In Austria c'è troppa indulgenza per i criminali nazisti e tirolesi di Giovanni Giovannini

In Austria c'è troppa indulgenza per i criminali nazisti e tirolesi PERCHE I TERRORISTI DELL'ALTO ADIGE RESTANO IMPUNITI In Austria c'è troppa indulgenza per i criminali nazisti e tirolesi Rajakovitch, il capo SS che sterminò gli ebrei olandesi, ha ottenuto il sequestro del libro che lo denuncia; Klotz e Bùrger sono stati assolti a Linz, tra gli applausi della folla, per gli attentati in provincia di Bolzano - Sono due aspetti di uno.stesso fenomeno inquietante: pochi assassini, una minoranza fanatica di complici, una maggioranza benevola od apatica - Il governo di Vienna ha assunto degli impegni con l'Italia, ma non sa imporne l'esecuzione alle autorità subordinate - E' un atteggiamento dannoso anche per l'Austria, isolata in Europa (Dal nostro inviato speciale) Vienna, ottobre. Gli assassini sono fra noi, il libro in cui Simon Wiesenthal traccia il bilancio dei suoi 23 anni di caccia ai più grandi criminali nazisti, sta diventando un best-seller in tutto il mondo: in Austria, nel paese dove lo scrittore vive, non può essere venduto. Erich Rajakovitch, l'uomo nel quale l'Olanda ravvisa il massacratore di 110 mila suoi cittadini ebrei, e del quale invano chiede da anni l'estradizione, si' è sentito toccato nel suo onore da certe pagine dedicategli da Wiesenthal ed ha chiesto il sequestro del volume: la polizia l'ha concesso subito, indipendentemente da qualsiasi giudizio sulla fondatezza della domanda. Le autorità sì strìngono nelle spalle: « E' la legge austriaca». In base a questa legge, ad un popolo intero è risparmiato per chissà quanto il fastidio di una documentazione serrata sui maggiori e sempre liberi as¬ sassini della storia. Wiesenthal non può essere letto, l'ex SS ObersturmifUhrer — tutto fiero di una pericolosa e misteriosa scappatina in Jugoslavia — può indire una conferenza stampa (anche se finita male). Rajakovitch è libero e ricco; è ancora un bell'uomo, elegante oggi in grisaglia come ieri in uniforme nera. Il libro è sequestrato ma il messaggio resta. Il titolo ritorna alla mente di continuo, martellante. Quel distinto signore seduto non lontano al caffè, non è uno dei grandi sterminatori nazisti? E quel tracagnotto non è Klotz, il responsabile di quasi tutti gli attentati in Alto Adige, giudicato da una Corte italiana degno di 26 anni di prigione, e colpito dall'Austria con un blando domicilio controllato a Vienna? E quei giovani studenti non sono gli apostoli dì Burger e della sua dottrina sulla ineluttabilità di continuare fino in fondo la guerra, del tritolo? Assassini dì ieri, di oggi. di domani, sì mescolano, circolano, spesso impudentemente. Peccato che la polizia sia riuscita a convincere il pubblicista-terrorista Drexler a rinunciare al comizio che voleva tenere ieri davanti al municipio della capitale: i bravi ^sarebbero venuti numerosi con in tasca i loro giornali tipo Wiener Montag, per i quali Burger è il profeta, Klotz l'eroe, l'Alto Adige destinato a tornare austriaco attraverso l'autodeterminazione (o anche, leggi tra le righe, la violenza). Pazienza, di comizi del genere ce ne sono stati tanti a cominciare da quello che inaugurò questa estate rovente del 1967 quando, il 1" giugno, Burger e soci si proclamarono davanti al Tribunale di Linz terroristi nel passato, nel presente e nel futuro, e la giuria li assolse, ed il pubblico li applaudì con delirante entusiasmo (il mondo sbigottì, l'Austria ne ebbe un danno immenso, il P. M. dovette decidersi ad interporre appello). 11111M11111 [ IH11111111111111111111111111111 IIIMIMI E vale la pena di ricordare l'altro comizio televisivo del 20 giugno, quando, prima e dopo Norbert Burger lanciato nelle sue consuete e dissennate dissertazioni, comparvero nella stessa trasmissione i volti di autorevoli rappresentanti dei due grandi partiti — popolare e socialista — a cominciare da quello di Kreisky. (Il quale disse poi ài non essere stato al corrente degli altri partecipanti, ma l'elenco era noto dalla vigilia: e sono queste leggerezze ad alimentare l'equivoca atmofera austriaca: cinque giorni dopo, cadevano i quattro finanzieri italiani a Cima Vallona). Certo — ed il rivelarlo mi sembra tanto ovvio da apparire banale — il « partito» degli assassini e dei loro sostenitori più o meno aperti non costituisce che una esigua minoranza: ma esiste, e questo basta a destare un senso al tempo stesso di orrore e di stupore. Ed il fatto che un popolo civilissimo tolleri o subisca la pazzia di pochi, ispira un disagio insopportabile, in ogni momento della giornata, in ogni ambiente. Con la gente comune, a portare il discorso sul terrorismo