E'morto Maurois

E'morto Maurois ROMANZIERE, STORICO, MORALISTA E'morto Maurois Aveva 82 anni - Accademico di Francia dal 1933, divenne noto in tutto il mondo con le sue storie dell'Inghilterra e degli Stati Uniti Durante la guerra emigrò e svolse un'intensa campagna anti-hitleriana La morte di André Maurois non priva soltanto l'Accademia di Francia di uno scrittore che ha saputo conquistare un posto ben definito nella storia del romanzo contemporaneo. Osservando compiuta a ottantadue anni una vita dedicata a realizzare una vocazione, più che mai ; appare evidente come l'attività del romanziere sia stata soltanto la prima manifestazione di uno scrittore che nelle ore tristi e liete della Francia contemporanea doveva rivelarsi uno storico' e tin moralista. Nato nel 1885 ad Elbeuf, figlio di un industriale tessile che nel 71 per fedeltà alla Francia aveva abbandonato l'Alsazia, nel mondo industriale in cui si formò il futuro scrittore ebbe modo d'imparare, secondo ricorderà, il disprezzo del falso lirismo e la inutilità della retorica. Quella prima educazione fu formativa al punto che nessun turbamento provò il giovane quando, passando dall'officina al liceo di Rouen, sostituì l'insegnamento del padre con quello di Alain, l'indimenticato professore di filosofia. Più nuova, ma non meno formativa, fu l'esperienza imposta dalla guerra. Nel '14 il giovane industriale viene nominato ufficiale di collegamento presso un reggimento inglese di stanza in Normandia. Quel primo contatto con il mondo anglosassone si rivela tanto opportuno che presto appare un complemento indispensabile alla formazione della casa e della scuola. Da quel contatto non nasce soltanto il primo libro che doveva attrarre su Maurois l'attenzione della critica parigina (1918: Les silences du colonel Bramble). Nella lunga esperienza di guerra matura, soprattutto, un caratteristico interesse per la cultura inglese che durerà per oltre sessant'anni. L'interesse per un mondo tanto vicino alla Normandia ma tanto lontano dai francesi, aiuta il giovane a manifestare tutte le doti che meglio risalteranno nell'età matura. Verso il 1920, e grazie alla fortuna di un altro romanzo (1919: Ni ange ni bète), Maurois è accolto nell'ambiente letterario parigino animato da Charles du Bos e frequentato da Gidc, da Martin du Gard, da Jaloux. In un primo tempo il gran pubblico giudica lo scrittore un romanziere piacevole, ma frivolo. Pochi comprendono, allora, che un suo libro a grande successo (1926 Bernard Ouesnay) rivela, uni tamente alle doti di un narratore, anche l'acutezza di un giudice del nostro tempo. Minore fu anche il numero di coloro che attorno agli anni '30 compresero perché mai Mau rois s'imponesse di percorrere due vie del tutto parallele. Negli anni di Climats (1928) e di Le cerclc de farmile (1931) lo scrittore compone la vita di Disraeli (1927) e quella di Lyautey (1931); dopo di aver già scritto quella di Shelley (1923) e di Byron (1930). Di opera in opera, il romanziere per nulla frivolo si dimostra, pure, uno storico informato, tanto attento al documento e così ad esso legato da preferire la storia alla fantasia, quasi che nella storia egli riuscisse a cogliere quel palpito di vita che solo pareva affascinarlo. Anche se la nostalgia del romanzo rimarrà sempre viva in Maurois al punto che ad esso ritornerà ancora nel '56 (Les roses de septembre), nella realtà di un'evoluzione sempre più chiara,, nessuna esitazione rallenta questa conquista della dimensione storica da parte dello scrittore. Sicuro, ormai, nell'arte della biografia, Maurois non esita a tentare quadri più vasti e nel '37 scrive la sua Histotre d'Angleterre, nel '43 YHistoire des Etats-Unis. L'al'largamento di prospettive è benefico al punto che lo scrittore finalmente raggiunge la vocazione più autentica e nell'ultima parte della sua carriera si dichiara essenzialmente un moralista. In tanti anni di esercizio letterario Maurois non dimenticò mai gli insegnamenti del suo professore di liceo. Durante i tristi eventi della seconda guerra mondiale più che mai egli avvertì attuali le verità che Alain gli aveva inculcato a Roucn e a Parigi. Memore dei consigli del filosofo sempre venerato, proprio nel '40 lo scrittore compì uno dei suoi atti più coraggiosi e durante l'invasione tedesca scrisse il suo « rapporto al paese ». Allora strappò i veli dell'ipocrisia, svelò gli intrighi, denunziò le immoralità, mise il popolo francese di fronte alle sue colpe. Quelle pagine, lucide e spietate, furono presto tradotte anche in Italia. Chi le ricorda? In quei giorni molti preconizzarono che mai più Maurois sarebbe tornato sul suolo francese. Vi ritornò, invece, calmo e sereno come sempre, la coscienza tranquilla, le mani pulite. Al momento del bisogno il romanziere si era dimenticato nello storico e il giudice aveva scoperto i suoi doveri di animatore. Le opere di fantasia si fecero sempre più rare, più frequenti e meditate le opere di storia. Paziente e preciso, Maurois continuò a ricercare le passioni segrete che accendono i cuori umani. Scelse i grandi per educare i piccoli, cercò la formula per meglio convincere. E nelle formule fu felicissimo. Victor Hugo è « la quercia romàntica », Balzac è «l'uomo bruciato dalle sue illusioni », Byron « il gentiluomo istintivo », Disraeli « il politico che nasconde la propria fede con la frivolità », Proust « il mistico della prosa », Fleming t il poeta della ricerca ». E trascuro molte altre caratterizzazioni non meno convincenti.Così il moralista faceva te¬ soro delle sue conversazioni con gli uomini di tutti i tempi. Con calma e discrezione l'ape preparava il suo miele e a tutti lo offriva nella convinzione di adempiere ad un suo dovere sociale. Leggete la Lettre ouverte à un jeune homme tur la conditile de la vie ( 1966) e vedrete a quali profondità giunga il moralista e quanto l'uomo sia generoso e comprensivo. Al termine di un. lungo cammino Maurois può a pieno diritto pretendere di occupare il posto che gli aveva indicato Alain. Come il maestro l'allievo è sorretto da un ben conquistato ottimismo, come il filosofo lo storico ha fiducia nelle generazioni future. A tutti egli consiglia di « non rispondere all'odio con l'odio », di « prevenire la violenza », di « cercare la propria originalità e di imporla » perché « la vita è troppo corta per essere meschina ». Con questi consigli ai giovani di vent'anni André Maurois ha dato l'ultimo tocco di nobiltà alla sua vocazione. Anche se ha abbandonato il suo tavolo di lavoro, possiamo essere sicuri che, se non il romanziere, certo lo storico e il moralista ci verranno ogni giorno ancora in aiuto per suggerirci, con modestia e con discrezione, come meditare il passato per preparare l'avvenire. Franco Simone Lo scrittore André Maurois, accademico di Francia