Nel Veneto un anno dopo la disastrosa inondazione

Nel Veneto un anno dopo la disastrosa inondazione SI E" LAVORATO SENZA TREGUA Nel Veneto un anno dopo la disastrosa inondazione Si sono ricostruiti ponti, strade, arginate frane - Tuttavia nelle vallate alpine sono ancora evidenti le ferite, non rimarginate, del cataclisma - Molte le nuove iniziative sorte accanto alle opere di difesa (Dal nostro inviato speciale) Tolmezzo, 6 ottobre. E' piovuto due giorni di seguito, questa settimana, e la Carnia era in stato di allarme, come il Primiero, la Valsugana, Arsiero e tutte le valli alpine del Veneto e del Trentino che portano ancora i segni, come ferite non rimarginate, dell'alluvione dell'anno scorso. Si è lavorato in quest'anno di tregua: il governo, l'Anas, la Regione, le Province hanno riattato le strade, ricostruito i ponti, arginato le frane; ma il pericolo ancora incombe, perché dipende dall'inclemenza del tempo. Durante alcune lunghe escursioni compiute in questi giorni, accompagnati dal presidente della Comunità carnica, l'avv. Secondo Libero Martinis, nelle valli della Carnia, abbiamo visto i lavori ancora in corso per ricostruire i margini delle strade rosicchiati dalle acque, per asportare grossi cumuli di sassi e terriccio, per rafforzare la difesa di case e paesi minacciati dai torrenti. Accanto a queste opere difensive la Carnia sviluppa nuove iniziative, dovute alla tenacia di una popolazione montanara che non rinuncia ai suoi progetti nemmeno nei momenti più difficili. Nell'alta Val Tagliamento, dove il ciclone del novembre scorso si scatenò con furia devastatrice, sono stati ripresi i lavori di un nuovo rifugio e del Centro di studi dell'Università di Trieste. Alla selletta del Monte Pura interi boschi sono stati abbattuti dall'uragano (il Comune di Ampezzo, i cui. confini giungono fin quassù, perdette 15 mila metri cubi di legname, abbattuti nei suoi bòschi, una quantità'equivalente alla produzione di cinque annii un danno di oltre cento milioni). Ma il piccolo rifugio intitolato a Tita Piàz la celebre guida che fu compagno di Guido Rey e Ugo De Amicis, sta trasformandosi in una grande e comoda casa per alpinisti; e poco lontano sorgerà, prima dell'inverno, la sagoma del Centro dell'Università di Trieste, destinato agli studi sulla vegetazione arborea e sulla difesa che le foreste possono opporre alle alluvioni. Anche quando gli alberi cadono sotto l'urto del vento e dell'acqua o travolti da valanghe e alluvioni, contribuiscono ad attenuare o rallentare la furia delle acque, come soldati che si immolano per arginare il nemico. L'edificio del Centro studi universitario, progettato da Giuseppe De Luca, potrà accogliere l'anno prossimo decine di studenti e professori. Scendiamo sull'opposto versante e siamo nella Valle Lumiei: un pittoresco lago trattenuto da una diga alta centosei metri si allarga nel fondo della valle, la strada risale a Sauris e valica la montagna per raggiungere il Cadore. Dappertutto i segni dell'alluvione sono ancora evidenti, ma i paesi si apròno ospitali lungo la strada, con case rifatte a nuovo o ridipinte, con le finestre infiorate di gerani, con quell'amore alla pulizia e alla nitidezza che è una caratteristica delle genti del Cadore. Nella vicina Val Pesarina il centro principale, Pesariis, si presenta al turista come un borgo antico: ha saputo conservare gli archi, i portali di legno lavorati, le case addossate l'una all'altra con finestre piccole e vicinissime. Dicono che era una architettura di difesa: tutti serrati per difendersi dalle invasioni, frequenti nei secoli scorsi. Ogni casa conserva nella stanza più grande la «napa», cioè la grande cappa del camino che sormonta il focolare centrale. Fuori, le attrezzature moderne: la stalla sociale, la cartiera, la fabbrica di orologi, e nei prati i valligiani che si affrettano a raccogliere il fieno. Sostiamo, nel ritorno, ad Ampezzo. Duemila abitanti, un paese che si è dedicato all'intaglio del legno. Oltre alle numerose imprese artigianali, l'Istituto professionale di Stato, diretto dal prof. Angelo Unfero, comprende anche una scuola di arti e mestieri. Ne escono intagliatori e aiuto-assistenti edili, che trovano subito impiego come capi-cantiere e capisquadra. Mille allievi, dal 1946 ad oggi: una scuola che dà un mestiere e frena lo spopolamento della valle. Così la Carnia si risolleva dopo la tragedia alluvionale dell'anno scorso. Ettore Doglio

Persone citate: Ettore Doglio, Giuseppe De Luca, Guido Rey, Libero Martinis, Ugo De Amicis