si ha la chiara impressione di dare fastidio: « Ha ragione — è di solito la risposta — ma l'Italia ha la colpa di non voler concedere il giusto in Sudtiro- 10 ». Più in alto, i responsabili democristiani della polìtica, come il cancelliere Klaus o il ministro degli Esteri Tonde, o dell'opposizione socialista tcome Kreisky o Pittermann) ripetono in buona fede la loro condanna}'del terrorismo^, a dimostrazione del fatto che non si tratta di un giudizio platonico, citano i provvedimenti austriaci, dall'invio delle truppe sulla frontiera accanto ai poliziotti, alla taglia di un milione e 250 mila lire emessa giorni addietro. Si tratta effettivamente di due misure concrete, anche se l'intervento dei militari non ha portato a grandi risultati sia per le difficoltà obiettive del loro compito sia per certe limitazioni: di notte, mi dicono, le pattuglie vengono ritirate « per evitare incidenti con gli italiani », ed i, terroristi sono liberi di muoversi attraverso montagne che conoscono come le loro tasche. Forse, dato l'ambiente al quale è soprattutto rivolta, avrà più effetto la taglia di 50 mila scellini. Ma l'uno e l'altro provvedimento avrebbero potuto essere presi prima, senza aspettare l'eccidio di Cima Vallona o l'attentato dinamitardo di Trento. Manca ancora, in ogni caso, da parte delle autorità, della magistratura, della polizia austriaca, quella piena ed incondizionata collaborazione senza la quale è impossibile il successo di una lotta contro il delitto, limitata da una parte sola della frontiera. Alla richiesta d'estradizione di delinquenti italiani fuggiti oltre il Brennero, si replica qualche volta da parte austriaca che la documentazione da noi presentata è incompleta (anche quando — e parlo di esempi precisi — c'è perfino la confessione dei complici). Più spesso si risponde che i ricercati non sono reperibili, e qui 11 beneficio della buona fede vacilla: la polizia austriaca, giustamente considerata una delle migliori del mondo, non dovrebbe incontrare grandi difficoltà nel catturare individui che non si curano nemmeno di nascondersi troppo accuratamente. L'obbiezione principale e pregiudiziale è però quella che l'Austria non concede estradizione per reati politici. Davanti a questa tesi, mi sembra inutile seguire i giuristi che la contestano in base ad un vecchio trattato tra i due Paesi. Basta il buon senso. Delitto politico, il mettere su di un treno una bomba che senza il sacrificio di due agenti avrebbe fatto strage di passeggeri di ogni età. sesso, nazione? Ancora una volta, non può non riproporsi il dubbio — e cerco la più indulgente delle espressioni — sulla buona fede dei nostri interlocutori. Il cancelliere Klaus è. un uomo d'onore, come lo è il suo ministro degli Esteri Tonde, come lo sono certo tutti i governanti austriad: rinnegano sinceramente il terrorismo ed anche sul piano diplomatico, come vedremo, sarebbero probabilmente pronti all'accordo con l'Italia. Ma devono fare i conti con una infinità di forze interne: con quelle estremiste che qui, oltre al consueto collocamento politico all'estrema destra, trovano una precisa concentrazione geografica attorno ad Innsbruck; con l'opinione pubblica influenzata da una stampa che si differenzia solo per le sfumature del suo atteggiamento antiitaliano; perfino con la forte opposizione socialista che, estromessa dopo venti anni dal governo, e dal ministero degli Esteri, si atteggia a sempre più esigente giudice dei « popolari » sulla questione altoatesina. Sono tutti elementi da ricordare, non giustificazioni: in materia di terrorismo — a voler isolare, e non è possibile, questo aspetto del problema — l'incapacità è colpa. Colpa anche, e soprattutto, nei confronti del popolo austriaco tornato ad un isolamento dal quale solo qualche anno addietro, prima del sanguinoso evolversi della vicenda dell'Alto Adige, sembrava avviato ad uscire: oggi non solo l'Italia è compatta in tutti ì suoi partiti, ma l'intera Comunità europea concorda sul veto di Roma all'associazione chiesta da Vienna, mentre l'atteggiamento dei paesi dell'Est — a cominciare dalla vicina Cecoslovacchia — è più freddo che mai. Questa situazione deve essere superata nell'interesse dell'Austria, che dobbiamo e vogliamo avere amica, e di quello della stessa Europa. Roma è pronta — e non a parole, come vedremo — alla stretta di mano. E' giunto il momento dell'esame di coscienza e della decisione per Vienna, per questa splendida ed amabile capitale dove oggi può ancora capitare di essere chiamati a stringere la mano ad un vecchio signore distinto, ad un robusto montanaro, ad un raffinato intellettuale: ad assassini di ieri, di oggi, di domani. Giovanni Giovannini