A giudizio per bancarotta i banchieri Sutto e Gaino

A giudizio per bancarotta i banchieri Sutto e Gaino A giudizio per bancarotta i banchieri Sutto e Gaino 11 processo si celebrerà entro l'anno - Il dissesto ammonta a S00 milioni (Nostro servizio particolare) Acqui, 30 settembre. Il giudice istruttore ha rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta il comm. Alberto Gaino, di 72 anni, il quarantaduenne Giovanni Sutto, titolari della fallita banca « Sutto e Gaino », e ring. Tommaso Gaino, di 45 anni, procuratore legale dello stesso istituto di credito e figlio del commendatore. Cinque anni dopo il grave dissesto che travolse l'istituto privato di credito di Ac qui, l'istruttoria si è conclusa: entro la fine dell'anno, probabilmente, potrà essere celebrato il processo. ' L'accusa di bancarotta fraudolenta nei riguardi dei due titolari e del procuratore legale della banca si riferisce a seicento milioni andati persi causa le errate e imprudenti speculazioni intraprese dai tre banchieri. La « Sutto e Gaino » fu fondata nel 1934 con un capitale di trentamila lire dal comm. Alberto Gaino e dal padre di Giovanni Sutto, Tommaso, poi deceduto, e si sviluppò sino ad acquistare un notevole prestigio nell'Acquese, nell'Ovadese e nel Monferrato: piccole industrie, artigiani e commercianti trovarono nella banca privata la possibilità di fidi e finanziamenti che altri istituti di credito non avrebbero loro concesso. Nel gennaio del 1962 ebbe inizio la crisi: i titolari per qualche giorno fecero fronte con i propri fondi alle richieste sempre più pressanti dei risparmiatori che ritiravano i loro depositi alle prime voci di dissesto. Successivamente, nell'impossibilità di fronteggiare' ulteriormente la situazione, chiesero l'intervento della Banca d'Italia. Gli amministratori della « Sutto e Gaino » vennero sospesi da ogni attività e fu nominato commissario straordinario il dott. Panizza, di Alessandria; alla sua morte improvvisa gli successe il prof. Cerri, di Torino, men¬ tre la banca venne posta in liquidazione coatta. L'istituto di credito era rilevato dalla Cassa di Risparmio di Torino, che colmando il « deficit » di un miliardo e 750 milioni con il contributo dell'istituto « Son Paolo » e della Banca di Novara, provvide al risarcimento di tutti i creditori. Nel frattempo l'autorità giudiziaria iniziava una istruttoria nei confronti dei due titolari e del procuratore legale. Nel corso delle prime indagini veniva disposto il mandato di cattura, firmato dal giudice istruttore l'8 ottobre 1962, contro i tre per bancarotta fraudolenta, ma non poteva essere eseguito essendo i due Gaino ed il Sutto riusciti a fuggire poche ore prima del provvediJ mento. La latitanza si protraeva per quattro anni e soltanto tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre del 1966 Alberto e Tommaso Gaino e Giovanni Sutto si costituivano. f. m.

Luoghi citati: Acqui, Alessandria, Torino