Colloquio col giudice italo-americano che 40 anni fa difese Sacco e Vanzetti di Carlo Cavicchioli

Colloquio col giudice italo-americano che 40 anni fa difese Sacco e Vanzetti Dal 1927 si batte per dimostrare la loro innocenza Colloquio col giudice italo-americano che 40 anni fa difese Sacco e Vanzetti E' Michael A. Musmanno, settantenne, magistrato ai processi di Norimberga e attualmente membro della Corte Suprema dello Stato di Pennsylvania - Dice: «Fu una ingiustizia che mi brucia ancora dentro» - E' venuto a Milano a deporre nella causa promossa dai parenti dei due anarchici: il dibattito (dopo la sua testimonianza) è stato rinviato al 17 ottobre (Dal nostro inviato speciale) Milano. 5 ottobre. Dinanzi al Tribunale di Milano si è svolta oggi la prima udienza del processo per diffamazione intentato dagli eredi di Sacco e Vanzetti allo scrittore tedesco Jurgen Thorwald. Nel suo libro (pubblicato ora in Italia con il titolo « La scienza contro il delitto »), Thorwald, rievocando una serie di famosi « casi » giudiziari avrebbe, secondo i querelanti, infangato la memoria dei due italiani giustiziati nel 1927 nelle carceri del Massachusetts. Ricordiamo brevemente la tragica vicenda che 40 anni fa appassionò l'opinione pubblica di tutto il mondo. Il calzolaio Nicola Sacco e il pescivendolo Bartolomeo Vanzetti, emigrati negli Stati Uniti dal Piemonte, furono arrestati nel 1920 dalla polizia del Massachusetts sotto l'accusa di aver assassinato il cassiere ed il. custode di una fabbrica di scarpe rubando oltre 15 mila dollari. Gli indizi contro di loro erano assai labili, e tuttavia la Corte li condannò a morte. Respinti i vari appelli, sebbene in tutto il paese e anche all'estero fossero sorti comitati che propugnavano l'innocenza dei due italiani, sette anni dopo il delitto la sentenza venne eseguita. Inchiesta e processo si erano svolti in un clima di caccia alle streghe ed aveva nuociuto agli imputati soprattutto il fatto di essere anarchici. Dopo la morte, Sacco e Vanzetti ebbero una fama mondiale cui in vita, umili emigrati in cerca di fortuna, certo non avevano aspirato. Fino ad oggi, però, in America essi non hanno ancora avuto una riabilitazione ufficiale. Le istanze presentate alla Corte del Massachusetts per la revisione del processo sono state respinte ed un ennesimo appello pende oggi dinanzi al governatore I di Boston. In questo senso la causa .che si è iniziata questa mattina a Milano potrebbe avere un qualche peso. I querelanti dello scrittore Thorwald sono i fratelli di Vanzetti, Vincenzina ed Ettore; ,ed un nipote di Sacco Ermete. In loro aiuto, a riabilitare la memoria dei due condannati, è venuto a deporre come teste dinanzi al Tribunale milanese uno degli avvocati che li difesero e cercarono invano - di far annui lare la sentenza. Quest'uomo si chiama Michael A. Musmanno, ed e òggi giudice della, Corte Suprema dello Stato di Pennsylvania. Musmanno, anche lui discendente di emigrati italiani, era stato già in Italia ' durante }a guerra, come ufficiale di Marina ed aiutante del , generale Mark Clark. Nel 1945, poi, su proposta di Truman, fu chiamato a presiedere il secondo Tribunale, di Norimberga, e fu 'lui a pronunciare la. sentenza di morte contro -Eichmann e altri criminali nazisti, •La difesa di Thorwald si era opposta, stamane, alla testimonianza di Musmanno ma là richiesta è stata respinta, Il magistrato americano ha detto che la polizia del Massachusetts, al tempo delle indagini, fermò i due italiani in .base alle rivelazioni di una chiaroveggente. Costei si serviva di una strana macchina: una cassetta di legno sormontata da una sfera di cristallo,in cui metteva del l'acqua saponata. Osservando le bollicine in movimento, dava i suoi responsi: e così, al capo della polizia Stewart fornì la descrizione di due uomini che somigliavano a Sacco e Vanzetti e disse che quelli erano gli assassini. Musmanno ha portato con sé dall'America un «fac-simile» della macchinetta e lo ha esi bito. La sua deposizione, per molti versi sorprendente, ha chiuso la fase dibattimentale del processo milanese che sarà ripreso il 17 ottobre. Musmanno avrebbe voluto dire di più, perché il « caso » di Sacco e Vanzetti, gli « brucia ancora dentro » dopo quarant'anni: ma le sue dichiarazioni esulavano dall'ambito della causa contro Jurgen Thorwald. Abbiamo incontrato più tardi il magistrato americano nel suo albergo. E' un uomo di 70 anni, dai capelli e dai baffetti candidi e ben curati, proprio come i buoni giudici dei film americani. Sull'innocenza di Sacco e Vanzetti egli non ha il minimo dubbio. « Prima che la sentenza tosse eseguita — ha detto — un uomo, un portoghese di nome Madires, confessò di essere lui uno degli autori del dupliott delitto, e 35 persone confermarono il suo racconto. Ma le autorità del Massachusetts si rifiutarono di ascottarlo. Sacco e Vanzetti furono vittime di una complessa situazione politica. Assolverli significava dar ragione ai sindacati operai che si erano schierati tutti dalla loro parte ». Non ci fu mente "da fare. « Neppure oggi siamo ancora riusciti a ottenere giustizia: perché molti pensano che la riabilitazione d'un morto sia inutile. Io non sono fra Questi... ». Michael Musmanno, alcuni anni dopo, fu eletto prima deputato al Parlamento della Pennsylvania, poi giudice della Corte suprema dello Stato. Fino al processo di Norimberga non aveva mai pronunciato una sentenza di condanna a morte. « Mi toccò farlo con nazisti, e mi costò molta sofferenza ». Due giorni prima di leggere il verdetto andò a ritirarsi in meditazione in un convento di Benedettini. Il mattino fissato fece anzitutto la Comunione (è cattolico) poi, senza aver parlato più con nessuno da 48 ore, si presentò nell'aula. « Ma a Norimberga si trattava di crimìni quali io non avevo mai udito nella mia carriera. E sono sicuro di aver agito secondo giustizia contribuendo a stabilire un principio importantissimo: che nessun soldato o ufficiale è tenuto ad obbedire agli ordini dei superiori se questi ordini violano una legge umana. L'ho ripetuto anche a Gerusalemme, deponendo come testimone di fronte a Eichmann. Ed è stato, io credo, un principio salutare per la Germania, dove per tradizione i militari erano al disopra della legge ». Carlo Cavicchioli Il giudice Michael Musmanno con Vincenzina Sacco ieri a Milano [Telefoto A. P.)