I banditi sardi sembrano imprendibili Inutili le taglie e le foto ad ogni angolo di Gigi Ghirotti

I banditi sardi sembrano imprendibili Inutili le taglie e le foto ad ogni angolo Un problema che non e soltanto di polizia I banditi sardi sembrano imprendibili Inutili le taglie e le foto ad ogni angolo Negli atrii dei municipi, sui muri la trista galleria dei ricercati, dieci o dodici giovanotti tra 20 e 25 anni - Hanno tutti fidanzata o moglie, e vanno a trovarla impunemente; una sposa (il cui marito è latitante'da tempo immemorabile) è in attesa del terzo figlio legittimo - La polizia non basta per eliminare i fuorilegge; occorrono misure di bonifica sociale ed un impegno economico non indifferente (Dal nostro inviato speciale) Iglesias, ottóbre. I gangsters delle metropoli hanno resistito nove giorni: scoperti, hanno alzato le mani. In Sardegna è esposta a tutte le cantonate, negli atrii di tutti ì Municìpi la trista galleria dei ritratti: dieci o dodici ricercati, ciascuno con la taglia ben precisata sotto la fotografia, il luogo e la data dì nascita e il perché del mandato di cattura. In genere sono facce di giovani di buona cera, sorridenti e ben piantati. L'età media è tra i venti e i venticinque anni. Il più vecchio ne ha trentadue. Nei loro paesi hanno quasi tutti l'amica, la fidan¬ zata o la moglie^ Una di loro, sposa ad un giovanotto latitante da tempo immemorabile, è in attesa del terzo figlio. Legittimo come ì primi due, assicurano (senza malizia) ad Orgosolp. E su questo ad Orgosolo si può far credito. Ma allora, a che serve tener paesi interi sotto-sorveglianza speciale e quasi in stato d'assedio permanente? In tutta la Sardegna è un fiorire di studi (convegni, a tavole rotonde ») sul brigantaggio. Il filosofo sassarese Antonio Pigliaru ha proposto alla Regione di promuovere finalmente un'indagine completa e sistematica sul fenomeno; fu Pigliaru ad esaminare analiticamente le radici comuni del brigantaggio e del nomadismo pastorale, ed ora propone di guidare un'equipe di studiosi alle radici prime del male. Non ci si può più fermare alla società dei pastori: bisogna esplorare la società' sarda nelle sue giunture, nei suoi mali nascosti, nello squilibrio che in questi anni s'è creato tra campagna e città: una campagna che tende a diventar sempre più un deserto; una città, come Nuoro, che rimane un paesone con il tram, o come Cagliari, che slitta verso Megalopoli. Cagliari è la prima città italiana che sta pensando di offrire gratis il tram- wav a tutti, purché finisca quest'assurdo dei mezzi pubblici vuoti, in giro per le strade sovraffollate di automobili. Diremo per inciso che su Cagliari si rovescierà nei prossimi cinque anni la terza parte del miliardi (millecinquecentosettantuno) destinati dallo Stato e dalla Regione alla rinascita di tutta l'Isola. Domando che cosa ne sia d'Iglesias, nel «Piano di rinascita»; che cosa di Carbonio. Mi rispondono che per- Iglesias c'è un punto interrogativo. Carbonio è addirittura cancellata. Per essere un «Piano di rinascita» non c'è da stare allegri. In effetti, nella più antica e nella più autentica città industriale della Sardegna, Iglesias, si respira ariaccia inquieta. La Comunità del Carbone e dell'Acciaio ha avvertito che i costi dell'estrazione mineraria sono antieconomici. Si parla di « ridimensionamenti ». I parlamentari interrogano il governo. La verità è che non solo la pastorizia è in crisi, in Sardegna: anche industrie, 'commerci, miniere, agricoltura. Dalla cima del Gennargentu al più profondo dei pozzi dell'Iglesiente unica è la malattia: disoccupazione, sottoccupazione, incapacità per l'Isola di proporre alla gioventù una scelta dll'infuori di quelle offerte dal turismo, da qualche stabilimento e dal palazzo della Regione. Useieri, o camerieri dell'Ago Khan, o imbottigliatori di birra e bibite varie. « Sa qual è il nostro boom? », mi chiede un deputato, l'on. Pala. E risponde: « Il boom delle orchestrine; ce ne sono dodici soltanto ad Alghero ». Leggo su un giornale di qui: « Le scelte per i giovani sardi: o cantanti o banditi ». C'è anche l'emigrazione, d'accordo. Ma una democrazia che s'ispira al cristianesimo e al socialismo dovrebbe poter offrire qualcosa di meglio. Le attenzioni dei politici, le cure dei pianificatori hanno subito in questi anni le leggi d'attrazione delle grandi concentrazioni urbane. Ne è uscito un « Piano di rinascita » che è un piano inclinato che fa slittare il flusso degli investirnenti verso i grandi centri dell'Isola: Cagliari, Sassari, Olbia, Oristano, e pochi altri. Animare questi « poli d'industrializzazione » non basta: il reddito medio dei sardi migliora (335 mila lire annue, contro le 110 mila del 1955), ma gli squilibri permangono: a Cagliari il reddito è di 410 mila lire, in Barbagia sprofonda a 150 mila, e la Barbagia sembra già una terra promessa agli occhi della Baronia o dell'Ogliastra. Se non si arresta la crisi della Sardegna interna, se non si trovano soluzioni ai problemi del bacino minerario, c'è il pericolo che la società tutt'intera si scolli: poche oasi di benessere galleggianti in un deserto inselvatichito. Sterpi, sassi, pecore e l'erratico anarchismo dei pastori: può esser questo l'avvenire, il punto interrogativo che oggi si alza su Iglesias potrebbe disegnarsi su quasi tutta l'Isola. Ma non si potrà più parlare del « brigante sardo ». Nel nome dell'unità nazionale dobbiamo parlare già adesso d'un brigante italiano che in Sardegna trova l'ultimo suo ricetto, il suo terreno di coltura. Gigi Ghirotti

Persone citate: Antonio Pigliaru, Khan