccini parla a Torino di economia e programmazione

L'on. Pieraccini parla a Torino di economia e programmazione Al Comitato regionale e aH'Assotiaxione Piemonte-Italia 1 L'on. Pieraccini parla a Torino di economia e programmazione Il ministro ha affermato che le previsioni del piano si sono rivelate esatte - Il reddito nazionale quest'anno aumenterà del 5,7 70, gli investimenti dell'll, il più forte incremento dal 1960 - Nel Mezzogiorno (il cui sviluppo non deve danneggiare quello del Nord, ma integrarlo) sono necessarie iniziative in nuovi settori, come l'aviazione e l'energia nucleare - L'intervento deN'on. Fella Il ministro per il Bilancio e la Programmazione, on. Pieraccini, ha presieduto ieri a Torino una riunione del Comitato regionale per la programmazione, alla Camera di commercio, ed ha parlato sull'attuale situazione economica alla associazione « PiemonteItalia ii. Erano presenti al Comitato regionale 11 prefetto dr. Caso, il presidente della Provincia avv. Oberto, il sen. Magliano, il dr. Vitelli e il dr. Bodrato. Il presidente,prof. Renacco, ha salutato il ministro e gli ha illustrato le linee dello schema del piano di sviluppo. L'on. Pieraccini ha detto che ci troviamo a un momento decisivo per la politica di piano, il cui sviluppo si rivela analogo a quello dell'economia italiana: « Le nostre previsioni sull'aumento del reddito si sono rivelate prudenti: parlavamo del 5 per cento annuo e nel '66 tu del 5,5, mentre per il '67 sarà del 5,7 e per il '68 non meno di certo. Dicevamo che saremmo giunti a mille miliardi di pubblico risparmio: nel '66 furono solo 277, ma quest'anno sono 1030. Anche gli investimenti sono saliti dell'll per cento, toccando la cifra massima dopo il '60. L'occupazione ha invertito la tendenza a diminuire, dopo sei anni, ed è già aumentata dell'I,2 per cento ». La semplice politica degli incentivi non è sufficiente, ha aggiunto il ministro. Purtroppo s'è visto che anche alcuni grandi investimenti non hanno avuto nel Sud successo operante «perché troppo spesso rimasero isolati». Ecco perciò la proposta di un'azione coordinata tra operatori economici ed enti pubblici, che impegna il Governo a fare uso degli strumenti necessari: « Ma per realizzarla occorre un'articolazione regionale del piano, divenuto legge soltanto a fine luglio, e che entra ora nella fase decisiva. Siamo a una grande svolta politica: per la prima volta nella storia d'Italia, la voce di tutte le regioni si alza per determinare lo sviluppo del paese ». E' indispensabile che entro l'anno tutti i progetti siano pronti, per essere poi discussi dal Comitato interregionale della programmazione, dove avverrà il coordinamento: « Avete di fronte un duro lavoro, affidato al vostro senso di civismo. Questi sono anni di impostazione e di rodaggio, ci troviamo a compiere un'esperienza nuova e senza precedenti alle spalle ». A « Piemonte-Italia » l'on. Pieraccini ha ricevuto il benvenuto del presidente on. Pella, accolto dall'ing. Nasi e dall'ing. Bono, e dalle autorità cittadine. Egli ha ribadito in quella sede i concetti espressi nella riunione precedente, riferendosi ai dati della relazione previsionale presentata al Parlamento: « Dal documento risulta che il piano non era quel " libro dei sogni " che qualcuno pensava. Caratteristica del '66, le spese statali in forte aumento: maggiori investimenti pubblici e appoggio alle imprese, accanto al maggior risparmio. Le entrate sono salite del 15 per cento (anche per la pressione fiscale) e le uscite del 9. Le spese correnti in aumento dell'8 per cento, gli investimenti pubblici del 43. In particolare l'incremento per macchinari e trasporti è del 19 per cento, per le costruzioni del 5-6 per cento ». Certo, ha concluso il ministro del Bilancio, non bisogna essere troppo pessimisti né ottimisti: « La relazione pone problemi gravi, in una situazione positiva. Nel quinquennio precedente al piano, gli investimenti nel Sud rappresentavano il 25 per cento, nel '66 il 26,5 e nel '67 il 30. Ma adesso bisogna ar rivare al 40 per cento programmato. E' chiaro comun que che lo sviluppo del Sud non deve danneggiare il Nord, bensì essere un'integrazione a vantaggio di tutta la nazione, che è oggi una delle prime dieci potenze industriali del mor 'o. Siamo a una svolta che impone una nuova mentalità a tutti, a cominciare dal Governo. Anche contro gli interessi privati e di categoria, perfino dei partiti. Dobbiamo resistere alle pressioni, anche elettorali. La stessa opposizione deve comprendere che la sua azione deve essere or¬ mai diversa, con una critica che ponga delle alternative. E anche imprenditori e sindacati devono collaborare al programma di investimenti e di sviluppo; le stesse organizzazioni sindacali devo no saper decidere quando oc corre lo sciopero e quando l'azione per accrescere invece il numero dei lavoratori, oggi disoccupati: non per imposizione dall'alto, ma del la propria coscienza ». L'on. Pella ha ringraziato il ministro, dicendosi «sicuro che parecchie sue esortazioni trovano consezlenti i lavoratori intellettuali e no, qui convenuti ». E' seguito un dibattito, al quale hanno partecipato l'on. Mussa Ivaldi, il sen. Bosso, il sen. Magliano, il sindaco di Biella, il comm. Ramella, l'assessore dr. Dotti e il dr. Calieri, presidente della Cassa di risparmio. Rispondendo a tutti, l'on. Pieraccini ha dichiarato tra l'altro che nel Sud l'occupazione deve realizzarsi non solo per le vie convenzionali (che presentano altri inconvenienti: vedi Alfa Sud e relative polemiche), ma con forme produttive nei settori nuovi, come l'aviazione e l'industria nucleare, anche per « non diventare un paese vassallo di altri ». b. a.

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