Alla stazione di Trento due agenti dilaniati da una bomba dei nazisti

Alla stazione di Trento due agenti dilaniati da una bomba dei nazisti Il loro coraggio evita, una strago Alla stazione di Trento due agenti dilaniati da una bomba dei nazisti L'ordigno, dentro una valigia, era stato deposto ad Innsbruck in uno scompartimento del direttissimo « Alpen Express » - Dopo il Brennero una donna avverte il « tic tac » del congegno ad orologeria e dà l'allarme - Appena il treno arriva a Trento un brigadiere ed un agente della polizia ferroviaria salgono a prendere la valigia Il marciapiede è affollato di viaggiatori, ed essi per evitare uno sterminio si preoccupano di portare lontano l'esplosivo - Attraversano 4 fasci di binari, ma prima che raggiungano la scarpata la carica scoppia e li dilania (Dal nostro corrispondente) Trento, 30 settembre. Un brigadiere ed un agente della polizia ferroviaria hanno perduto la vita vittime di un attentato dei nazisti Mia stazione di Trento. Sono'morti dilaniati da una bomba mentre cercavano di portare lontano, dalle pensiline affollate una valigetta con 10 chili dì esplosivo scoperta sul direttissimo « Alpen Express » proveniente dal Brennero. Si chiamavano Filippo Foti, 51 anni, brigadiere reggente dell'ufficio interno della polizia ferroviaria di Trento, ed Edoardo Martini, quarantaquattrenne. Ecco come è avvenuto il tragico attentato. Una segnalazione telefonica pervenuta al comando della Polfer, poco prima delle 14, avverte che sul direttissimo « Alpen Express » partito da Bolzano con mezz'ora di ritardo una donna ha notato uno sconosciuto deporre sul portabagagli del penultimo vagone una valigetta verde. Il misterioso viaggiatore è salito sul convoglio ad Innsbruck. Dopo il Brennero la donna aggiunge di sentire distintamente il tictac dì un congegno a orologeria. Quando l'«Alpen Express» giunge a Trento »f brigadiere Foti che ha lasciato da un'o- vi torhd,'accompagnino ^SaiVagente Martini: 1 due salgono sul treno, individuano subito la valigia e provvedono a portarla a terra. Il sottufficiale con il pacco fra le braccia, preoccupato per la presenza della folla di viaggiatori sotto le pensiline, cerca un[ locale in cui non possa entrare gente. Pensa immediatamente al deposito bagagli 'che si trova nell'ala sud della stazione, abbastanza vicino al punto dove è giunto il treno. Successivamente, consultandosi anche con il personale del deposito e presa visione dei vari locali, il Foti si convince che se nella valigetta si trova una carica troppo forte di esplosivo, la deflagrazione può causare vittime anche all'interno dell'edificio. Incurante del grave rischio personale, riprende la valigetta, supera quattro coppie di binari, in quel momento sgombri, e quindi, ad uno ad uno, arrampicandosi sui ganci, oltrepassa tre « merci », in sosta oltre le pensiline centrali. Il Martini non vuole lasciare solo il suo superiore e lo segue a pochi metri di distanza. Il brigadiere e l'agente raggiungono di corsa una spianata sul retro di un edificio occupato dai magazzini della stazione. Proprio ai piedi di una facciata, priva di finestre, vi è un piccolo orto. Mentre i due stanno per deporre la valigetta avviene una forte esplosione: i corpi del sottufficiale e dell'agente finiscono uno all'interno del piccolo orto, l'altro un paio di metri fuori dalla cinta di ferro spinato. Schegge e brandelli di carne si spargono nel raggio di una trentina di metri. Lo scoppio prò- j voca-uha buca profonda un metro. Una colonna di fumo nero si alza dai binari e la gente che gremisce la stazione colta dal panico fugge. Si temono altre - esplosioni: i treni in sòsta vengono immediatamente portati fuori dalla stazione, mentre sul luogo dell'attentato si precipitano i soccorritori. Ma per i due coraggiosi agenti non vi è più nulla da fare. Gli artificieri accertano che nella valigia vi erano dieci chili di esplosivo; la sventagliata di schegge ha dilanùito i due poveretti scaraventando lontano parecchie decine di metri pezzi di binario, sassi della massicciata e sventrando carri merci. Le indagini si sono estese alla provincia di Bolzano, e particolarmente al confine, per individuare il terrorista che ha collocato il micidiale ordigno sul vagone. Una cosa è certa: anche questo criminale attentato porta l'impronta della organizzazione terroristica del Bas, che, nei giorni scorsi, ha inviato lettere anonime minatorie, con l'annuncio di un inasprimento del terrorismo. E' fuori dubbio la fredda determinazione dei criminali di provocare lo scoppio sul treno, mentre viaggiava verso Verona. Il sacrificio di altre vite umane è stato evitato soltanto per il tempestivo. eroico intervento dei due agenti. La notizia dell'attentato, diffusasi rapidamente in città, ha destato unanime sdegno; il Martini lascia la moglie e tre figli in tenera età. In serata quando i resti dei due militi, composti nelle bare, sono stati trasportati alla caserma di P. S. di Trento un corteo di oltre tremila perso¬ ne ha seguito i due autocarri militari che recavano i feretri e che lentamente hanno attraversato tutta la città. La gente era commossa, piangeva e la folla andava sempre più ingrossandosi: una attestazione di riconoscenza e di cordoglio verso coloro che col sacrificio della vita hanno salvaguardato l'incolumità di tanti cittadini. a. n. Si coprono I corpi degli agenti dilaniati dallo scoppio dei tritolo che stavano trasportando lontano dalle pensiline affollate nella stazione di Trento. In primo piano la profonda buca provocata dal tremendo scoppio (Tel. A.P.)

Persone citate: Edoardo Martini, Filippo Foti, Foti, Polfer