Parlano i carabinieri entrati per primi nel casello abbandonato di Alberto Nicolello

Parlano i carabinieri entrati per primi nel casello abbandonato Parlano i carabinieri entrati per primi nel casello abbandonato (Segue dalla 1" pagina) sudate e nervose. Ad un tratto da lontano gli sembra di sentire un tumore. « Ma sì — dice tra sé —, è una sirena, è proprio una sirena. Arrivano. Si comincia ». La «Gazzella» percorre a sirena spiegata l'ultimo centinaio di metri. Cavallero la sente e si alza faticosamente dal giaciglio che si è preparato: un'anta di una porta stesa sul pavimento. Si affaccia alla finestra, vede il carabinière fermo che aspetta e la «Giulia» che si arresta sotto il casello. Si rivolge al Notarnicola, ancora insonnolito: « Siamo circondati, Sante — gli dice —, è finita. E' inutile che ci difendiamo, sono in troppi ». Sotto di loro un rapido conciliabolo: il maresciallo Sganga ordina: « Vignarello Colli alla porta del casello; Morabito, Giordano e Costa, entrate e perquisite. Pensateci, prima di sparare, potrebbero non essera loro». Lui stesso sì ferma contro il recinto che circonda la casupola, il mitra spianato; il maresciallo Lollirì si piazza dall'altro lato, per impedire una fuga. Ci sono attimi di silenzio: ì cuori battono forte. Poi, il fruscio dei passi dei tre carabinieri sulle ortiche all'interno del recinto. I giovani si fermano a fianco dell'apertura che una volta era la porta d'ingresso. Guardano dentro, le canne dei mitra un palmo davanti a loro. Non c'è nessuno: uno squallido antro oscuro, sporco di immondizie, con scritte sui muri. Di fronte c'è il vano che immette sulla scala in pietra per il piano superiore. Avanza Giuseppe Giordano. Racconta il carabiniere Mordbito: «Ci siamo infilati tutti tre sugli stretti scalini, in fila : indiana, che di fianco non ci si stava. Pian piano siamo saliti. Giuseppe arriva per primo fin su, dà uno sguardo alla stanza, impallidisce, scatta sul pianerottolo. Acquattato, grida: "Alt! Fermi o sparo ". Lo raggiungo in un attimo, seguito da Costa ». Stanno tutti cinque lì, immobili, per qualche secondo: i carabinieri con i mitra spianati, tesi fino allo spasimo: i due banditi seduti a terra, con le braccia alzate, il terrore negli occhi. « Siete Cavallero e Notarnicola? », domanda affannato Morabito. La sua voce rimbomba, rompe l'incanto. « Sì, siamo noi — mormora Cavallero. — Non sparate, non ci muoviamo ». Salgono i sottufficiali. 1 banditi si lasciano disarmare tranquilli: hanno due pistole ciascuno infilate nella cintura, un'altra sotto la tavola che fungeva da letto, il mitra nella sacca in un angolo. In tasca hanno tra tutti e due circa ottantamila lire. «Ma siamo stanchi — dice Cavallero quando lo portano via in auto, — non ne possiamo più di starcene qui come bestie. Avevamo già capito che doveva finire, prima o poi. Per me è finita davvero, non prenderò nemmeno un avvocato ». Durante il viaggio se ne sta zitto, immerso in chissà quali pensieri. Giunti nei sobborghi di Alessandria, vedendo la gente, domanda al carabiniere Morabito: « Hanno parlato molto di noi? ». Alberto Nicolello ALESSANDRIA -Ù. di¬ 1 11 percorso dei banditi in fuga per nove giorni

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