Paolo VI ammonisce i governi a cercare la pace con negoziati

Paolo VI ammonisce i governi a cercare la pace con negoziati Il Papa apre i lavori al Sinodo mondiale dei vescovi Paolo VI ammonisce i governi a cercare la pace con negoziati «Pensate, dice, ai dolori ed alle rovine che l'uso delle armi porta con sé» - La pace è pericolosamente insidiata dal deplorevole conflitto del Vietnam e dalla fragile tregua nel Medio Oriente - Dure parole contro i Paesi totalitari che negano l'esercizio della giustizia e della libertà ed opprimono la Chiesa - «L'ora della prova pesa su non poche comunità cristiane» (Nostro servizio particolare) Città del Vaticano, 30 sett. Paolo VI è intervenuto stamane per un'ora e un quarto, sorridente e più sollevato di ieri, alla prima seduta effettiva del Sinodo mondiale dei vescovi. Ha pronunciato in latino un discorso di venticinque minuti nel quale, fuor di ogni attesa, non s'è limitato soltanto a definire, con sfumature piene di prospettive, la natura e le funzioni del Sinodo, ma ha lanciato un appello per la pace nel Vietnam e nel Medio Oriente e ha denunciato, con 'inconsueto vigore, « le ingiuste condizioni imposte alla Chiesa» nei Paesi socialisti. Il Papa ha anche annunciato che a fine ottobre (dal 26 al 28) sarà suo ospite in Vaticano il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Atenagoras, che gli restituirà cosi la visita da lui compiuta a Istanbul in luglio. Dopo aver parlato del Sinodo, Paolo VI ha ricordato ai 182 vescovi presenti su 197 previsti, i presuli assenti per malattia e ha manifestato « vivo rammarico » per la forzata assenza del primate polacco, card. Wyszynski, cui il governo ha negato il passaporto e, per solidarietà con lui, del nuovo cardinale di Cracovia, Wojtyla e del vescovo Kalwa. L'assemblea ha applaudito e il Papa ha soggiunto, in tono accorato, di essere rammaricato « per l'impedimento opposto al viaggio così innocente » e per « i sospetti, le pressioni morali e legali e le sempre fiere opposizioni antireligiose » di cui la Chiesa è oggetto in vari Paesi, col rischio di « graduale estinzione ». Con parole mai adoperate, ha sottolineato: « L'ora della prova, una prova lunga e pesante grava sopra non poche comunità cristiane e dice al mondo come lo statuto di giustizia e di libertà, proprio della moderna civiltà, non abbia ancora sincera applicazione in certe nazioni, dove forme di statalismo autoritario e sovente totalitario, e praticamente ostile alla religione, hanno il sopravvento ». Un accenno analogo, ma in termini meno recisi, il Papa aveva fatto a Fatima, in maggio: la denuncia di oggi viene spiegata con le delusioni provate dopo le prove di buona volontà offerte (progetto di viaggio in Polonia, respinto da Varsavia, creazione del card. Wojtyla, caldeggiata dal governo polacco, sostegno alla definizione del confine OderNeisse). Occupandosi della pace il Papà ha detto che è problema da « non dimenticare neppure durante le nostre tranquille sedute sinodali ». La pace — ha continuato — è gravemente ferita e pericolosamente insidiata dal « funesto e deplorevole conflitto » nel Vietnam, dalla « fragile tregua » che appena contiene quello nel Medio Oriente, dalle guerriglie in corso. Dopo aver invitato tutti i cristiani ad operare per la pace, « dovere di tutti », Paolo VI ha chiesto ai governanti di avere « sempre vigile comprensione dei dolori e delle rovine che l'uso delle armi porta con sé »; « di voler intraprendere con sempre nuovo coraggio le vie dei negoziati equi e leali», senza respingere i tentativi di intesa. S'è detto pronto a sostenere, in qualsiasi modo, ogni valida e sincera iniziativa di pace ed ha incoraggiato quanti si sforzano con l'opera di mediazione (è di ieri un messaggio papale al signor Thant). Questi temi di pressante attualità hanno un po' sopraffatto, almeno nelle reazioni esterne, gli aspetti del discorso sul carattere e i compiti del Sinodo, punto centrale sotto il profilo ecclesiastico. La definizione che ne ha dato Paolo VI è ricca di « nuances » che la sciano aperte molte strade anche in vista dell'unità or ganica con gli ortodossi e gli orientali. Ad essa il Papa si è riferito in modo esplicito, quando ha ricordato che la Chiesa di Roma con questo Sinodo mostra di conservare « l'antica istituzione sino date che è stata così ben va¬ lorizzata dalla tradizione | orientale» e quando ha rilevato che le «deliberazioni del Sinodo apriranno nuove possibilità per ulteriori progressi nel dialogo ecumenico che è già cominciato ». In sostanza, il Sinodo cattolico è organo consultivo, chiamato a collaborare con l'autorità primaziale del Papa che potrà dare, a sua discrezione, valore deliberante ai voti consultivi. Il Sinodo, senza avere i caratteri e l'autorità del Concilio, rende il collegio episcopale associato, in certa misura, al Pontefice romano nella cura della Chiesa universale e riflette lo spirito e il metodo del Concilio. Paolo VI non ha voluto precisare e perfezionare la definizione, evidentemente in attesa di sviluppi legati al suo incontro con Atenagoras e alla riforma del Diritto canonico che prevede l'unificazione delle due leggi preposte, sinora, alla Chiesa latina e alla Chiesa orientale. I lavori sinodali si sono poi iniziati con una relazione del card. Felici sulla riforma del diritto, secondo i principi del Concilio. Lamberto Fumo