Una magnifica Impresa (e un pessimo esempio)

Una magnifica Impresa (e un pessimo esempio) Una magnifica Impresa (e un pessimo esempio) Anquetil doveva sottoporsi all'esame anti-doping per rispettare i regolamenti sportivi - In futuro si potrà discutere se sia il caso di ammettere eccezioni per i tentativi di records, ma non va dimenticato che alcuni ciclisti sono morti per aver ricorso ad «eccitanti» - Dopo il caso dell'inglese Simpson, la tragedia del belga De Wilde Anquetil e soprattutto Geminiani hanno torto. Spiace dirlo, l'impresa con cui il normanno ha battuto ieri l'altro al Vigorelli il record dell'ora di Rivière, avrebbe meritato l'ovazione del trionfo, senza il veleno delle polemiche. Invece, il fuoriclasse di Rouen. e per convinzione personale e per evidente suggerimento del suo direttore sportivo, non ha accettato di sottoporsi al controllo antidoping disposto dalla Federazione Italiana, nel rispetto delle nuove leggi internazionali che intendono stroncar l'uso della droga; perciò, con ogni probabilità, Jacques dovrà pagare a caro prezzo il suo atteggiamento inutilmente ribelle, il record stabilito sulla pista milanese, salvo grossi colpi di scena, non verrà omologato. Da parte francese, più o meno velatamente, si insiste su un particolare. « Anquetil — sostiene Geminiani — non si è sottratto al controllo, soltanto ha chiesto al medico il favore di effettuare l'esame non al Vigorelli, ma nell'albergo del campione », un albergo, per inciso, piuttosto distante, a Canonica Lambro. E' vero, in un primo tempo il dottore incaricato dalla Federazione ha espresso una sia pur vaga promessa di aderire alla richiesta di Anquetil e poi ha cambiato parere. Ma è altrettanto vero che Anquetil e Geminiani. e con la loro richiesta e con i piccoli giochi d'astuzia di cercar il medico quando ormai il medico se n'era andato, hanno voluto, come si suol dire, fare i furbi, insistendo su una presa di posizione assolutamente vana, per di più sottolineata, per quanto riguarda il direttore sportivo, da un bisticcio astioso ed antipatico nei confronti del dottor Marena. Tutto si può comprendere, l'ansia del momento, l'ebbrezza sottile e traditrice del successo appena conquistato, l'irritazione per il confuso assalto che stringeva d'assedio Anquetil. E magari è lecito persino mettere in discussione la legge antidoping in caso di tentativi di record oppure discuterla per una vaga incertezza di formulazione. E sostenere addirittura che, per quanto riguarda i primati, compreso quello dell'ora, sarebbe più giusto ricominciar la storia da capo, tagliando netto tra il passato, quando gli atleti erano liberi di servirsi di qualsiasi stimolante, ed il presente, in cui si corre con precise disposizioni contro il doping. Ma, ieri l'altro al Vigorelli, Anquetil sapeva dell'obbligatorietà del controllo e. proprio per essere un campione d'eccezione, sulla cresta dell'onda dall'ormai lontano 1953. si sarebbe comportato con intelligente saggezza e con pratico buonsenso, rispondendo, senza troppi indugi, all'invito rivoltogli, con molta calma, dal medico. Il problema della droga, in campo ciclistico, è problema grave, la scomparsa tragica di Tom Simpson non ha rappresentato ammonimento sufficiente, sabato scorso un altro atleta, il belga De Wilde, di 25 anni, è morto in gara per aver ingerito una notevolissima quantità di so stanze a base di anfetamine. L'ambiente ancor non ha capito la drammatica lezione e. proprio per questo. Anquetil, che è fuoriclasse dalle doti eccelse, avrebbe dovuto sentir il dovere di dar un esempio, che sarebbe stato esempio lodevole. Ora, per quanto riguarda l'omologa zione del record di Jacques, la parola tocca ai dirigenti dell'Unione Ciclistica Internazionale. Si parla di multe, si parla di un mese di squalifica, si parla di «annullamento » dell'impresa, appunto perché è mancato il controllo antidoping. Questi dirigenti, a quanto pare, hanno infilato la strada della severità ed è quindi probabile una sanzione severa, pur se non ci sentiamo di scommettere sul « no » all'omologazione. Al tifoso qualunque, che s'appassiona di ciclismo, resta l'amaro in bocca. Il ricordo di un « exploit » che può esser cancellato, per colpa d'un gesto di vana ribellione, un gesto di colpevole orgoglio. Gigi Boccacini Raffaele Geminiani, a sinistra, e Jacques Anquetil