La «risoluzione di Rio»

La «risoluzione di Rio» Dopo Passembiuai d«»I tonda* monetario La «risoluzione di Rio» (Il documento sottoscritto è solo una battuta in una discussione che dura da anni e si prolungherà nel tempo - L'accordo in vigore per il 1969?) Come si ricorderà, il Gruppo dei Dieci chiuse l'ultima sessione londinese, dopo di aver raggiunto un compromesso, sottoscritto il 26 agosto, da tutte le delegazioni. Presentato però a Rio de Janeiro lo « schema » per riformare il sistema monetario internazionale, i contrasti fra le delegazioni si riacutizzarono. Tuttavia, manifestazioni solenni, come l'assemblea annuale del Fondo, non possono — senza gravissime ripercussioni — chiudersi con disaccordi. Si sottoscrisse, dunque, nella città brasiliana un altro documento finale: la Risoluzione di Rio. Con l'intesa, però, che i dibattiti riprenderanno fra poco e riguarderanno specialmente i quattro punti principali controversi: la «natura» dei diritti di prelevamento, creati dagli europei, per accrescere l'offerta di liquidità internazionale; i criteri «normativi» per la miglior utilizzazione di quelle nuove riserve; il volume dei creandi diritti di prelevamento; infine, la riforma degli statuti del Fondo. Sulla definizione dei diritti di prelievo (meglio: Speciali diritti di riserva; SDR) le opinioni sono profondamente divise. Per gli americani, per gli inglesi ed anche per il direttore del Fondo Schweitzer, l'unica ragione del creare queste nuove disponibilità si ritrova nel fatto ch'esse siano « incondizionali »: cioè possano essere utilizzate dai beneficiari senza restrizioni esterne; possano essere trasferite da un conto all'altro, sui libri del Fondo; possano utilizzarsi, per acquistare valute-riserva od oro: in quest'ultimo caso a prezzo garantito; infine debbano essere rimborsate, secondo le regole valide per ogni altra liquidità, che funga da riserva. Queste condizioni furono, tra l'altro, giudicate indispensabili dallo stesso on. Colombo, nel suo sereno discorso. Nonostante ciò, la delegazione francese, per bocca del ministro Debré, insistè su di una posizione negativa. Continuò ad argomentare su diritti « condizionali ». Aggiunse alla lettera: «se i diritti di prelevamento dovessero dar adito ad una nuova moneta, ebbene, la Francia non firmerebbe l'accordo ». Altro tema aperto a future negoziazioni: quello attinente ai criteri, per l'utilizzazione ed il rimborso dei diritti di riserva. Può essere sufficiente la regola, tracciata a Londra, che ogni debitore, durante un primo periodo di cinque anni, non dovrà utilizzare i nuovi diritti, se non nella misura del 70no della sua assegnazione media netta cumulativa? In questo caso, ha detto Emminger (in un'intervista concessa a Rio) ogni debitore potrebbe essere assai cauto, nell'utilizzare i diritti, durante i primi due anni dall'assegnazione. Poi potrà servirsi di quelle riserve a suo libito, senza timore d'incorrere in restrizioni. Ma che accadrebbe al sistema monetario internazio naie, se tutti i beneficiari si comportassero in siffatto modo? Terzo punto controverso: il volume dei diritti speciali di riserva, da creare. Su questo punto, né a Londra né a Rio, si è raggiunto alcun accordo definitivo. La proposta creazione di diritti per solo un miliardo di dol lari è giudicata insufficiente L'importo di 2 miliardi sem bra più appropriato: ma certo non larghissimo. Si è prò posto di creare diritti pei j miliardi di dollari, arrestando tuttavia ogni susseguente creazione per tre o quattro anni. Ma quali le ripercus sioni del « colpo d'ariete » nei prezzi internazionali? Ultimo punto da discute re: le modificazioni agli sta tuti del Fondo. A questo proposito, l'unico punto sicuro riguarda i diritti di « veto » concessi agli europei: il Fondo non potrà agire, se non con la maggioranza del l'85 0b dei voti validi. Ma restano innumerevoli altre questioni. Per esempio, l'au mento delle quote; la possibilità, da parte del Fondo, di svolgere operazioni sull'oro; la riforma dello statuto del personale, ecc. Anche su queste condizioni i contrasti a Rio furono vivaci; e si manifesteranno in seguito, toccando anche il deli¬ catissimo tema dei poteri del Fondo, per influenzare i debitori ed evitare i pericoli che, dopo la creazione dei diritti di prelievo, si instauri una minor vigilanza, da parte di ogni singolo Stato, per riportare in equilibrio la propria bilancia dei pagamenti, quando fosse in disavanzo. Si conclude: la risoluzione di Rio è — nonostante il suo tono solenne — soltanto una battuta, in un dibattito che dura da anni e che si prolungherà nel tempo. Gli esperti del Gruppo dei Dieci ed i direttori esecutivi del Fondo riprenderanno i loro esami nei prossimi mesi, convenendo a Parigi. Un testo dell'accordo, meno imperfetto, potrebbe forse es-' sere predisposto fra sei mesi: per il 31 marzo '68. Poi si passerebbe alla fase operativa. Ma difficilmente l'accordo diverrà operante agli inizi del '69. Oltre tutto, occorrerà sottoporlo all'approvazione parlamentare, nell'ambito di ciascuna organizzazione statuale. Altri mesi e mesi. Né si dovrebbe dimenticare l'esigenza di riportare in equilibrio le bilance dei pagamenti ameri¬ cana ed inglese, prima d'attivare il nuovo congegno. Non è condizione da poco. Ciò ""*jiega la cautela d'alcuni giudizi, pronunziati sulla risoluzione di Rio. Altro che raffrontarla agli statuti di Bretton Woods! Interrogato Emminger, presidente, sino all'altro giorno, del Gruppo dei Dieci, ha detto: La risoluzione è un infante. « Mi auguro che cresca robusto ». Triffìn è stato più scettico. Ha detto che la risoluzione di Rio « è un uovo non ancora covato ». Ferdinando di Fenizìo

Persone citate: Schweitzer, Woods

Luoghi citati: Fenizìo, Francia, Londra, Parigi, Rio, Rio De Janeiro