Preoccupato discorso del Papa sui gravi pericoli per la fede

Preoccupato discorso del Papa sui gravi pericoli per la fede Riuniti in San Pietra 104 vescovi per il Sinodo mondiate Preoccupato discorso del Papa sui gravi pericoli per la fede L'uomo d'oggi non sente la religione, dice; inoltre nella Chiesa non pochi cristiani vorrebbero adeguare il dogma al pensiero moderno trascurando la tradizione - Dimagrito, stanco, è sembrato vacillare mentre si sedeva - Per la prima volta è comparso in una solenne funzione senza il solito corteo di guardie nobili e di costumi spagnoleschi - Lo seguiva il medico curante con la valigetta del pronto soccorso (Vostro servizio particolare) Città del Vaticano, 29 sett. Pallido e teso in volto, Paola VI é disceso stamane, per la prima volta dopo la malattia, in S. Pietro e vi ha aperto il primo Sinodo mondiale dei vescovi. Il Papa è rimasto in Basilica un'ora e mezzo. Dopo la Messa, che ha officiato in comune con 14 rappresentanti dei 197 padri sinodali, ha pronunciato un discorso denso d'allarme per gli « immani pericoli» portati alla fede dall'esterno e dall'interno della Chiesa, ma anche ricco d'aperture per le funzioni del Sinodo. In proposito, il Pontefice ha preannunciato che domattina preciserà in un altro discorso all'assemblea, i caratteri che il Sinodo ha. Ma sin da stamane ha chiarito, una volta per tutte, che il Sinodo, pur soggetto al primato papale, è una « forma sistematica » di collaborazione dei vescovi al « governo pastorale della Chiesa », con una « certa autorità collegiale». Giunto in S. Pietro dal suo appartamento in ascensore, Paolo VI ha rifiutato la sedia gestatoria predisposta in fondo al tempio. Un applauso ha salutato questa decisione. A passi lenti il Papa ha percorso la navata centrale. Lo precedeva soltanto la croce sorretta da un prelato, lo seguivano pochi ecclesiastici, in abiti talari molto sobri, oltre al suo medico personale, prof. Mario Fontana, che portava la valigetta del prorito soccorso. Fatto senza precedenti, mancava del tutto la Corte pontificia: non c'erano in corteo le guardie nobili, né 1 « mazzieri », né reparti di guardia palatina, né il principe assistente al Soglio, don Aspreno Colonna. Gli stessi camerieri di spada e cappa, in numero esiguo, indossavano il frac al posto delle uniformi spagnolesche. La riforma della Corte papale è, ormai, un fatto compiuto. Paolo VI s'è seduto su un seggio, che non era il trono, posto su un basso piedistallo, dinanzi ai banchi riservati ai cardinali e ai padri sinodali (assenti il cardinale Wyszynski, che non ha ottenuto il passaporto dal governo polacco, e, per solidarietà con lui, gli altri due delegati polacchi, fra cui il card. Wojtyla). Il Papa intendeva dimostrarsi vescovo tra i vescovi. Ma alla fine della cerimonia ha adoperato la sedia gestatoria, simbolo del suo primato assoluto. C'erano anche esponenti di Chiese cristiane, fra i quali i padri Roger Schutz e Max Thurian, dell'Abazia calvinista di Taizé, in Francia. Sedendosi, Paolo VI è sembrato vacillare un istante; ma si è subito ripreso. Dieci minuti dopo l'inizio della Messa si è deterso il sudore con un fazzoletto. Appariva molto dimagr;io, emaciato, il viso segnato da profonde occhiaie. Dopo la Messa, all'omaggio del card. Villot, il Papa con voce stanca, ma in tono fermo, ha risposto parlando della necessità della Fede e, movendo da questa premessa, ha detto che il Sinodo si riunisce, nello spirito del Concilio, per riaffermare la carità e la fede. La ragione dell'allarme è la sollecitudine della fedeltà dottrinale che, nel periodo post-conciliare, è necessaria «con tanto maggior vigilanza da parte di chi nella Chiesa di Dio ha da Cristo il mandato d'insegnare, di diffondere il suo messaggio e dt custodire il deposito della fede». Tutto ciò è — ha detto il Papa — tanto più necessario « quanto più numerosi e più gravi sono i pericoli che oggi minacciano la fede, pericoli immani a causa dell' orientamento irreligioso della mentalità moderna». Ma accanto a questi vi sono «pericoli insidiosi che dall'interno stesso della Chiesa si pronunciano per opera di maestri e scrittori desiderosi, sì, di dare alla dottrina cattolica nuova espressione, ma spesso maggiormente desiderosi di ade guare il dogma della fede al pensiero e al linguaggio profano, che di attenersi alla norma del magistero ecclesiastico Sì. Il Papa ha negato con forza che « si possa sottoporre a revisioni il patrimonio dottrinale della Chiesa per dare al cristianesimo nuove dimensioni ideologiche, ben diverse da quelle teologiche che la genuina tradizione, con immensa riverenza al pensiero di Dio, delineò». Non si possono trascurare le esigenze dell'ortodossia scegliendo le verità preferite e rifiutando la rivelazione. Il Papa i ha concluso parlando del Sinodo, del quale domani illustrerà, alla prima seduta, l'aspetto canonico: ma ha voluto rilevare che il Sinodo è nato « quasi dal Concilio» per attuare l'esigenza di «una maggiore comunione non soltanto in essere, ma anche in azione dell'Episcopato cattolico, la cui collegialità il Concilio mise in giusta evidenza». E' la prima volta che Paolo VI collega il Sinodo alla collegialità. E questo accenno ha soddisfatto i molti padri sinodali che nella prima parte del discorso avevano visto, con perplesso timore, un irrigidimento dogmatico pieno di conseguenze pratiche. Lamberto Fumo Il Papa Paolo VI, colto ieri in un momento di stanchezza e sofferenza (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Francia