I retroscena dell'affare di Suez

I retroscena dell'affare di Suez cronaca Televisiva I retroscena dell'affare di Suez Parlano i protagonisti della guerra per il Canale del '56 La questione di Suez e la guerra del Sinai dell'autunno 1956 sono state al centro della serata di ieri alla tv. Un'inchiesta di Amleto Fattori per la serie « Memorie del nostro tempo » ha mostrato, in una successione forse fin troppo rapida e sintetica data l'importanza degli avvenimenti di quei drammatici mesi, la nascita, lo sviluppo e la fulminea conclusione dì una crisi che, iniziatasi con la decisione dì Nasser di nazionalizzare il Canale di Suez il 26 luglio, si chiuse il 6 novembre con il pesante inter- vento dì Eisenhower su Eden per indurre il Primo Ministro inglese a mettere fine all'operazione militare anglo-francese contro l'Egitto. Una conclusione amara per ì due alleati europei deh l'America, e che, qualche anno dopo, avrebbe dato origine all'oltranzismo antiamericano del generale De Gaulle. Lo ha ammesso chiaramente il ministro degli Esteri francese di allora, Christian Pineau, uno degli uomini politici intervistati nel corso dell' inchiesta. Secondo questa indagine — cui hanno risposto anche l'ex primo ministro di Israele David Ben Gurion, l'ex ministro degli Esteri inglese Selwyn Lloyd, il consigliere del presidente americano Robert Murphy e il diplomatico britannico Anthony Nutting — la ^guerra del Canale fu il risultato della decisa volontà degli anglofrancesi di opporre la forza alla tracotanza di Nasser. In particolare, Londra sosteneva che la libertà di navigazione lungo la via d'acqua era troppo importante perché l'Egitto potesse farsene arbitro; nello stesso tempo la minaccia nasseriana gravava anche su Israele, che rischiava di, essere tagliata fuori da ogni comunicazione per mare con l'Africa e l'Asia. Gli obiettivi dell'Inghilterra (appoggiata dalla Francia) e di Israele convergevano: nulla di più natu-ale che fosse preparata in ■in segreto — escludendo i americani da ogni minima ingerenza nell'affare — un'operazione militare combinata per salvaguardare il Canale dalle mire nasseriane. Sfortunatamente per gli anglo-francesi (gli israeliani furono gli unici che uscirono vittoriosi dal conflitto, avendo ottenuto uno schiacciante successo nella rapida campagna del Sinai) la situazione internazionale era in quel momento estremamente delicata. Proprio mentre Londra e Parigi preparavano gli sbarchi dei loro paracadutisti sul Canale, a Budapest il popolo insorgeva contro il regime comunista e contro i russi; e gli Stati Uniti vivevano le ultime battute della campagna elettorale per la Casa Bianca. Eisenhower, che voleva essere rieletto, desiderava essere considerato dai suoi concittadini l'uomo della pace. « Voglio presentarmi all'ai di là con le mani pulite » disse in quei giorni. All'Onu Francia e Inghilterra rimasero isolate, anche amici tradizionali come il Belgio e il Canada si astennero dall'appoggiarle. Mosca minacciava rappresaglie nucleari. A Wall Street c'era la corsa alla vendita della sterlina. L'impero inglese al tramonto rischiava la rovina economica; l'opposizione laburista al governo si faceva sentire con rumorose manifestazioni di piazza; lo stesso gabinetto era diviso. Il 6 novembre Ike venne rieletto presidente e la medesima sera (mentre i carri armati sovietici stroncavano la rivolta ungherese) telefonava a Eden: « Ritirate le vostre forze, l'America vi presterà un miliardo di dollari per salvare la sterlina ed evitarvi la bancarotta ». Eden cedette. L'operazione militare finì, anche perché era ormai temporaneamente inutile: gli egiziani avevano bloccato il Canale affondandovi alcune navi cariche di cemento. Dopo quattro mesi venne raggiunto un compromesso, favorito dalla mediazione di Hammarskjoeld, segretario dell'Onu. * * Sul secondo canale il film di Germi Gioventù perduta. La pellicola, girata nel 1948, non sembra denunciare i quasi vent'anni trascorsi: il motivo dei giovani della borghesia che si dedicano alle rapine è diventato purtroppo di estrema attualità, in questi g'orni.